I due artisti che collaborano in sinergia dal 1995, insieme hanno dato vita ad una serie di lavori creando negli anni un corpus di opere che vedono un continuum di azioni, film, installazioni, sculture e disegni. Di formazioni e nazionalità diverse i due artisti Marie Cool (Francese) e Fabio Balducci (Italiana) uniscono i loro interessi tra cui la danza, formazione artistica di Marie Cool e le Arti Visive e del cinema di Fabio Balducci per mettere in scena la “deformità” della società e del tempo, dello spazio e delle azioni che viviamo.
La rassega aperta al pubblico dal 21 settembre presso la Galleria P420, dal titolo evocativo Senza Sole ci accompagna fin da subito a una lettura che tende ad uno sguardo in penombra. Cosa vuole dunque significare il titolo della mostra? Ebbene, per Senza Sole, si intende una trasposizionesia mentale che filosofica; introduce la mancanza, la scarsità, il poco come fosse un incantesimo sofista o perfino un atto di divinazione. La mostra si muove tra una collezione di opere d’arte e un palcoscenico psichico, uno scenario in cui le opere e gli oggetti quotidiani ready –made si trasformano, evolvono in elementi di scena per una futura azione. Cosa accade a questi oggetti? Pare che gli elementi della nostra quotidianità si combinino con opere d’arte ed azioni, un atteggiamento che richiama le cooperative artistiche di Paul Thek, nella sesta decade del novecento.
Visitando gli spazi della galleria, si può notare che i lavori inseriti, incorporano le superfici materialmente e paradossalmente ripudiando la profondità, vi è ad esempio l’installazione Colonne Stese, posto di lavoro, 2024, dove le colonne sono reclinate e defunzionalizzate dal loro compito di sostegno, tanto da non poter sostenere neppure una persona seduta, poiché il materiale di cui sono fatte è cartongesso. Dunque i materiali scelti e utilizzati dai due artisti sono “poveri”, semplici, comuni, quotidiani. Interessante e di forte impatto è la visione delle vetrate della Galleria P420 che troviamo completamente oscurate da una plastica adesiva, finestre ricoperte in finto legno dagli autori, un materiale che si trova facilmente in tutti i negozi di articoli per la casa, quindi elemento banale, semplice, di uso quotidiano che in questo caso cambia di valore, e assume un’aurea particolare: viene celebrato. La plastica adesiva, finto legno, è spesso utilizzata come forma decorativa per le stanze dei call center ecc … perché dunque utilizzare questo materiale per rivestire le vetrate di una galleria d’arte? La scelta deriva anche dalla volontà di creare penombra per conferire una surreale atmosfera cupa e dai toni marrone/arancione ma non solo, poiché essa rappresenta scenari di scarse risorse e di scarso gusto. Lo spazio quindi accoglie e interagisce con le opere e viceversa, in un unicum costante. La serie di opere, oltre che essere scandite attraverso le due sale della Galleria P420, sono fruibili anche negli uffici, ciò ci fa capire che l’esposizione prende ispirazione dallo spazio stesso della galleria, inteso come luogo fisico e architettonico, come luogo di lavoro attivo. Per quale motivo è stata scelta questa modalità di interazione con lo spazio e le opere d’arte? Proprio per mettere in scena alcune delle riflessioni tipiche del lavoro di Marie Cool e Fabio Balducci, ovvero, il rapporto con il lavoro e il luogo lavorativo, lo spazio e la posizione di ciascuno, il rapporto col tempo e la durata delle cose. Ne è un esempio la performance senza titolo, orologio da parete, posto di lavoro, azione eseguita durante l’opening da Marie Cool che con il suo dito inseguiva la lancetta dei secondi dell’orologio che aveva preso dal muro della galleria ubicato negli uffici della stessa, seguendo il movimento della lancetta era come se creasse un disegno.
Arnisa Zeqo curatore della mostra in sinergia con gli artisti ricorda che: “in un’era iperconsumistica, Senza Sole presenta la scarsità come un incantesimo sofista o un atto di divinazione. Le azioni ridotte all’essenziale, come seguire con un dito la lancetta dei secondi di un orologio staccato dal muro, rispecchiano le carenze della vita quotidiana: senso di sconfitta e illusioni infrante vengono sostituite da nuovi vocaboli vuoti, spesso solo neologismi consolatori. Questo disagio che vive nel corpo è al tempo stesso antico e futuristico. La rivalutazione concettuale e fisica della realtà diventa una manifestazione sacra. Questo lavoro incessante, eterno, come un Mistero eleusino. Senza Sole.”
Gli artisti sembrano invitarci a mettere/ci in discussione relativamente al rapporto con i materiali, il tempo, le azioni, i vuoti e gli spazi. Mostra fruibile fino al 16 novembre 2024.




