Grazie alla visionarietà di Peca, che da anni già anima e colora Montesilvano con il suo Festival, le strade ma soprattutto le pareti del centro, normalmente luoghi di passaggio quotidiano, si sono trasformate in un museo a cielo aperto, regalando ai cittadini un’esperienza artistica senza precedenti. L’iniziativa ha coinvolto dieci street artists di fama internazionale, che hanno decorato i torrini del centro commerciale con opere monumentali, ispirate al tema delle donne, della libertà, della resilienza e dello sport. L’effetto visivo è stato straordinario: questi spazi alti fino a 15 metri sono diventati le tele di opere cariche di significato, pronte a restare parte del paesaggio urbano per molto tempo. Il quartiere, da sempre conosciuto per la sua vitalità, ha visto in questi giorni un fiorire di iniziative che hanno trasformato la zona in un luogo di incontro, condivisione e partecipazione.
Tra i momenti più emozionanti del festival, vi è stato senza dubbio quello della penultima giornata, quando l’entusiasmo della comunità ha raggiunto il suo apice. Decine di famiglie, ragazzi, curiosi e appassionati di street art si sono riuniti sotto i torrini per ammirare gli artisti all’opera. In uno scenario che mescolava arte e quotidianità, è stato impossibile non notare l’emozione negli occhi dei bambini. Gli street artist, sospesi sui loro cestelli elevatori come eroi moderni, hanno saputo affascinare i più piccoli, che li hanno paragonati a veri e propri supereroi. D’altronde, come non dar loro ragione? Quei “supereroi” non indossano mantelli o maschere, ma hanno un potere altrettanto straordinario: quello del colore. La loro arte ha la capacità di cambiare la percezione dello spazio, trasformando i muri grigi e anonimi in opere d’arte vive e vibranti, capaci di suscitare emozioni profonde e di far vedere il mondo sotto una luce completamente nuova.
Sarà proprio questo il superpotere della street art? Non solo decorare, ma trasformare l’ambiente urbano in un luogo di bellezza e riflessione.





Le opere realizzate durante il festival non si sono limitate a stupire per la loro grandiosità e per la loro qualità estetica, ma hanno anche lanciato messaggi profondi e universali. Mr Thoms, con il suo stile ironico e umoristico, ha celebrato il binomio donna e sport – in particolare il basket – dimostrando come l’arte possa essere uno strumento per enfatizzare la forza femminile in un contesto tradizionalmente dominato dagli uomini. Rame 13 ha invece scelto il surf come simbolo di connessione tra donna e natura realizzando un’opera in cui l’oceano è diventato metafora della profondità e della forza interiore femminile. Con il suo stile fluido e dinamico, ha saputo catturare la bellezza di un movimento in continua evoluzione, proprio come lo sport che rappresenta. Ed ancora UMAN, come in molte delle sue opere ammirabili anche nel quartiere Trullo, attraverso i suoi ritratti realistici, ha celebrato il legame tra la donna e le profondità marine, con un’opera carica di emozione. La danza è stata la protagonista dell’opera di Giusy Guerriero, che si è ispirata alla pioniera della danza moderna Angela Isadora Duncan. Attraverso l’immagine di una ballerina, ha raccontato la grazia e la forza, due qualità che, pur sembrando opposte, coesistono in un perfetto equilibrio. L’arte di Guerriero ha saputo esprimere la potenza del gesto rendendo omaggio a un’icona femminile del passato. Alessandra Carloni ha omaggiato Ellen Brennan, pioniera del wingsuit flying catturando con precisione l’adrenalina e la libertà del momento che precede il prendere il volo. Il festival è stato anche un momento di riflessione su temi importanti come l’accettazione del corpo, rappresentata nell’opera di Luca Ledda, ispirata a Jessamyn Stanley, una figura che ha saputo ribaltare gli stereotipi legati alla fisicità e al fitness. Il suo murale ha trasmesso un messaggio di inclusività ed auto-accettazione, due temi quanto mai attuali nel contesto sociale odierno. Ale Senso, con il suo murale dedicato al Wing Chun, ha voluto invece celebrare una disciplina marziale creata da una donna, simbolo di forza e resistenza. La sua opera si distingue per un forte impatto visivo, dove ogni linea e colore trasmettono il senso di determinazione e capacità di superare ogni sfida. Ettorre ha celebrato la cultura dello skateboard, mettendo in evidenza la libertà e il dinamismo di questo sport, con una straordinaria maestria nell’uso esclusivo dei colori primari. L’opera, talmente dettagliata da sembrare quasi una fotografia, riflette la continua sperimentazione di nuove forme di espressione urbana dell’artista. Diamond e Solo su altre altri due torrini hanno esplorato e celebrato resilienza e forza, qualità che contraddistinguono donna e natura.
Questi artisti, con le loro creazioni, hanno dimostrato che la street art non è solo una forma d’arte visiva, ma anche un potente strumento di comunicazione sociale, oltre ad essere un fortissimo aggregatore. Attraverso il colore e la forma hanno affrontato temi di inclusività, disuguaglianza e accettazione, offrendo alla comunità una preziosa occasione di riflessione.






Lo Street Art Festival però non si è limitato alla sola arte visiva, le giornate si sono trasformate in un vero e proprio evento a tutto tondo, con momenti dedicati allo sport, alla musica e alla creatività. Le attività sportive, come le partite di street basket e lo skateboarding, hanno attirato bambini e adolescenti, creando un’atmosfera di competizione sana e divertimento.
La musica rap ha animato le serate, con artisti e artiste locali che hanno dato voce alla cultura urbana, creando un ponte tra l’arte visiva e quella sonora. Il festival ha saputo unire generazioni diverse dai bambini ai più adulti passando per i giovani che hanno potuto apprezzare colori, forme, musica, sport e non per ultimo la bellezza ed il messaggio dietro ogni murale. I residenti del quartiere, desiderosi di vedere un cambiamento nella zona, hanno accolto con entusiasmo l’iniziativa. “Vedere finalmente dei murales qui sotto casa ci rende più felici”, ha dichiarato un abitante del quartiere che era lì da giorni con la nipote per vedere tutto il work in progress, “è bello poter uscire di casa e trovarsi davanti opere d’arte che migliorano l’umore e rendono il quartiere più accogliente.”
Come ha affermato anche il curatore Enrico Peca: “Insieme agli artisti, con il festival di street art, abbiamo portato colore al quartiere, trasformandolo. Coinvolgendo la comunità, abbiamo permesso alle persone di sentirsi parte del bello, delle opere, e di conseguenza di sviluppare una consapevolezza nel prendersene cura.”
Per molti, questo festival rappresenta un passo importante verso la rigenerazione urbana, un processo in cui l’arte diventa un elemento fondamentale per il benessere della comunità, trasformandone anche le dinamiche relazionali.
Ogni murales, ogni dettaglio artistico, ha saputo creare un nuovo linguaggio visivo, capace di trasmettere emozioni e riflessioni. Il festival, più che una semplice esposizione d’arte, è stato un vero e proprio percorso di rigenerazione culturale e urbana, con la speranza che questo sia solo l’inizio di un lungo cammino fatto di colore, inclusività e bellezza per il quartiere e per tutta Roma.