La bellezza del suo volto dai lineamenti classici è solo una delle tante sfaccettature di questa artista estrosa, colta eclettica generosa visionaria sorprendente determinata, a sua volta committente e senz’altro curiosa, qualità che accomuna senz’altro tutti i protagonisti di questa rubrica.
Alba Gonzales, romana ma di ascendenze spagnole e greche, figlia e nipote d’arte, cresce tra la madre eccellente violinista e il nonno direttore d’orchestra. Ciononostante la sua infanzia fu tutt’altro che un’armonia. Alle ristrettezze economiche imposte dal dopoguerra si aggiunse la disgrazia del padre che abbandonò la famiglia. Una madre eccezionale però, cosí la descrive la figlia, affrontò con coraggio e determinazione la situazione, riuscendo a prezzo di enormi sacrifici a far studiare tutti e quattro i figli; sempre molto attenta e sensibile si accorge che Alba, la più piccola, é dotata di un talento naturale. La iscrive perciò alla Scuola di Danza dell’Opera di Roma. Qui la fortuna, e non sarà l’unica volta, si materializzò in Attilia Radice la direttrice, etoile e coreografa, che colpita fin dal primo momento dalle doti della bambina, la seguirà poi negli anni. Alba si diplomerà poi con il massimo dei voti. Le scritture come prima ballerina e solista non si fanno attendere. Vedendola volare sul palcoscenico lo scultore Luigi Scirocchi le chiede di posare come modella per la sua Fontana delle Muse commissionata dall’Hotel Hilton di Monte Mario. L’esperienza estemporanea le darà i suoi veri frutti piú in là, circa 10 anni dopo. Intanto affascinata dal canto lirico, cui si dedica con passione, partecipa ai vari concorsi, ne vince parecchi e in una di queste occasioni incontra quello che diventerà poi il suo compagno di vita e di lavoro, Giuseppe di Pietrantonio, ottimo tenore se pur per diletto e pragmatico commercialista per senso di responsabilità. Decidono di sposarsi. Era il 1964. Nascono subito le 2 bambine, il marito si afferma nel suo lavoro, tutto sembra andare per il meglio allora? No, Alba non sta bene, è inquieta … o meglio il suo Daimon non si esaurisce nel ruolo di casalinga perfetta, vuole ricominciare a respirare a pieni polmoni. Non tornerà a danzare o a cantare, perché il suo poliedrico talento vuole cimentarsi in qualcosa di nuovo… incoraggiata da un fotografo che vide le “ballerinette”, le sculturine da lei create a tempo perso durante la sua esperienza come modella, sente che é arrivato il momento di approfondire quel primo fugace rapporto con la materia. Nasce cosí la sua prima mostra all’Hilton che ebbe molto successo. Imboccherà decisa questa nuova strada, incentrando come scultore la sua ricerca su un messaggio preciso: la storia del mondo non inventa mai nulla e i miti iperuranei degli antichi si trovano replicati nell’attualità di ogni giorno.
Inizia un lungo apprendistato tra le fonderie, Anselmi a Roma, Mariani a Pietrasanta, l’Artistica Versiliese, quella di Massimo Del Chiaro, la Guastini. Debutta cosi all’Hotel Cavalieri Hilton nel 1975 a Roma con la sua prima mostra personale in cui la danza, il suo primo amore, diventa l’anima del suo fare scultura. Era il 1974.” Nascono poi i famosi tufi, le sculture che Giorgio di Genova chiamerà metamorfiche. Il noto critico ed esperto d’arte contemporanea, la inviterà poi a Pietrasanta a esporre la sua prima opera monumentale “ Tettonica organica”.
Offrendole un’infinità di campi da esplorare, la scultura la cattura completamente e non la lascerà mai più. Usa il bronzo, il marmo, il tufo, la pietra. Sempre più vorace di sapere, forse per aver cominciato relativamente tardi, a 35 anni e da autodidatta, frequenta assiduamente lo studio di Sem Ghelardini dove sono di casa i maestri della scultura contemporanea come Marino Marini, Henry Moore, César, Isamu Noguchi, Pietro Cascella, Pietro Consagra, Alicia Penalba, Fernando Botero Andrea Cascella.
Le sue Muse? La storia, la mitologia latu sensu, l’arte etrusca, le culture primordiali.
Fioccano gli incarichi professionali: le sue sculture invadono palazzi, strade e piazze note in tutto il mondo, Palazzo Venezia, via Veneto, piazza San Lorenzo in Lucina, via del Babuino, 8 statue monumentali scandiscono il percorso da via della Croce fino a Piazza del Popolo dal titolo emblematico “Nell’amore dell’arte”.
La vis creativa non conosce soste, lavora per la Fondazione Ravello a Ravello, a Palermo la Fondazione Whitaker e la Fondazione Cultura e Arte la chiamano affidandole nuovi incarichi professionali
Tale è la sua energia che non può esaurirsi nel presentare sé stessa ma deve condividere con altri la sua fortuna. Marito e moglie all’unisono decidono di dedicare la loro villa a Fregene a un progetto grandioso, tuttora attivo. Era il 1989 quando Alba inizia a raccogliere in un ampio spazio espositivo interno e all’aperto, sul Lungomare di Ponente opere non solo proprie ma anche di artisti italiani e stranieri, creando così un centro internazionale di scultura. I visitatori arrivano attratti da una serie di iniziative culturali, fra cui il Premio “Pianeta Azzurro – I Protagonisti” e naturalmente mostre di scultura di alto livello. Ne parleremo ancora più avanti.
Le sue opere volano a New York, Miami, Bruxelles, San Francisco, Losanna, Parigi, Belgrado, Maastricht, Istanbul, Spalato, Vienna, Bucarest, Burgos, Sofia, si contano a oggi 63 personali e oltre 200 mostre collettive in tutto il mondo. Crea “il Labirinto della Libertà” un complesso di 8 sculture in bronzo per Villa Certosa a Porto Rotondo, committente Silvio Berlusconi, ma lo sono anche Ennio Moricone e Alberto Bevilacqua, il Comune di Pietrasanta, la Fondazione Ragghianti a Lucca, la Pinacoteca di Arte Moderna “Fortunato Bellonzi” mentre a Fiumicino sono presenti due statue monumentali: il “Pescatore dei Cieli” e “Chira, Centaura di Enea” e ancora una sua scultura è Forte spagnolo dell’Aquila come alMuseo d’arte moderna Herzliya, di Tel Aviv.
Impossibile riassumere la carriera di tale poliedrica personalità anche a grandi linee, rimando per questo a questo libro eccellente che il dialogo con l’amica e giornalista Annamaria Barbato Ricci illumina ulteriormente, ma qui almeno possiamo dire che è stupefacente la duttilità dell’artista che passa dalle opere monumentali ai premi che progetta per i più svariati riconoscimenti come il “Premio Fellini”, il Premio “Progetto uomo”, “Urbis et artis”, “Il Quadrivio”, nonché a Fregene, il suo premio “Pianeta Azzurro – I Protagonisti” di cui è promotrice l’omonima associazione che la Alba Gonzales fondò insieme al marito.
Avviciniamoci un po’ a questa impresa titanica dal titolo lungimirante
Pianeta Azzurro. La sua generosità e il suo amore per la vita che condivideva con il suo adorato marito, e non dimentichiamo ottimo tenore, diedero vita a questo progetto straordinario.
Risale al 1989 la decisione dell’artista di raccogliere in un ampio spazio espositivo interno e all’aperto, lo spazio dell’ex Villa Ciardi rivisto dall’architetto Alberto Carpiceci. Quindi viene varato il Premio “Pianeta Azzurro – I Protagonisti” e negli anni sono stati oltre 200 i premiati appartenenti al variegato mondo della cultura, del giornalismo, della società, della critica artistica, dell’arte, della letteratura a cui viene consegnato il bronzetto, un suo multiplo dal titolo “I Protagonisti”.
Illustri e soprattutto ottimi professionisti i membri del Comitato, dal critico d’arte Gabriele Simongini a Marika Bollea, Ennio Calabria, Sofia Corradi, Massimo Dapporto, Rocco Familiari, Federico Manzella, Esterino Montino, Maria Rosaria Omaggio, Sebastiano Somma, Umberto Vattani; fra i premiati Mario Avagliano, Roberto Bilotti, Cinzia Fiorato, Franca Giansoldati, Emanuele Trevi.
L’attività scandita da due appuntamenti internazionali, un premio e una mostra, ebbe cadenza annuale fino al 2000, poi divenne biennale fino e dal 2016 quando riprese con ritmo annuale. Nonostante dolorose vicissitudini che costrinsero il museo alla chiusura, questo verrà riaperto, con rinnovata energia anche per il successo che le sue sculture ottengono a livello internazionale.
L’artista ha sempre voluto condividere con i suoi colleghi la sua passione. Un atteggiamento raro al giorno d’oggi e soprattutto nel mondo dell’arte dove l’Ego regna sovrano. Una sola volta infatti allestirà una sua personale per recuperare il suo rapporto con Fregene.
Generosità’ genera generosità. Ben presto il museo si arricchisce di opere donate dagli artisti, a tutt’oggi sono 51, 46 gli scultori e 5 i pittori, coloro che hanno voluto lasciare un proprio segno al Museo tra cui Angelo Canevari, Fausto Melotti, Simon Benetton, Tito, Ugo Attardi, Corrado Cagli, tutti comunque in sintonia con il sentire metamorfico di Alba.
Va sottolineato che non si fermò mai, lavorando come ha fatto per committenze istituzionali e private.
Mi piace finire questa panoramica lasciando a lei la parola:
Artista ma soprattutto figlia, moglie, madre e nonna, nonostante mille traversie dice : Non ho perso mai – conclude – il mio approccio positivo alla vita, che ho avuto sin da bambina ed è stato il mio rompighiaccio contro le avversità. Ecco, posso definirlo il mio “Identity Style”
- “Alba Gonzales – Vissi d’Arti fra danza, canto, scultura e resilienza”, introduzione critica di Vittorio Sgarbi. Conversazioni con Annamaria Barbato Ricci, per i tipi di Gangemi Editore International.
- * da Identity Style