©Luc Boegly

AF517 Atelier(s)

Progettista per natura, architetto per passione, indipendente, ma inclusivo, dinamico, lungimirante e curioso, Alfonso Femia, nel 1995, è co-fondatore, insieme ad alcuni amici, dello studio di architettura 5+1 nel 2005 trasformato in 5+1AA e che successivamente, nel 2017, ha mutato la sua denominazione in Atelier(s) Alfonso Femia AF517.

Simonetta Cenci, direttore generale della nuova realtà, e Alfonso Femia, compagni di vita e di lavoro hanno creato una sorta di costellazione al cui interno in assoluta sintonia, si muovono numerosi i partner e i collaboratori. 
Geniale l’idea, assolutamente straordinario il coordinamento.

Il sentire comune si concretizza nella continua osmosi tra architettura, arte, territorio, genius loci, ambiente e materia, facendo perno sul progetto come strumento di crescita e di evoluzione. 
Tappa importante per lo studio nel 2005, la vittoria del concorso per il nuovo Palazzo del Cinema di Venezia con Rudy Ricciotti, la realizzazione del Palazzo dei Frigoriferi Milanesi e del Palazzo del Ghiaccio a Milano nel 2007. 
Da allora non si conteranno gli incarichi prestigiosi affidati alla società di Genova, tutti svolti e realizzati al top dell’eccellenza.

Sarà bene fare un passo indietro per capire la corrispondenza di amorosi sensi tra Alfonso Femia e la Superba cui è così legato. Calabrese di nascita – Taurianova è la sua città natale – genovese d’adozione da quando scelse di frequentare la Facoltà di Architettura dell’Università di Genova. Da allora questa è la sua città, e qui si trova ora con il cuore degli Atelier(s) dal cui nome traspare il forte legame con la Francia  e con l’idea del viaggio, dell’incontro.  A un passo da via Garibaldi, in via Interiano, una strada che chiamarla via sembra quasi un’esagerazione. In realtà è una piazzetta conchiusa dai palazzi del complesso storico che risale alla metà del Cinquecento, voluto dalla famiglia che dà il nome alla via, e così splendido da essere inserito nel Libro dei Palazzi di Genova di Pietro Paolo Rubens nel 1622.

Come tanti palazzi dell’aristocrazia vanta due piani nobili. Lo studio si trova al secondo che è in realtà un quarto piano e qui il fortunato ospite è accolto da un’infilata di stanze in un tripudio di stucchi oro, verde, acquamarina e foglie di acanto. L’appartamento attraversa in maniera traversale l’edificio collegando così il giardino, un angolo incantevole quanto unico e inaspettato soprastante la galleria di Piazza Corvetto, all’estremo opposto dove si apre alla vista la parte più intima e nascosta dei giardini che nessun passante potrà mai immaginare esistano rigogliosi aldilà delle facciate dei palazzi. Unico filo conduttore l’architettura nel suo dialogare tra i dipinti e i bassorilievi degli artisti dell’arte di ieri e di oggi, assolutamente avulsi da facili mode come Ilaria Di Meo o Danilo Trogu, ma anche i plastici, le stampe laser dei progetti nelle massime dimensioni possibili, gli affreschi e gli stucchi d’epoca. Tutto ciò corrisponde ai ritmi precisi di Cenci e Femia, all’unisono come dicevamo nella vita nel lavoro. L’anima della città è racchiusa in questi spazi che sono la dimostrazione della sua peculiarità nei secoli, quella di saper sfruttare ogni centimetro quadrato, data l’endemica penuria di spazi di cui soffre, e tutt’un saliscendi, niente spazi pianeggianti a Genova “dagli amori in salita” come la descrive Giorgio Caproni, ma scale o discese ripide che dalle colline si tuffano in mare. Così il testimone è stato raccolto dalle mani dei grandi del passato che hanno reso unico il nostro Paese, e lo Studio è arte, bellezza e armonia senza confini né di tempo né di spazio e Genova, chiusa tra mare e monti, genera un’energia straordinaria che Alfonso Femia percepisce nettamente e ne  dissolve  i confini , tanto da creare con Milano e Parigi  un triangolo urbano, ideale/culturale dalle radici classiche. Milano, sbocco naturale fin da tempi remoti e Parigi perché Parigi è parte integrante della nostra cultura mediterranea, perché Parigi è stata e può tornare il sogno dei giovani, perché Parigi Milano e Genova distano poco più di un’ora di volo l’una dall’altra e il lavoro si può organizzare agevolmente in continuità e si può nutrire della reciproca esperienza, perché la Francia è generosa di bandi internazionali per l’architettura, in cui il gran protagonista è il merito. Deciso a farsi latore dei propri ritmi e del proprio lessico, non “francese” tra i francesi, ma italiano, aperto al dialogo che vuole ricomporre la scissione operata ai primi del secolo scorso tra artisti, architetti, ingegneri, scienziati e poeti. Ora – continua l’architetto – pare sia finalmente arrivato il momento di riprendere in mano tutte queste sfaccettature per far sì che le diverse arti, scienza inclusa, ritrovino la matrice comune, perché solo attivando il dialogo tra differenti discipline si può contribuire a migliorare la qualità della vita.  

Il percorso si fa intenso, pragmatico, internazionale e stigmatizzato via via da una quantità di pubblicazioni di grande qualità, occasioni di ricerca e di crescita curate insieme con l’importante collaborazione di preziosi compagni di viaggio. Una deliziosa biblioteca a pianta quadrata, tappezzata di libri cielo terra, dà una prima percezione dell’immane quantità di progetti ideati e realizzati in cui brillano committente /architetto/ artista che – ricordiamo – fino alla fine dell’Ottocento erano ruoli racchiusi in una sola figura.  

Il testimone di questo rapporto che ha reso nei secoli unico il nostro Paese è stato raccolto dalla “costellazione” Atelier(s) che crea, realizza, codifica e pubblica il messaggio che Femia ripete instancabile e cioè che lo spazio è fonte di benessere, di socialità, di serenità, e al contempo previene la facile obiezione riguardo le risorse, perché non occorrono chissà quali fondi, quello che occorre soprattutto e di cui c’è gran fame è la cultura, che qui tocchiamo con mano è coinvolgente e affascinante. 

Almeno un cenno va all’attività di ricerca che affianca costantemente la progettazione ed è fondamentale in questo periodo in cui tutti dobbiamo guardare oltre. Le domande che si affacciano – continua l’architetto – sono tante, ma non esistono risposte immediate; è convinto, infatti, che occorra sviluppare una nuova cultura imperniata sul benessere della comunità nel suo insieme, e che all’architettura competono, ora più che mai, quelle valenze sociali e quindi della “polis” disattese da troppo tempo. 

Questa la filosofia di Atelier(s) da più di vent’anni e per questo la loro architettura è arte e artigianato. 

Tralasciamo per motivi di spazio le nuove frontiere che intravedo ricche di novità, e concludiamo con un excursus minimo a partire dal 2007, citando random il progetto residenziale per la città francese di Évry, la sede dell’Agenzia Spaziale Italiana a Roma, la riqualificazione delle Officine Grandi Riparazioni Ferroviarie di Torino per cui ottiene il premio Architetture rivelate, il nuovo quartier generale della BNL/BNP Paribas a Roma; nel 2016 si inaugurano i Docks di Marsiglia che sono insigniti di numerosi premi nazionali e internazionali, tra cui MIPIM Awards di Cannes, LEAF Awards di Londra, ULI Global Awards for Excellence di Dallas e The Plan International Award; altre opere realizzate, l’edificio IULM 6 di Milano e le torri MSC Crociere di San Benigno a Genova, in corso l’Istituto Poligrafico dello Stato a Roma e molti progetti in Francia e nelle città di Marsiglia, Miami, Saint Nazare, Bordeaux, Nizza, La Ciotat, Mentone, Brescia, Tangeri, Parigi, Istanbul. Tashken, Bruxelles, Parma, Verona, Bergeggi, Bologna, e i ritmi si fanno sempre più incalzanti per il ripensamento globale del modo di vivere post pandemia, dove la dimensione abitativa, quella lavorativa e quella ludica potranno tornare a esprimersi concentrandosi di nuovo in un unico luogo. Buon lavoro Architetti!

Tiziana Leopizzi

Architetto, giornalista iscritta all’albo da circa 25 anni, è stata nominata accademico ad honorem per la sua scelta di diffondere i valori dell’arte e della cultura in modo semplice e trasversale. È membro quindi dell’AADFI l’Accademia delle Arti del Disegno, la più antica d’Europa, voluta da Cosimo I e Giorgio Vasari nel 1563, che vanta come primo Accademico Michelangelo. Recentemente nel 2018 è stata nominata Ambasciatore della Città di Genova nel Mondo. Il suo mentore è Leonardo da Vinci il cui CV che non manca occasione di pubblicare, è fonte di saperi inestimabili per tutti noi. Usa l’arte come strumento di comunicazione realizzando progetti in Italia e all'estero.