Abstracta propone un dialogo tra le nuove e le vecchie generazioni di artisti europei: le opere di Franco Guerzoni, Raffael Bader, Nathasha Conway, Sara Rossi e Patric Sandri, conversano nell’espressione gestuale dell’arte astratta. Un confronto temporale che rappresenta un continuum di ricerca stilistica che punta all’economia iconografica celebrando il gesto.
L’artista Franco Guerzoni si figura quale esponente principalmente legato alle indagini sull’astrazione informale in Europa. Guerzoni canalizza gli studi personali ed esplorativi sull’archeologia nelle sovrapposizioni di stucco come strati culturali impressi nella memoria rintracciata nei pigmenti in polvere, agenti poetici della rovina che testimoniano l’incedere del tempo, scomparso e detratto.
I paesaggi dell’anima di Raffael Bader fanno riferimento all’introspezione elevata in lineamenti astratti. L’artista tedesco, con armonia e leggerezza, conduce nel viaggio vaporoso delle emozioni umane connesse alla natura sublimata in graziose pennellate che trattengono minacce esterne. Un processo di semplice applicazione per la comprensione del ruolo dell’uomo – e dell’artista – nel mondo imbottito di tensioni. Gli ambienti naturali lottano in un terreno fertile del caos alla stregua delle interazioni sociali: è l’entropia che tiene insieme la struttura emotiva.
Segno e colore si cristallizzano nel lavoro di Nathasha Conway. L’artista irlandese, concepisce l’astrazione come un assemblaggio di conoscenze che consegue un oculato studio dell’improvvisazione nello sviluppo pittorico. Le sue opere, dalle dimensioni ridotte, risuonano nello spazio di un potenziale linguaggio materico in cui l’energia si libera nel ritmo della creazione.

Il lavoro dell’artista Sara Rossi si concentra su dipinti di piccole dimensioni che veicolano riflessioni astratte dell’esperienza quotidiana. La Rossi concepisce l’astrazione come “arcaica” in cui il colore è applicato in maniera soggettiva, un movimento naturale che non richiede impegno nella cura dei particolari. Non a caso, risulta interessante la scelta dei “senza titolo” per le sue opere scevre da una chiave di lettura semanticamente forzata. Le tele, voci profonde e visibili, sono una scrittura di forme in cui risiedono pensieri e ricordi.
Le linee brillanti dell’artista svizzero Patric Sandri risultano intrappolate nell’aria. L’osservatore coglie i colori neon come riflesso, proiettati su un tessuto voile/poliestere semitrasparente che cela una visione completa delle campiture e della struttura. Un’architettura della luce dove risplende la percezione di una superficie che ricopre il ruolo di vettore di composizioni cromatiche, fonte autentica di un messaggio visivo. La radiazione trafigge lo sfondo e si irradia in una geometria di esperienze sensibili.