Still present! è il titolo della manifestazione che, dal 1998, ogni due anni interpreta i tempi che viviamo, attraverso la visione di un curatore o di un gruppo curatoriale. Questa dodicesima edizione è curata dall’artista franco-algerino Kader Attia insieme ad un team artistico da lui selezionato, composto da Ana Teixeira Pinto, Đỗ Tường Linh, Marie Helene Pereira, Noam Segal e Rasha Salti.
La tematica proposta dal curatore affronta un argomento oggi molto dibattuto, ovvero il passaggio dalla colonizzazione, alle sue conseguenze quindi l’indipendenza del luogo colonizzato e dunque la decolonizzazione. Ciò che più interessa al curatore riguarda quello che oggi ancora si può e si deve fare per ‘riparare’ quanto sta avvenendo nelle nostre società.
E proprio il concetto di ‘riparazione’ è il focus della ricerca di Kader Attia, interessato a mettere in luce le ingiustizie sociali come l’emarginazione di alcune comunità e l’eredità culturale lasciata dal colonialismo. L’intento politico di denuncia, è evidente nella scelta degli artisti ma soprattutto delle opere che formano un lungo discorso all’interno di ogni spazio prescelto e di ogni sala.
L’Akademie der Künste Hanseatenweg, ospita una collettiva in cui artisti da tutto il mondo si confrontano con le ferite accumulate dalla corsa frenetica e distruttiva del capitalismo e dall’emergenza planetaria, proponendo strategie decoloniali come il lavoro che ci accoglie nella prima sala, con Temitayo Ogunbiyi, in cui le piante disegnate rimandano ad un’idea di ‘casa’ che possiamo ricreare in ogni luogo in cui ci troviamo o l’opera DAAR di Sandi Hilal e Alessandro Petti, che indagano la possibilità di riappropriazione delle architetture coloniali, attraverso la decostruzione della facciata dell’edificio principale del paese, qui scomposto in moduli polivalenti.
La mostra prosegue nella sede di Pariser Platz per poi passare in Auguststrasse alla KW, dove le fratture da ricucire riguardano il ruolo della donna nella società, il sessismo e l’oppressione che la donna ha vissuto e continua a vivere a causa di politiche culturali ancora troppo maschiliste.
Un tema importante e attuale – che viene discusso ed indagato ancora in altre sedi quali il Dekoloniale Memory Culture in the City, la Stasi Zentrale-Campus für Demokratie e l’Hamburger Bahnhof-Museum für Gegenwart Berlin – che interessa curatori ed artisti di tutto il mondo, volto a generare una riflessione nell’osservatore e di conseguenza una reazione, con la speranza di bloccare i processi distruttivi per l’uomo ed il suo pianeta e incoraggiare un interventismo maggiore.
11 giugno – 18 settembre 2022
office@berlinbiennale.de
Auguststraße 69
D-10117 Berlin
T +49 30 243459-70
F +49 30 243459-99

Photo: Laura Fiorio
Amal Kenawy, Silence of Sheep, 2010
Video, color, sound, 8’50’’

Photo: Silke Briel
Ariella Aïsha Azoulay, The Natural History of Rape, 2017/22
Vintage photographs, prints, untaken b/w photographs, books, essays, magazines, drawings

Photo: dotgain.info
Crucifixes, various collections

Photo: dotgain.info
DAAR – Sandi Hilal and Alessandro Petti, Ente di Decolonizzazione (Entity of Decolonization) – Borgo Rizza, 2022
Wood, plaster, plexiglass

Photo: Silke Briel
Mayuri Chari, I Was Not Created for Pleasure, 2017/22
Cow dung, sawdust, fenugreek powder, wood guard, linseed oil