10 Giornate in Pietra

10 Giornate in Pietra: Lettomanoppello città dei Pietrales

Una nuova stagione per la pietra della Maiella che con le “10 Giornate in Pietra”, il simposio internazionale di scultura tenutosi dal 28 agosto al 4 settembre 2022, fanno della città di Lettomanoppello, in Abruzzo, la prima città dei “Pietrales”.

Da un’idea del suo Presidente, Giacinto Di Pietrantonio, coadiuvata dal direttore artistico Stefano Faccini e dall’amministrazione comunale, il simposio di scultura a tutto tondo si è trasformato dal 2021 in un percorso di bassorilievi tipici della tradizione degli scalpellini mantenendo fede al linguaggio contemporaneo. Nascono così i “Pietrales”, lastre in pietra della Maiella di varie misure collocati sugli edifici pubblici e privati del centro storico che, per l’edizione di quest’anno, vede coinvolti 8 artisti, 4 studenti delle Accademie di Belle Arti, 2 scalpellini locali e l’ospite d’onore Ugo La Pietra (1938, Bussi sul Tirino, PE). Passato, presente e futuro insieme a tradizione e contemporaneità ambiscono a mantenere viva l’identità del territorio legato alla pietra e ai suoi mestieri, oggi “a rischio estinzione”. 

Tema di quest’anno è il rapporto uomo e natura nel territorio della Maiella che è stato declinato dagli artisti secondo diverse interpretazioni; tra le più emblematiche, le opere di Nando Crippa (1974, Merate, LC) e Dangyong Liu (1981, Cina). Tra Cielo e Terra di Crippa vede per protagonista uno dei suoi piccoli uomini in argilla in questa occasione scolpito su pietra mentre poggia i piedi sulla cima della Madre delle Montagne, la Maiella, mutata nel profilo morbido di una donna nuda. Con le mani in tasca e osservando il cielo terso sopra di lui, il visitatore rimane affascinato dall’atteggiamento disincantato dell’uomo nei confronti della natura, reso ancor più irriverente dall’utilizzo del colore di cui l’artista si serve senza indugio. Rimane il mistero di cosa stia osservando quell’uomo-bambino, cosa stia pensando, quali emozioni provi in un enigma che rimane sospeso a mezz’aria in attesa di essere immaginato. Ti invito a vedere panorami diversi è l’opera totemica di Liu dallo sviluppo verticale in un gioco surreale di combinazioni tra elementi naturali e umani, un dialogo ironico che esprime il rapporto uomo-natura attraverso la metafora della scalata degli uomini sulle vette della montagna. Volti allungati e occhi asimmetrici suggeriscono la mano caricaturale dell’artista dal tratto fumettista ad evocare il graffitismo urbano. È un invito poetico che ribalta le antiche invocazioni agli déi e che l’artista cinese rivolge a chiunque osservi l’opera, una gentile richiesta che diventa un’esortazione a non prendersi troppo sul serio che l’artista traduce nel più calzante dei “murales” su pietra.

Maggiormente dedicate al territorio della Maiella sono le opere di Marta Fresneda Gutiérrez (1984, Spagna), Michela Tabaton-Osbourne (1992, Gran Bretagna), Marija Markovic (1982, Serbia), Sahar Khalaji (1986, Iran) e gli scalpellini abruzzesi Lorenzo Gigante (1998, Popoli, PE) e Gianpaolo Antinucci (1988, Popoli, PE).

Fresneda Gutiérrez in Afferrandosi a Madre Natura, reinterpreta l’antica leggenda legata alla grotta di San Michele Arcangelo, a Lettomanoppello, dove il santo avrebbe lasciato le sue “impronte” nella cavità rocciosa; mentre le opere di Tabaton-Osbourne, Markovic e Khalaji rappresentano Maia, la ninfa da cui prende il nome la catena montuosa dell’Appennino su cui si trova Lettomanoppello e la fondono con culture lontane. Madre Maiella di Tabaton-Osbourne ritrae la Maiella in un volto, al di sotto del quale, racchiusi nelle sue mani, tre uomini stilizzati le rivolgono lo sguardo. Fonte d’ispirazione per l’opera Pachamama (Madre Terra) di Markovic è la grande dea madre, della terra, dell’agricoltura e della fertilità idolatrata dagli Inca e dagli abitanti dell’altopiano andino. Khalaji partecipa per la prima volta ad un simposio in Italia con l’opera Madre Terra in cui la cima di una delle catene montuose diventa la linea dell’abito della Maiella Madre nell’abbraccio amorevole del figlio, a cui offre protezione e affetto nel legame indissolubile del dono della vita. 

La téchne diviene protagonista del rapporto uomo-natura attraverso le opere di Mauro Antonio Mezzina (1964, Molfetta, BA) con Ciclica e Aurora Avvantaggiato (1994, Taranto) con Labili confini. Mezzina concepisce l’opera come un fossile, rappresentativo della storia geologica degli elementi in natura, e un manufatto meccanico, prodotto della tecnica dell’uomo. Avvantaggiato, invece, sviluppa il concetto dell’abitare analizzando come ciò che viene definito progresso nelle costruzioni, in realtà, sia un’usurpazione dei luoghi naturali da parte dell’uomo. L’opera mette a confronto due modalità del costruire: un’antica tecnica di costruzione “a secco” della pietra, dall’altra, un muro di laterizio tipico dell’edilizia moderna.

Ammirevole il lavoro svolto dagli studenti delle Accademie di Belle Arti di Brera di Milano e de L’Aquila che per la prima volta si sono cimentati con la pietra della Maiella in un lavoro condiviso, trovando le migliori collocazioni nelle vie del centro storico. Beatrice Mosca (2000, Carate Brianza, MB) e Gabriele Ricchiuti (2001, Desio, MB), studenti di Brera, hanno realizzato Grotta o cava? due lastre espressione della lotta tra artificiale e naturale; mentre gli studenti de L’Aquila Satya Forte (2000, Atri, TE)e Piotr Hanzelewicz (1978, Polonia) con Pesi e misure hanno “messo in scena” del rapporto uomo e natura in cui la pietra diventa soggetto e oggetto dell’opera.

Infine, l’ospite d’onore, Ugo La Pietra invitato a partecipare al simposio per l’instancabile ricerca sulle cave e parte della sua vita collegata al territorio abruzzese, presenta sul rapporto uomo e natura il progetto del “Pietrales” Architettura/Natura, realizzato da Valentina Di Luca (1989, Varese): un’interpretazione di una delle sue celebri case da cui fuoriesce la chioma di un albero ricca di dettagli. Augurando buon lavoro ai maestri scalpellini, l’artista affida il suo messaggio alla città: “cerchiamo il giusto equilibrio tra naturale e artificiale ricordandoci che la natura vince sempre sull’architettura”. Insieme al bassorilievo, La Pietra affianca il progetto di un’opera di design che l’artista auspica possa essere la prima di una lunga serie da inserire in commercio.

Le “10 Giornate in Pietra” hanno compiuto i primi passi per rendere Lettomanoppello non solo “sulla carta”, la città della pietra, ma la prima città dei “Pietrales”. Un risultato significativo che apre nuovi scenari futuri sulla comunità, l’arte e l’economia del territorio che dovrà cogliere, ogni anno, la sfida di non scivolare nel semplice itinerario turistico, ma che avrà la necessità di conservare un progetto di qualità affinché il lavoro svolto finora lasci un segno durevole nel tempo.