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Walk-In Studio Milano

A Milano riaprono gli studi d’artista con la seconda edizione di Walk-In Studio, il festival che permette di visitare luoghi intimi e privati, in cui avviene il processo creativo di un artista.

Questa edizione si è svolta in autunno a causa dei recenti avvenimenti ma l’Associazione Studi e Spazi Festival durante il lockdown, si è attivata per reagire al senso di smarrimento e di paura dovuto alla pandemia, chiamando oltre 370 artisti ed invitandoli a progettare.

Ogni esperienza personale o collettiva, serve per ristabilire connessioni tra le persone, quel contatto che ci è mancato durante i mesi di isolamento, che abbiamo faticato a riprendere in seguito e che adesso stiamo per perdere nuovamente.

Per cinque giorni 63 mostre organizzate in 9 diverse zone della città, dal centro storico al quartiere Forlanini, da Gratosoglio a Lorenteggio fino a Quarto Oggiaro, parlano di collaborazione e condivisione, dentro e fuori gli studi privati, invadendo lo spazio pubblico e aprendosi al quartiere.

Nella zona di Porta Romana il collettivo dello spazio Omuama – il cui nome riprende la scoperta avvenuta nel 2017 del primo asteroide interstellare -invita ad entrare (5 persone alla volta) nel buio di Dark Hawaii, un ambiente immersivo in cui sono disposte le opere dei 12 artisti. Gianluca Arienti, Bepart, Mirko Canesi, Emanuele Caprioli, Valentina Maggi Summo, Bianca Millan, Luca Pozzi, Emanuele Resce, Camilla Rocchi, Matilde Sambo, Alessandro Simonini, Lorenzo D’alba, hanno maturato il progetto durante i mesi di isolamento, riflettendo sulla contrapposizione vissuta tra la lontananza fisica e la condivisione di un progetto creativo, sviluppando così installazioni che richiamano la luminosità tropicale ma inserite nell’oscurità siderale.

Spostandoci più a nord in viale Stelvio 66, lo Studio di Simona Uberto, docente dell’Accademia di Brera di Milano, ospita Family una performance in cui arti plastiche, danza e recitazione si uniscono interpretando il tema/nontema di quest’anno: la condivisione. L’artista, partendo dal forte desiderio di riaprirsi alla vita, si interroga sulla definizione moderna di ‘famiglia’, ovvero non solo legami genetici e parentali ma gruppo di persone che entra a far parte della nostra vita, contribuendo alla nostra crescita personale. Ogni membro della ‘famiglia’ dell’artista le ha donato una parola che è stata riprodotta sul muro interno e, ingigantita, sul muro esterno dello studio. Queste sono state raccontate magistralmente dalla voce di Nicole Vignola e dai passi di danza di Chetan Chauhan.

Walk-In Studio, con tutte le difficoltà del caso, si conferma anche quest’anno, con gli oltre 300 artisti e gli oltre 40 curatori, un evento inclusivo all’interno di un settore elitario che tende spesso ad escludere e a chiudersi in sé stesso, allontanandosi da uno dei principi fondamentali della cultura: la democrazia.