In questa prima University Art Biennal, visitabile fino al 31 agosto e promossa da ADEMA Escuela Universitaria de Mallorca, si celebra l’arte emergente con il coinvolgimento di 21 università provenienti da Europa e Stati Uniti. Ogni istituzione invitata si è impegnata a selezionare 10 studenti tra artisti e curatori che hanno esposto più di 200 opere. La Biennale si svolge in tre differenti sedi: la Fundació Barceló, ADEMA Inca e il campus di ADEMA situato a Coll d’en Rabassa. Quest’ultimo diventerà a settembre sede del dipartimento di medicina con tre nuove facoltà universitarie. La scelta del luogo, in disuso da qualche anno, rappresenta così un’occasione di ripensamento delle esposizioni in spazi convenzionali.
La Facoltà di Belle Arti di ADEMA è una giovane istituzione fondata con l’intento di promuovere l’arte locale e dare possibilità a futuri artisti di studiare Belle Arti senza doversi trasferire nei grandi centri spagnoli. Nel 2021, il fondatore e presidente della scuola Diego González Carrasco, affida l’incarico della direzione del nuovo dipartimento all’artista Amparo Sard. L’obiettivo è ripensare le Isole Baleari sotto un profilo artistico culturale con una diversa e profonda ambizione internazionale.
La curatela della University Art Biennal è stata invece affidata a Ian Monroe, artista e docente presso la University of Art London UAL Chelsea College di Londra. «Le tematiche principali che sono emerse sono il corpo e l’identità, temi legati alla salute mentale e la sperimentazione con colori e materiali. Abbiamo iniziato con il team di lavoro a raggrupparli arrivando ad affrontare tematiche globali: il cambiamento climatico, la natura e l’ambiente. Altre tematiche contemporanee emerse sono ad esempio il rapporto dell’uomo con le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale. […] Improvvisamente similitudini e interessi si sono stratificati. A questo punto abbiamo pensato a come lavorare insieme. Non nasce necessariamente come azione collaborativa ma lo diventa». Discutendo dei lavori dei suoi studenti e delle difficoltà di esporli, Monroe continua: «Penso che esporre l’arte fuori dal white cube sia davvero importante, soprattutto per gli studenti, per allentare il controllo sul loro lavoro, credendo che debba essere visto in un certo modo; il che spesso ironicamente non è perché l’opera ne abbia bisogno, ma perché danno per scontato che sia questo che il settore richiede».
L’esposizione a Coll d’en Rabassa si struttura su tre livelli e ogni stanza ospita una o più istituzioni che comunicano tra loro. Entrando, la prima sala che si incontra al piano terra, ospita The process archive, la ricostruzione di uno studio sartoriale che indaga sviluppi e risvolti del processo creativo ad opera del Columbia College di Chicago (USA). Nella sala accanto, l’UAL University of Fine Arts – Chelsea College di Londra (UK) ricrea in chiave ludica l’ufficio di un’astronauta che sbarcato sulla luna infigge una bandiera pop che recita I love Mallorca. L’istituto, in un’altra sala, ha ospitato una performance durante l’inaugurazione, avvenuta la sera del 4 giugno, di cui ritroviamo gli oggetti utilizzati allestiti. Due sale del lato opposto ospitano le opere dell’Universidad de La Laguna di San Cristo Bal a Tenerife (Isole Canarie, Spagna), che indagano problematiche globali, tra cui l’inquinamento, attraverso il disegno inquietante di un mare completamente nero. Tre sale consecutive accolgono le opere dell’ IPMT Lviv Polytechinic National University di Leopoli (Ucraina), un progetto sulla perdita, che ci mostra tutta la brutalità della guerra. In una stanza buia, attraverso l’uso di luci UV si svelano disegni nascosti, tra cui la sagoma di una casa cancellata, simbolo del massacro subito. La distruzione non significa qui scomparsa, ma possibilità di trasformazione. Nell’atrio di ingresso troviamo la prima opera della serie The Landscape, disegni digitali realizzati dagli studenti dell’Academy of Fine Arts Gdank di Danzica (Polonia). L’intento dell’opera è di mostrare una visione della natura tramite gli occhi della tecnologia, riflettendo sul tema della percezione. Le altre quattro opere della serie si articolano lungo il percorso creando dei portali immaginari.
In opposizione alla creazione di un nuovo paesaggio, salendo le prime scale, incontriamo la École Européenne Supérieure d’Art de Bretagne a Rennes (Francia) con BOUM BOUM into the Fire che riflette sulla distruzione della natura ad opera dall’uomo tramite l’elemento simbolico del fuoco. Questo rappresenta al contempo un potente simbolo di cambiamento e trasformazione. Il tema della distruzione si incontra nuovamente nell’installazione Art is broke realizzata dagli studenti di HfBK Dresden University of Fine Arts di Dresda (Germania): una dichiarata denuncia ai tagli rivolti al settore culturale della città che si manifesta nell’accumulo di oggetti e un allestimento che impedisce in parte l’accesso alla stanza. Continuando il percorso l’Università IUAV di Venezia (Italia) scompone lo spazio espositivo creando diversi ambienti: questi invitano mediante le installazioni a stimolare dibattito su tematiche come il rapporto con le istituzioni e le questioni di genere, permettendo a chi guarda di diventare parte dell’opera.
Segue un’ampia sala dedicata ai lavori della University of Arts and Design di Cluj Napoca (Romania) dedicati alla fragilità del corpo e alla tensione tra natura e artificio, al limite del grottesco. Qui si riscontra una coerenza dell’Istituto nell’approccio curatoriale, il che rende lo spazio allestito difficile da dimenticare. A concludere il percorso del primo piano la FHNW Academy of Art and Design di Basilea (Svizzera) e l’Universität der Künste di Berlino (Germania) allestiscono uno spazio poliedrico sottolineando l’importanza dell’espressività individuale. Sulle rampe delle scale che collegano i vari piani troviamo le opere realizzate dagli studenti dell’Academy of Fine Arts di Monaco (Germania).
Un piccolo cinema viene ricreato al secondo piano dal corso accademico Research Film Studio della Princeton University (USA). Gli studenti scelgono di proiettare una serie di cortometraggi che indagano il rapporto tra design e pedagogia, riflettendo su quanto i mass media siano invasi da teorie di cospirazione e propaganda. Sullo stesso piano gli studenti di ADEMA presentano opere legate al tema delle tradizioni familiari, manifestate mediante fragili strutture che allegoricamente rappresentano la fallibilità della memoria. L’utilizzo di determinati materiali crea un cortocircuito sia a livello tematico che sensoriale: i ricordi si concretizzano nella solidità di forme che appaiono morbide. Unite in un solo spazio troviamo due università danesi, l’Aarhus School of Architecture di Aarhus (Danimarca) e la Royal Danish Academy di Copenaghen (Danimarca), che insieme a Weibensee Academy of Fine Arts di Berlino (Germania) dedicano l’esposizione al design funzionale e all’architettura sostenibile esplorando le proprietà dei materiali con nuove tecniche attraverso la stampa 3d. Le Accademie di Belle Arti di Macerata (Italia) e l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano (Italia) espongono all’interno dello stesso spazio. Gli studenti di Pittura di Macerata portano in mostra opere pittoriche di piccole dimensioni di natura figurativa e astratta, mentre il gruppo di Terapeutica Artistica di Brera realizza un’opera corale che scenograficamente invade il centro della sala: delle impronte di grafite su carta evocano il tema della memoria corporea. Un altro lavoro collettivo dell’Accademia milanese è allestito alla Fundaciò Barcelò, una ONG fondata nel 1989, situata in un edificio storico nel centro di Palma di Maiorca dove prosegue la Biennale. La fondazione si rivolge ai paesi più bisognosi dell’Africa e dell’America Latina, intervenendo anche sul suolo locale con azioni benefiche. Scendendo le prime scale dell’edificio incontriamo l’installazione Make a boat, take a boat, leave a boat che denuncia la disumana condizione dell’immigrazione nel Mar Mediterraneo. 3.500 barchette di carta sono sporcate da pigmenti naturali estratti da caffè e spezie che, storicamente, simboleggiano lo sfruttamento coloniale da parte dell’occidente.
Al Campus di ADEMA ad Inca, che ha inaugurato il 6 giugno la terza sezione della Biennale, si aggiunge la partecipazione di un progetto importante: il corso di TAEC Tecnico Ausilario in Ambienti Culturali, finanziato dalla Fundaciò Once e diretto dalla docente Maria Jose Andrade Marques, che porta in mostra le opere di studenti con disabilità cognitive. Il progetto esposto è il risultato del lavoro fatto durante il corso, della durata di un anno, tenuto presso l’Università di Malaga (Spagna). Alla conclusione del corso gli artisti compiono un tirocinio con il Museo del Prado, creando così connessioni anche con le grandi istituzioni spagnole. Come ha spiegato Andrade Marques, la finalità di questo progetto è includere nel settore culturale e nell’ambiente artistico anche studenti con difficoltà, affinché si possa realizzare un reale cambiamento e una inclusione totale. L’attenzione verso una realtà diversa come questa riflette un sentimento di solidarietà e di partecipazione che si è respirato durante tutta la settimana dell’inaugurazione.
Questa Biennale non è solo un’esposizione ma un’occasione per artisti emergenti di essere presenti in un contesto espositivo internazionale. Il clima accogliente favorisce lo scambio e la contaminazione reciproca tra le diverse istituzioni e invita a creare connessioni. Una Biennale, come per sua natura, rappresenta l’anima di ogni paese invitato e mette in luce sia similitudini che contrasti, favorendo l’evoluzione della creatività nel contemporaneo. L’inaugurazione della prima edizione è ben riuscita, ci auguriamo che nel corso dei mesi di apertura sia costante l’affluenza e che nelle prossime edizioni possano essere coinvolti paesi extra-occidentali, per includere nuove prospettive artistiche mondiali.
















Alla chiusura dell’edizione di quest’anno, sono stati assegnati in totale sette premi principali e dodici riconoscimenti speciali, a testimonianza della grande qualità e varietà dei progetti presentati.
Tra i più rilevanti, il Premio Artista Emergente Grupo Barceló, con un contributo economico di 5.000 euro, è stato conferito a Interstellar Decennial, un progetto collaborativo sviluppato da Eric Fei, Joshua Kon e Nikita Savostyanov, studenti del Chelsea College of Arts (UAL, Londra). Due menzioni d’onore sono andate a Valvanuz Ruiz dell’ADEMA University School of Fine Arts di Palma e a Mia Bevan, anch’essa del Chelsea College of Arts.
Il Premio alla Miglior Proposta Istituzionale è stato assegnato all’Università di La Laguna (ULL) di Tenerife. In questa categoria, sono state conferite menzioni speciali all’Institute Art Gender Nature della FHNW Academy of Art and Design di Basilea e al Research Film Studio dell’Università di Princeton, negli Stati Uniti.
Grande attenzione anche per le esperienze formative e residenziali: il Premio Residenza Can Pep Nebot, in collaborazione con il centro Quartier am Hafen in Germania, è andato alla University of Art and Design Cluj-Napoca (UAD), Romania.
Un altro importante riconoscimento, il Premio Residenza e Acquisizione ADEMA, che offre un periodo di residenza artistica e l’ingresso dell’opera realizzata nella collezione dell’istituzione, è stato attribuito a Fatma Ibrahimi dell’Accademia di Belle Arti di Macerata.
A Victoria Valiente, studentessa dell’Università di La Laguna (ULL), è stata invece assegnata una borsa di studio per un master della durata di un anno all’interno della ADEMA University School, grazie al Premio Art Palma Contemporani.
Il prestigioso Premio Galleria Xavier Fiol, che prevede la partecipazione a una mostra collettiva durante la Nit de l’Art 2025, è stato condiviso da Elia Menang Setiadi (FHNW Academy of Art and Design, Basilea) e Gabrielle Curry (Chelsea College of Arts, UAL, Londra).
A Maria Jesus Martinez, vicerettore dell’Università di Malaga è andato il Premio Rivista Segno, un redazionale di due pagine sul numero cartaceo di Segno España in uscita a settembre 2025.
Infine, il Premio del Pubblico, assegnato tramite votazione popolare, è stato conquistato dalla delegazione dell’Ucraina, che ha evidentemente saputo conquistare il cuore dei visitatori.
Questa edizione si chiude così con una celebrazione della creatività emergente e del dialogo tra istituzioni accademiche internazionali, sottolineando l’importanza di promuovere il talento giovane in contesti di ricerca, sperimentazione e scambio culturale.