Il MAXXI di Roma torna a sorprendere con un’offerta espositiva variegata, che attraversa il paesaggio dell’arte contemporanea, dell’architettura e della memoria storica. Tra le cinque mostre inaugurate, spiccano per profondità e capacità evocativa Stadi, Architettura e mito e In viaggio per l’arte. Meno convincente, invece, l’allestimento realizzato da Nacho Carbonell.
Stadi, Architettura e mito, a cura di Manuel Orazi, Fabio Salomoni, Moira Valeri, è un omaggio straordinario alla dimensione collettiva dello sport e all’immaginario architettonico che ne accompagna la storia. Gli stadi diventano spazi simbolici, templi moderni in cui si intrecciano politica, identità e spettacolo. Il percorso espositivo riesce a raccontare in modo coinvolgente la trasformazione dello stadio da semplice contenitore funzionale a icona culturale, grazie a un uso sapiente di materiali d’archivio, modellini e installazioni immersive. Una riflessione architettonica e sociale di grande impatto.
Nacho Carbonell, Memory, in practice, a cura di Martina Muzi. Nonostante l’intenzione dichiarata di esplorare la memoria attraverso il gesto creativo, la mostra risulta un po’ troppo dispersiva. Le opere di Carbonell, pur mantenendo la loro forte identità materica e scultorea, sembrano galleggiare in uno spazio concettuale poco definito. Il rischio di un’estetica fine a sé stessa è costantemente presente, e il rapporto con il tema della memoria rimane vago. Molto criticato, dagli addetti ai lavori, il lampadario/albero gigante posto in luogo della biglietteria in restauro.
Douglas Gordon, Pretty much every film and video work from about 1992 until now’ish… Una panoramica densa e ambiziosa, in pieno stile Gordon, che raccoglie una vasta selezione della sua produzione video. L’effetto è ipnotico, anche se in alcuni momenti l’eccessiva saturazione di stimoli può disorientare lo spettatore. Resta comunque un’esposizione che testimonia la coerenza visionaria di un artista che ha saputo ridefinire i confini del linguaggio audiovisivo.
Un’autentica gemma per chi ama la storia dell’arte contemporanea italiana è il nuovo focus dedicato ai fondi storici del Centro Archivi Arte e la mostra In viaggio per l’arte. La Galleria Pieroni 1975 – 1992 a cura di Stefano Chiodi. La mostra ripercorre l’attività della Galleria Pieroni, spazio sperimentale che fu crocevia per alcune delle figure più rilevanti della scena artistica tra gli anni ’70 e ’90. Il lavoro curatoriale è rigoroso e appassionato, capace di ricostruire non solo la cronologia degli eventi, ma anche l’atmosfera di un’epoca di grande fermento. Il dialogo tra inviti, documenti e video d’archivio restituisce con efficacia il senso di “viaggio” evocato dal titolo. Un tributo intelligente a un’avventura culturale troppo spesso dimenticata.
Architetture dagli archivi del MAXXI – Il Foro Italico di Enrico Del Debbio, a cura di Ariane Varela Braga e Carla Zhara Buda si inserisce in un filone di ricerca importante, volto a rileggere criticamente l’eredità dell’architettura razionalista italiana. L’approccio archivistico è puntuale e ben documentato, anche se talvolta eccessivamente accademico. Resta comunque un’esposizione di rilievo per studiosi e appassionati del settore, capace di sollevare interrogativi cruciali sul rapporto tra forma, ideologia e memoria urbana.
Un programma che nel complesso merita attenzione e offre molteplici spunti di riflessione su come arte e architettura raccontano il nostro tempo.