C’è una linea sottile, quasi impercettibile, che unisce il respiro arcaico della Murgia alla contemporaneità rarefatta dell’opera d’arte; un confine che Marco Tagliafico, vincitore della sezione Fotografia e vincitore assoluto di Arteam Cup 2023, ha saputo rappresentare in seguito al periodo di residenza svolto a Matera, presso I Tre Portali, alla fine del 2024.
Durante la sua permanenza in Basilicata, Tagliafico ha percorso – guidato dalla gallerista Monica Palumbo – luoghi in cui la terra parla la lingua del tempo, lasciandosi guidare da paesaggi, come i calanchi di Pisticci, in cui l’erosione ha scolpito un teatro naturale di polvere e silenzio. In questi solchi, incisi come rughe antiche nella pelle del mondo,l’artista ha riconosciuto una topografia della memoria: ogni crepa, ogni affioramento fossile, diventa traccia, scrittura profonda di un tempo geologico che si fa poetico.
Aperta al pubblico fino al 15 giugno presso la Momart Gallery di Matera, Superfici di marea non si limita a rappresentare il paesaggio lucano, ma lo attraversa, lo assorbe e lo restituisce trasfigurato, come un’eco di memoria tra il fossile e la visione.
Con la curatela di Matteo Galbiati, la mostra si presenta non solo come restituzione del progetto di residenza artistica,bensí come esperienza multisensoriale in cui il vuoto, il suono e la luce si intrecciano per offrire una riflessione profonda sulla natura dell’immagine e sulla percezione della realtà.
Ed è dalla materia, viva e antica, che si origina il lavoro di Tagliafico, un ibrido raffinato di tecniche fotografiche e materiali non convenzionali. La cianotipia – con il suo inconfondibile blu siderale – e la stampa ai sali d’argento si fondono con supporti come tela, vetro e acciaio, creando superfici che oscillano tra opacità e riflesso, tra impronta e apparizione. Il blu, cifra distintiva della sua poetica, si addensa e si stempera accanto alle tonalità ocra del paesaggio lucano; qui, il cielo e la terra, si raccontano a vicenda, intrecciandosi e dando vita ad una esplorazione temporale.
Ma ciò che cattura della ricerca di Tagliafico è la sua capacità di dissolvere i confini tra immagine e materia, tra documento ed evocazione. Il paesaggio, sotto il suo sguardo, non è mai puro scenario, ma organismo sensibile:l’immagine non mostra, suggerisce; la superficie non rappresenta, accoglie. Le opere diventano così spazi liminali dove convivono tracce marine del Cretaceo e orizzonti interiori, geografie reali e cartografie dell’anima.
Come sottolineato dal curatore della mostra Matteo Galbiati, il paesaggio in Tagliafico non è solo “fotografico”, ma risulta attraversato da una qualità pittorica che ne altera le coordinate percettive. Nelle sue opere il colore vibra, le forme emergono e si sottraggono come ricordi che affiorano in sogno; ogni opera è una sospensione, un invito a smarrire ilgiudizio abituale per lasciarsi interrogare da ciò che resta inafferrabile, come una rivelazione in bilico tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere.
Superfici di marea si presenta come un viaggio attraverso un tempo sedimentato nella pietra, trasfigurato dalla luce, in cui ogni lavoro appare come una soglia, una finestra aperta su un mondo dove il paesaggio non si contempla, ma si attraversa con lo sguardo, con la memoria e con il corpo. L’allestimento, pensato
in sinergia con lo spazio espositivo, riflette l’approccio sperimentale dell’artista e ne amplifica la tensione poetica in un delicato intreccio tra fotografia, pittura e scultura volto ad esplorare la frantumazione della percezione visiva.
In un’epoca di immagini sovraccariche e transitorie, Marco Tagliafico ci offre qualcosa di raro: la possibilità di rallentare, di entrare in risonanza con la materia del tempo, di ritrovare – nel silenzio di un blu profondo – le radici geologiche del nostro stesso sguardo.










Installation views Marco Tagliafico. Superfici di Marea, photo credit Antonio Notarangelo, courtesy Momart Gallery