The subject matters viene traslato con la specifica intenzione di voler valorizzare l’infinitamente piccolo o anche tutto ciò che appartiene al nostro quotidiano, al vissuto, al déjà vu, a ciò che la normalità della vita ci mostra e che, aldilà dell’apparenza, ci rivela un livello più profondo. In poche parole, la scelta del soggetto ha un valore, conta. Il curatore, nel testo critico che accompagna l’esposizione, vuole evidenziare proprio lo sguardo sull’ordinario, sul valore acquisito dal paesaggio quotidiano quando l’oggetto diventa protagonista a tutto campo e, quantunque marginale, acquisisce un potere narrativo, una valenza che supera l’immagine stessa. Non a caso il curatore cita l’esempio di Giorgio Morandi che, come diceva Francesco Arcangeli, era capace di conferire una dimensione esistenziale alle sue nature morte che diventano una sorta di meditazione sulla condizione umana. Questa “metafisica quotidiana” traspare negli scatti di Guido Guidi che, aggirandosi nella campagna di Chiesuola, frazione di Russi in provincia di Ravenna, riesce a far vibrare le corde più profonde della percezione mostrandoci, semplicemente, ritagli di finestre, porte, o dettagli di squisito valore. Certo i suoi maestri sono Italo Zannier e la grande scuola di fotografia di reportage che richiede la menzione almeno di Luigi Ghirri. Guidi, nato a Cesena nel 1941, è un fotografo di paesaggio davvero straordinario. Le sue fotografie, insieme a quelle di Ghirri, Basilico, Jodice e molti altri, sono state pubblicate in “Viaggio in Italia”, ristampato nel 2024 da Quodlibet, a quarant’anni dalla sua prima edizione, e i suoi scatti appartengono davvero alla storia della fotografia. Professore di Storia e tecnica della Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, Guidi e Ghirri in certo modo erano allineati nel portare la fotografia allo stesso livello dell’opera d’arte. Guidi ha iniziato a fotografare quando aveva 15/16 anni ed è passato al colore nel 1984. Ha seguito i corsi di Bruno Zevi, Carlo Scarpa e Luigi Veronesi allo IUAV di Venezia ed ha esposto nei principali musei italiani e internazionali, da New York a Parigi alla Biennale di Venezia. Gerry Johansson, fotografo svedese, presenta da Viasaterna una serie di foto scattate tra il 2019 e il 2021, tratte dal suo libro Spanish summer del 2022 in cui ci propone ritagli di paesaggi urbani di piccole località spagnole. Un reportage, realizzato con la sua biottica 6×6, che ci restituisce il sapore di quei luoghi ponendo particolare attenzione al taglio fotografico.




Il progetto di Takashi Homma, New Waves, iniziato nel 2000, consiste in un gioco temporale che è al contempo una sfida. Un appuntamento con un luogo dell’anima, un’inquadratura fissa che ha la capacità di essere sempre nuova. Il soggetto è il mare delle Hawaii, nella Costa Nord di Oahu, sempre uguale ma, perennemente, diverso. Terri Weifenbach ci propone inquadrature realizzate a Parigi tra il 2019 e il 2021 che hanno come soggetto le piante del Jardin des Plantes, il più grande orto botanico parigino, e nel parco di Buttes-Chaumont che custodisce specie rarissime. La scarsa profondità di campo di alcune foto e le velature di colore trasformano le immagini in quadri di grande suggestione che sanno attingere alla dimensione onirica. Vanessa Winship ci propone vedute dal suo ultimo libro, Snow (Deadbeat Club, 2022), che ci porta nel Midwest americano. I paesaggi congelati della fotografa britannica hanno la capacità di portarci in quei luoghi freddi che hanno una grande forza evocativa. Gli alberi spogli, le capanne di legno ma anche i tre spazi pubblicitari non ci parlano di desolazione ma ci portano a meditare sul nostro presente, sul valore che possiamo attribuire alla normalità quotidiana.