The Spanish Steps Revisited. Margherita Morgantin Locate Neutral Point. ph credit D'Appollonio photography

The Spanish Steps, Revisited

Roma celebra il tricentenario della Scalinata di Trinità dei Monti con The Spanish Steps, Revisited

In occasione del trecentesimo anniversario della Scalinata di Trinità dei Monti (1725-2025), Roma rende omaggio al suo simbolo senza tempo con la mostra The Spanish Steps, Revisited, ospitata alla Keats-Shelley House dal 1° maggio al 1° novembre 2025. Curata da Luca Caddia e Fulvio Chimento, con Ella Francesca Kilgallon e Carlotta Minarelli, e realizzata in collaborazione con American Academy in Rome e British School at Rome, l’esposizione invita artisti e architetti internazionali a reinterpretare questo capolavoro di Francesco De Sanctis (1723-1726), ponte tra Piazza di Spagna e la chiesa della Trinità dei Monti.

Un patrimonio conteso tra Francia e Papato

La genesi della scalinata affonda in secoli di tensioni diplomatiche. Già nel 1494, il terreno sul Pincio fu acquisito da un patrizio veneto e due francesi, mentre il convento della Trinità dei Monti divenne teatro di rivendicazioni franco-papali. Nonostante l’assenza di basi documentali, nel 1553 Papa Giulio III impose che il monastero ospitasse solo monaci francesi. Nel Seicento, il diplomatico Étienne Gueffier finanziò il progetto iniziale di Orazio Torriani, ma i tentativi di Luigi XIV di imporre una statua equestre in Piazza di Spagna furono bloccati da Alessandro VII Chigi. Solo con i “concorsi clementini” di Papa Clemente XI si giunse alla soluzione di De Sanctis, sintesi armoniosa di forme concave e convesse ispirata a Borromini e Specchi.

La mostra: dialogo tra storia e visioni contemporanee

L’esposizione si articola in due sezioni complementari. La prima, storica, ricostruisce le vicende del pendio del Pincio attraverso documenti come il disegno attribuito a Plautilla Bricci (1660), unica architetta donna del Seicento, e quello di Giacomo Della Porta (1568). Tra i pezzi di spicco, un bozzetto di Gian Lorenzo Bernini per la statua equestre di Luigi XIV (Museo Civico di Bassano del Grappa) testimonia il fermento artistico dell’epoca.

La seconda sezione, contemporanea, propone una riflessione audace: oltre 25 artisti immaginano interventi alternativi, dal pratico al visionario. Opere come PAX (1995-2025) di Alfredo Pirri, il Pincian Mound di Thomas McLucas, o 327 Steps di Elisabetta Benassi esplorano linguaggi ibridi, dal video alla performance. Artisti come Stefano Arienti, Patrick Tuttofuoco, Manuel Aires Mateus e Margherita Morgantin, molti in residenza presso le istituzioni partner, ridefiniscono la fruizione del monumento, promuovendo un’esperienza contemplativa contro la commercializzazione del patrimonio.

Uno spazio neutro che unisce epoche e culture

Come sottolinea Luca Caddia nel saggio “Due forze quasi uguali e contrarie”, la scalinata incarna uno spazio neutro, dove le tensioni storiche si placano nell’anfiteatrino centrale, metafora di riconciliazione. Oggi, questo stesso spazio diventa palcoscenico per riflettere sulla gestione dei beni comuni. La mostra, completata da una pubblicazione tematica, non celebra solo il passato, ma riscopre figure dimenticate e immagina nuovi dialoghi tra arte e spazio pubblico.

In un’epoca di dispute identitarie, la Scalinata si conferma luogo d’incontro universale, dove storia e creatività si fondono attraverso il potere trasformativo dell’arte. Il progetto espositivo lancia un monito per il presente e per il futuro: i monumenti non sono reliquie, ma spazi vivi, da contemplare con rispetto e reinterpretare attraverso l’immaginazione.

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