L’esposizione The Milky Way giunta alla settima edizione, promossa dalla Fondazione Beta, con il patrocinio della Reale Ambasciata di Danimarca, ideata fin dagli esordi da Damiana Leoni che cura anche la manifestazione odierna, ha finalità benefiche ed è votata alla raccolta di fondi per le attività dell’Associazione Pianoterra ETS. “Sostenere le famiglie che vivono in condizioni di precarietà sociale ed economica, attraverso un patto di reciproco impegno e responsabilità per la conquista di una nuova autonomia”, è lo scopo di Pianoterra, che ‘accompagna’ la genitorialità e offre momenti educativi, facilitanti una crescita serena per l’infanzia.
Il progetto espositivo, ospitato dal 2014, anno di nascita, in prestigiose gallerie italiane, è accolto in quest’edizione da Galleria Continua ed ha quest’anno come tema fondante quello dello ‘spaesamento’, stato d’animo conosciuto da chi varca le soglie di Pianoterra, nonché denominatore comune del lavoro degli artisti, esplicatosi attraverso la domanda: “Dove sono?”, voluta dalla curatrice.




THE MILKY WAY 07, exhibition views Galleria Continua San Gimignano, A group fundraising exhibition created by Damiana Leoni for Associazione Pianoterra, Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, Photographer: Ela Bialkowska, OKNO Studio
Espressioni e linguaggi diversi, quanti le singole ‘voci’ dei presenti, compongono un percorso di forte intensità, con opere il cui introito economico, percepito dalla vendita, servirà alla creazione di spazi ludici nel nuovo centro comunitario di Napoli che inaugurerà nel 2025. Ascolto, partecipazione, solidarietà sono i valori condivisi dagli artisti che hanno accettato di entrare nel progetto; i loro nomi sono: Alberte Agerskov, Ai Weiwei, Massimo Bartolini, Pascale Birchler, Barbana Bojadzi, Carlota Bulgari, LETIA-Letizia Cariello, Loris Cecchini, Costanza Chia, Alba Clemente, Michelangelo Consani, Ala D’Amico, Bianca D’Ascanio, Jonathas De Andrade, Matt Dillon, Luca Federico Ferrero, Carlos Garaicoa, Shilpa Gupta, Camille Henrot, Priya Kishore, Andrea Mauti Sabrina Mezzaqui, Seboo Migone, Rudi Ninov, Hans Op De Beeck, Ornaghi & Prestinari, Giovanni Ozzola, Valentina Palazzari, G. T. Pellizzi, Tobias Rehberger, Arcangelo Sassolino, Manuela Sedmach, Serse, Bernardo Siciliano, Nina Silverberg, Marta Spagnoli, Tommaso Spazzini Villa, Pascale Marthine Tayou, Eugenio Tibaldi, Giorgio Van Meerwijk, Alejandra Varela Perera. Le opere esposte, di pittura, scultura, fotografia e installazione, intessono un dialogo significativo fatto di rimandi e costanti allusioni, come all’interno di un viaggio complessivo che è metafora della condizione umana. Varie sono le possibilità di interpretazione dei lavori nel loro insieme, sia quella suggerita dalla sequenza espositiva voluta dalla curatrice, sia molteplici altre letture che in un dialogo interattivo sono immaginate e sentite dai visitatori. Rilevanti, in rapporto alla memoria della nascita, sono il nido di Camille Henrot, la culla di LETIA-Letizia Cariello, mentre il senso di appartenenza, quale momento di vita si ritrova nelle opere, tra le altre, di Costanza Chia, di Seboo Migone, di Ai Weiwei, di Alberte Agerskov, fino al dittico di G.T. Pellizzi e alla suggestiva immagine di Giovanni Ozzola. L’infanzia è un altro motivo presente e rinvenibile nella sorprendente fotografia di Pascale Marthine Tayou o nelle composizioni di Eugenio Tibaldi; il rapporto con la natura emerge invece, nei lavori, fra gli altri, di Giorgio Van Meerwijk, di Ala d’Amico, di Bianca d’Ascanio, e anche in quello di Jonathas De Andrade. La condizione interiore dell’essere sembra connotare altre opere, quali quella di Massimo Bartolini, di Marta Spagnoli, di Carlota Bulgari, di Ornaghi& Prestinari, di Arcangelo Sassolino e di Serse, fino a Loris Cecchini e a Michelangelo Consani, di cui Must be seeing Things NR.17, 2023 del primo e The Perfect Day del 2021 evocano levità e forte presenza comunicativa e sembrano riportare il dialogo a quello già instauratosi nelle personali dei due artisti, allestite fino al 10 febbraio a ieedificio 57, lo spazio inaugurato a settembre scorso nel centro di San Gimignano. Resilienza, infine, come quella della foglia secca installata nella cornice di un teatro appositamente costruito , del 2019 , di Spazzini Villa, e poesia come nell’ haiku 8 (J. L. B.) del 2018, racchiuso in una teca di vetro, di Mezzaqui, esprimono un sentire raccolto e delicato che funge da collegamento ideale.





Marta Spagnoli, Fantasmata, 2025, Vedute generali della mostra, Galleria Continua, San Gimignano Cortesia: l’artista e GALLERIA CONTINUA, Foto: Ela Bialkowska, OKNO Studio
In Fantasmata la personale della giovane artista Marta Spagnoli (Verona 1994), aperta fino al 22 aprile, sono esposte una serie di opere inedite realizzate nel 2024, in cui l’artista esprime la forza e la potenzialità dell’immagine da lei indagata. La parola “fantasmata”, come recita il titolo, è desunta dalla filosofia occidentale e correlata al mondo fantastico e immaginario, ad evocare nell’ utilizzo che ne fa Spagnoli la pausa improvvisa nella ‘danza’ di immagini, l’arrestarsi in un attimo di sospensione, per riprendere poi, in un ciclo che in teoria potrebbe diventare infinito. Proprio questa triade di dinamismo, pausa, ripresa caratterizza l’opera dell’artista nelle ampie tele dalle vivaci cromie che sembrano volteggiare sulle superfici, come ad esempio in Fantasmata I, II, III, in un richiamo onnipresente al mondo coreografico e della danza. Nella sospensione temporale del presente la memoria visiva va al passato e guarda al futuro, perché la categoria del tempo è fondamentalmente, nello spazio del quadro, portatrice di senso. Allo stesso modo pur nel vortice del moto e dei segni fluttuanti vi è un ordine in queste tele, come se lo spazio pittorico fosse il luogo dove tutto risponde a una precisa ideazione del dinamismo da compiere. Ed è poi nel rapporto con forme organiche o marine, come nella serie di opere titolate Algae, dalla numero IV alla VIII, l’originario stato di caos entropico si trasforma in ordine e forma, mediante aggregazioni e stratificazioni di segni che emanano energie dirompenti e vitali.
Ruvido Umano è il titolo dell’ultima raccolta di poesie pubblicata da Gualtieri e dello spettacolo tenutosi nell’ex cinema, dove la scena è rappresentata dall’installazione di Sabrina Mezzaqui dedicata alla parola, e, particolarmente, ai versi di Mariangela Gualtieri, con la quale in più occasioni ha collaborato. Molte sono le liriche recitate dalla poetessa, contrappuntate dalla musica elettronica e dal canto di Lemmo, intervallate da momenti di profondo silenzio nei cinquanta minuti di azione, in un dialogo vivo fra i vari linguaggi. Lo spettacolo è prodotto dalla Valdoca, il gruppo teatrale fondato dalla Gualtieri stessa e da Cesare Ronconi nel 1983, che ha avuto ed ha una particolare rilevanza a livello internazionale, al pari degli altri storicizzati gruppi fra gli anni Settanta e Novanta del secolo scorso, facenti capo a grandi drammaturghi, quali Jerzy Grotowski, Tadeusz Kantor, Judith Malina e Julian Beck, Eugenio Barba, Peter Schumann e altri.
In Ruvido Umano l’evocazione di un ‘noi’ che, come recitano alcuni versi: “Ancora non capiamo / e ci agitiamo troppo. / Ancora guerreggiamo”, rende la poesia specchio ed espressione del presente e della storia che noi tutti condividiamo; nello stesso tempo il connubio di oralità e suono, di voce recitante e canto innesta il senso del rito come dovette essere nel mondo greco, agli esordi della poesia e del teatro.
Nell’evento del 26 gennaio, organizzato dal Comune di San Gimignanoe dallaFondazione Musei Senesi, tenutosi nella Sala di Dante del Palazzo Comunale e titolato VIS À VIS parole,il dialogo con Mariangela Gualtieri, stimolato dalle domande delle studentesse e degli studenti dell’Accademia di Bologna che hanno collaborato alla mostra di Mezzaqui, riprende e si approfondisce entrando nel vivo della creazione. È un ribadire ancora a parole la forza vitale della poesia e quel suo essere ‘onda sonora’ con al centro il silenzio.