A partire dal titolo della mostra, Technoscape (termine inventato dall’antropologo Arjun Appadurai per indicare come la tecnologia possa influenzare la vita delle persone), e da un iniziale riferimento a studi prodotti nel primo dopoguerra dai più importanti centri di ricerca accademici, l’esposizione intende indagare attraverso otto aree tematiche il rapporto tra le nuove scoperte dell’ingegneria strutturale e la visione architettonica.
Se la prima parte della mostra, Gusci sottili, apre l’esposizione mostrando alcuni progetti, come il Sydney Opera House, il Teatro Regio di Torino, la Cappella aperta di Palmira, in cui forme innovative di cemento armato sembrano ricreare la linea arrotondata ma irregolare delle conchiglie, in Campate modulari il visitatore osserva edifici costruiti con elementi architettonici ripetuti come il Kimbell Art Museum di Fort Worth o il mercato Kariakoo di Dar es Salaam. InVolumi sospesi strutture simili a telai fluttuanti (come si osserva dai progetti e dalle fotografie del Broadgate Exchange House di Londra e della Scuola a Leutschenbach a Zurigo, nella quale la trasparenza della vetrata convive con un reticolo d’acciaio) sostengono elementi architettonici aggettanti dall’aspetto iconico.



Nella sezione Edifici alti il visitatore può studiare la struttura prismatica e affusolata della Bank of China o la forma a nastro continuo del CC TV di Pechino, mentre in Strutture reticolari osserva l’incastro meccanico di assi di legno del Museo e Centro di Ricerca GC Prostho, la cui natura si ispira al gioco giapponese del Cidori. In Cupole vengono presentati vari esempi di coperture autoportanti e in particolare è interessante per il pubblico romano osservare il grande plastico, le fotografie e il progetto tecnico del Palazzetto dello Sport di Pier Luigi Nervi e Annibale Vitellozzi, centro sportivo proprio a due passi dal Museo MAXXI. In Materiali alternativi la mostra presenta edifici che sfruttano le potenzialità dei materiali di costruzione per la creazione di strutture uniche come la Chiesa del Cristo operaio e della nostra Signora di Lourdes in Uruguay, patrimonio dell’Unesco dal 2021, in cui il mattone e l’andamento ondulato del disegno architettonico sono i protagonisti.


In Membrane leggere il visitatore osserva i progetti, visiona i plastici e le fotografie di alcuni edifici simbolici dell’architettura del Novecento come lo Snowdon Aviary di Londra e il Padiglione Philips, realizzato da Le Corbusier insieme con Iannis Xenakis per l’Expo’ del 1958 a Bruxelles, le cui concezioni geometriche si ispirano a linee coniche e movimentate. Tecnica, ma non troppo, la mostra permette al pubblico di avvicinarsi a progetti architettonici innovativi studiati nei minimi particolari e lontani dalla logica della cementificazione a tutti i costi. Forse poco accennato il rapporto con il puro pensiero artistico che è alla base delle nuove estetiche costruttive e che avrebbe aggiunto una connessione stringente tra pratica progettuale e immaginazione creativa.

Toccante è il progetto Meiso No Mori Crematorio, esempio di connessione e incontro tra attività ingegneristica e concezione simbolica del luogo da costruire. Grazie alle candide linee sinuose questa “foresta di meditazione” (significato in giapponese del nome dell’edificio) è capace di integrare la superficie di calcestruzzo armato con la natura circostante, evidenziando come queste forme fluide siano espressione profonda di una riflessione sulla morte e sulla spiritualità. Naturale, soprattutto per un pubblico locale, il collegamento con il Mausoleo delle Fosse Ardeatine, monumento contemporaneo e manifestazione di una coscienza identitaria (qui non presentato, ma assolutamente da visitare se ci si trova nella Capitale), che a partire dalla cancellata realizzata da Mirko Basaldella coniuga alla perfezione sensibilità storica, artistica e visione architettonica.

E proprio l’incontro tra il genio tecnico, le discrasie della realtà e le necessità quotidiane, da cui nascono le suggestioni creative dei progetti architettonici, è qui suggellato nella fotografia del bacio tra Alexander Graham Bell e sua moglie Mabel Hubbard Gardiner dentro un aquilone tetraedrico (immagine simbolo della mostra) a dimostrare come la fonte d’ispirazione di questi edifici funzionali e al contempo sperimentali parta sempre dal fattore umano.


Technoscape. L’architettura dell’ingegneria
a cura di Pippo Ciorra, Maristella Casciato
01 ottobre 2022 > 10 aprile 2023
Fondazione MAXXI | Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Via Guido Reni, 4a – 00196 – Roma
lunedì chiuso
da martedì a domenica 11.00 – 19.00
ingresso a pagamento
tel: +39 06 3201954
email: infopoint@fondazionemaxxi.it
sito: https://www.maxxi.art/