ARCO Lisboa
Angela Ghezzi

A fior di pelle: Angela Ghezzi

Di solito a fior di pelle si hanno i nervi. Ma l’espressione, a ben vedere, sottintende un tremore, un senso erotico, carnale. Così almeno la hanno intesa i sei artisti invitati da Angela Ghezzi, gallerista italiana di origine e parigina di adozione, nell’ultima mostra che ha curato presso l’Istituto Culturale Italiano di Rue de Varenne (Salvatore Alessi, Marco Cornini, Daniele Galliano, Alessandra Maio, Leo Ragno, Samantha Torrisi, A fleur de peau, 22 novembre 2022-27 gennaio 2023). La abbiamo intervistata sul suo lavoro curatoriale e sulle analogie/differenze tra Italia e Francia.

Vivi da molti anni in Francia, ma torni spesso in Italia. Quali differenze – o analogie – ti sovvengono tra questi due mondi neanche troppo lontani? 

Sono arrivata a Parigi nel 2012, esattamente 10 anni fa. 

In Italia purtroppo riesco a tornare soltanto per le vacanze estive e quelle natalizie. Dico purtroppo perché l’Italia mi manca molto. Sicuramente ci sono delle analogie tra questi due Paesi, ma anche molte differenze. La lista è lunga e io temo di non essere obiettiva. Il nostro stile di vita “all’italiana” è davvero unico, siamo noti per essere conviviali, eleganti; la nostra gastronomia è per me ineguagliabile… Vedi, sono troppo di parte!!!

In ambito culturale, invece, l’intrattenimento turistico in Francia offre servizi molto più ricchi e ben organizzati rispetto ai nostri; i francesi sanno davvero tutelare e valorizzare il patrimonio artistico. 

Per quasi due anni siamo stati confinati in casa, agli “arresti domiciliari”. Come hanno reagito gli artisti e a questa condizione? E il mercato? Nel frattempo hai aperto la tua galleria online: con quali riscontri? 

Negli ultimi anni, e soprattutto durante il lockdown, il mercato dell’arte ha subìto una vera e propria trasformazione, sia dal punto di vista delle proposte artistiche sia della “smaterializzazione” del mercato stesso. Il digitale è diventato essenziale e le gallerie d’arte online si sono moltiplicate. Il mio sito internet e i social media sono un supporto prezioso per farsi conoscere, ma l’obiettivo è quello di organizzare delle vere e proprie mostre, come A fleur de peau inaugurata il 22 novembre all’Istituto Culturale Italiano di Parigi. L’incontro e il confronto fra artisti e il pubblico è essenziale. Per me le gallerie sono soprattutto un luogo di conoscenza, di socializzazione e di scambio. 

Credo invece che sia troppo presto per tirare le somme, è passato solo un anno dalla creazione della galleria online. Sicuramente questa mostra all’Istituto Italiano permetterà di far conoscere il mio progetto e i miei artisti a un pubblico più ampio.

In Francia, se non erro, vendere arte è più facile che in Italia, e gli artisti hanno tutele che in Italia ci sogniamo. 

Non lo so se sia più facile, ma il mercato qui è in continuo fermento. Parigi è sempre al centro della scena culturale europea, è una piazza importante per l’arte; ogni anno le fiere d’arte parigine sono prese d’assalto da grandi collezionisti e appassionati d’arte, provenienti da tutte le parti del mondo. 

Paris+ di Art Basel ha portato una nuova energia, un nuovo slancio, con un boom straordinario di presenze e di vendite.

Per quanto riguarda la tutela degli artisti, qui in Francia esiste la Maison des artistes, un sistema di affiliazione previdenziale che li sostiene nella loro carriera professionale attraverso l’assistenza sociale, la consulenza, l’informazione e il monitoraggio con le autorità pubbliche.

In A fleur de peau hai invitato sei artisti italiani a riflettere sul corpo. Puoi dirci qualcosa di quest’avventura? 

Ho incontrato Diego Marani, direttore dell’Istituto Culturale Italiano di Parigi, durante un evento. Conoscevo Marani come scrittore brillante attraverso i suoi libri, e un pomeriggio davanti a una tazza di cioccolata abbiamo parlato della possibilità di organizzare una mostra sull’arte contemporanea italiana. Qualche tempo dopo mi ha contattato per darmi carta bianca. Così ho invitato sei artisti di differenti generazioni a una riflessione sul corpo, la sua percezione, il suo posto di fronte alle sfide del mondo moderno e la sua interazione con la società contemporanea. Sono davvero felice del risultato e sono molto grata a Marani che ha creduto in me.

Noto una preferenza per la pittura e la scultura. Un caso o una scelta ponderata? 

In realtà non ho delle preferenze, mi piace tutta l’arte in grado di far riflettere o di emozionare. Senza alcun dubbio nella mostra A fleur de peau l’arte figurativa è la protagonista assoluta.

Progetti per il futuro? 

Mi piacerebbe far viaggiare A fleur de peau in altri Paesi europei, in luoghi insoliti e suggestivi.

E sono già al lavoro per il prossimo progetto come curatrice.

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