Susanna Baumgartner e Fabio Mantegna, partendo da Ezra Pound sviluppano coraggiosamente questo concetto di scoria, di resto, di rifiuto, una attitudine sensibile allo scarto e al frammento proseguita e sviluppata in seguito da autori quali Beckett o Dieter Roth e Björn Roth, Ettore Colla e Cesare Pietroiusti…
Ma va detto che il miglior curatore e storico dell’arte del XX secolo Harald Szeemann, si occupò a lungo dei flebili segnali provenienti da ogni minima testimonianza, lo vediamo oggi a Ascona che ospita ogni traccia minima del Monte Verità e della vita dei suoi abitanti. Quello che vediamo oggi nei musei etruschi o a Pompei, in fondo altro non è che Documento, oggetti di uso comune di un tempo passato che il Tempo ha trasformato in Arte, così incontriamo vasi, tombe decori… Comprendere che tutto ciò che è Umano è in se prezioso, questo è il messaggio di Susanna e Fabio, si rileva che non hanno complessi a confrontarsi con un letterato, bollato antisemita e fascistoide come a suo tempo non ebbe complessi a confrontarsi col poeta, Pier Paolo Pasolini, perché la Letteratura è sempre oltre, l’opera è sempre oltre la persona fisica di chi l’ha fatta. Se alcuni dei maggiori scrittori del XX Secolo come Ezra Pound, Celine e Gottfied Benn, amoreggiarono coi fascismi storici, questo non preclude loro di essere menti sensibili, capaci di dirci con le lettere, qualcosa di indicibile, qualcosa di nicciano, qualcosa che va oltre l’uomo e le contingenza storiche, e pur deplorando questa loro detestabile liaison, nulla toglie al loro messaggio poetico che rischia di restare ‘orfano’ e preda di populismi contemporanei.
Il ‘resto’, lo ‘scarto’ di Susanna e Fabio, sono la metafora di quel tempo delle cose fatte a ‘regola d’arte’, ossia al contrario di oggi dove vige il tempo della obsolescenza programmata. E l’operazione di Susanna Baumgartnter e Fabio Mantegna al Macro Asilo è molto raffinata, infatti presentano un libro di disegni dedicato allo ‘scarto’, dedicato a ciò che resta, ai disegni scartati, esclusi, infine riammessi in un circuito proprio mediante questo volume.
Il volume riafferma un punto di vista troppo spesso definito ‘Outsider’, ma non sono fatti di scarti il giardino di Armand Schultless o la casa del puparo di Cammarata a Messina? Riabilitare la poesia che c’è in ogni singolo segno tracciato dall’uomo, rifiutando il rifiuto, includendo tutto in un fare e farne un libro è una operazione molto interessante e il libro merita sicuramente di essere letto, sfogliato e goduto.
Nicoletta Braga