Strano ma vero… a ruota libera con un artista della Committenza

Il nostro percorso continua con Franco Repetto, e grazie a lui entriamo in una dimensione abbastanza misteriosa, quella del rapporto tra artista e committente. Proviamo a condividere con lui emozioni e pensieri legati a questo affascinante e diciamocelo, molto sofferto mondo dell’arte.

Franco Repetto mi saluta così: Le interessa il mondo della Committenza… bene! Essendo ormai un attempato scultore posso dire che il rapporto tra committenti ed autori mi è piuttosto familiare.

TL – Perché parla di autori e non artisti?

FR – Perché Artista è un termine di grande spessore, e mi piace sostenere tutti coloro che sanno, o comunque tentano di condividere con il mondo una propria idea, una sensazione, un’emozione siano essi Pittori, Scultori, Letterati, Musicisti, Compositori, Architetti, Urbanisti, Grafici, Designer, Ballerini, Coreografi, Scenografi, ecc… non gradisco proprio parlare di Artisti, maiuscoli o minuscoli che siano, e poi a quali criteri dovrebbero ubbidire per essere considerati tali? Non ci sono più riferimenti né classici né accademici, e è ormai acclarato che ognuno è un soggetto a sé con finalità ed obiettivi differenti. L’unico vero parametro é Sua Maestà il Tempo.

TL – Il discorso si fa davvero molto ampio e ci torneremo senz’altro perché ha aperto uno spiraglio su un Universo. Oggi il nostro tema è la Committenza. Che cos’è per lei?

FR – Una pratica magica e controversa non sempre intesa nel modo corretto. Intanto specificherei subito l’esistenza dell’abisso che si pone tra commissionare ed ordinare. Non sono solo due termini ma sono due concetti radicalmente differenti. La Commissione è da intendere come un invito a mettersi in gioco. Di ben altro tenore, decisamente perentorio, è l’ordinazione, e in quest’ultimo caso, la parola stessa non ammette discussione né scambio né ragioni.

TL – Qual è il rischio maggiore?

FR – La dipendenza psicologica e pratica da colui che elargisce i denari. Ad un professionista serio balza subito chiara la levatura culturale e il grado di sensibilità di chi saggiamente “desidera” o di chi ottusamente “vuole”. Tanti anni sul campo mi hanno portato a considerare la saggia committenza come cospicua e imprescindibile parte dell’opera stessa.

TL – Com’è oggi il rapporto con la Committenza?

FR – Molto diverso da quello del passato. La società è radicalmente cambiata, le nostalgiche e storicizzate “committenze” fanno parte di un mondo socio-culturale che non esiste più e comunque non sarebbe più possibile. Chi potrebbe competere oggi con personaggi della statura di Pericle, Giulio II, Keope, Kublay Khan, Giuliano o Cosimo De Medici, Cesare Augusto, Ludovico il Moro sino al gran Sacerdote dell’Isola di Pasqua. Che città sarebbe oggi Atene se Pericle e Fidia non avessero collaborato per concepire una magnificenza come l’Acropoli? Che dire di un’opera immensa come la Grande Muraglia cinese? Che sarebbe oggi un’isola come quella di Pasqua senza le sue illimitate e giganteggianti sculture in durissimo basalto o per tornare a casa nostra, Caserta, senza la sua sfolgorante Reggia?

TL – Esempi lontani tra loro ma concettualmente simili in effetti… anche oggi però ci sono opere grandiose, che forse riguardano più l’architettura Quanto dice non fa che confermare la mia convinzione che la magnificenza di questo Paese si debba ai Committenti, anche se per un errore semantico è prevalso poi il termine mecenatismo.

FR – Forse perché i voleri erano sostenuti ed imposti spesso da un’unica persona potentissima. Oggi tutto questo sarebbe tacciato di comportamento dittatoriale anche nel sostegno economico che, sul nascere, di certo penalizzerebbe l’intera popolazione. Quante cose si potrebbero fare con le somme destinate alla cultura? Vox populi preferisce un ospedale che un triste museo! Meglio curare il fisico che non lo spirito … come se la faccenda non fosse consequenziale. Per cui oggi si va avanti con democratici concorsi pubblici di ogni tipo, di certo corretti e paritari sulla carta ma purtroppo, nella pratica tortuosi, assurdi e, in gran parte, gestiti da incompetenze palesi di comitati tecnici manipolabili.

TL – Non solo bandi e concorsi direi. Almeno per quello che risulta dal suo CV come artista della Committenza appunto. Ci parli delle sue esperienze in questo campo delicato e potente.

FR – Nella mia carriera, lunga e tutt’ora in fieri, posso comunque vantare almeno due incontri davvero privilegiati. Mi fa piacere ricordare una persona davvero speciale che mi disse di aver valutato il mio lavoro da ogni punto di vista fino a giungere alla conclusione di affidarmi un incarico: studiare ed ipotizzare per lui una soluzione artistica che, attraverso il linguaggio a me più congeniale potesse esprimere al meglio il suo sentire. Parlò con molta trasparenza del finanziamento, i termini e finalità. Concluse dicendomi “Ragionevolmente si prenda il suo tempo e mi proponga soluzioni motivate che valuteremo assieme …. Le chiedo di mettere la sua abilità ed intelligenza non al mio servizio ma al servizio di un’opera comune… Le chiedo di raccontarmi ogni suo dubbio e riflessione, ogni suo entusiasmo e fantasioso pensiero in sincera semplicità ed io le assicurerò assoluto sostegno. Sono sicuro che solo in questo modo io potrò ottenere il meglio da lei. Sogno l’esclusivo privilegio di poter ottenere, per la mia causa, la migliore opera di tutta la sua carriera. Ciò che verrà concepito e che nascerà, sarà “la Nostra Opera”. Inutile dire che con questi presupposti mi sono immedesimato nell’operato dei grandi artisti del passato per cui era normale lavorare fianco a fianco con il proprio Committente. Fu un’esperienza eccezionale che mi insegnò moltissimo ma non fu la sola. Ricordo vividamente un anziano e arzillo personaggio che commissionandomi un lavoro, mi fece palesemente capire di aver scelto me dopo attenta valutazione. Mi impose però una regola tassativa. Voleva affiancarmi passo passo perché gradiva imparare, vedere, capire condividere la mia proposta. Era curioso, attento ad ogni passo ma rispettava ilio “spaio” e riusciva a farmi sentire libero nella mia interpretazione. Voleva in sostanza impadronirsi dei miei metodi mentali e condividerli sia per la parte progettuale che per quella tecnico-realizzativa. Un alunno perfetto a cui direi nessun passaggio doveva rimanere oscuro. Non ero per nulla imbarazzato ma invece davvero lusingato. Le domande ci furono e molte, sempre volte al comprendere i “perché”, anche se in Arte spesso i “perché” non esistono. Fu un gran bel lavorare e al termine brindammo assieme come due alpinisti finalmente giunti in vetta. Il suo ringraziamento non fu, come di consueto, per l’opera, ma per tutto ciò che lui scoprì e provò seguendo tale genesi. Quell’opera era stata “vissuta” da entrambi e portava in lei parte delle componenti. Due casi come questi valgono l’intero lavoro di una carriera. Accanto a questi soggetti illuminati ho conosciuto soggetti “ordinatori” davvero irritanti, finti e “piccoli”, per nulla ricchi ma solo danarosi. Persone che volevano una scultura fatta da una “mano” in grado di mettere in solido ciò che a loro svolazzava per il cervello.

TL – Quindi un artista o un autore deve tener conto nel compenso di questo valore aggiunto , il rispetto della proprio modo di vivere l’opera.

FR- Certo, e comunque rispetto e la considerazione devono essere reciproci tanto da diventare un piacere.

TL Scivolando volutamente nel difficile argomento puramente economico, a parte le quotazioni ufficiali, come viene stabilito l’onorario o il compenso?

FR – Sarei un ingenuo ed uno “scultore della domenica” se non fossi altresì convinto che un valido committente, per definirsi tale, non galleggia sulle nuvole ma affronta in modo fattivo l’indigesto ambito del denaro. Un artista nell’immaginario collettivo vive d’arte e d’amore. Non esiste vera Committenza senza esborso economico adeguato. Pagare il giusto prezzo, anche se a volte sostanzioso, rende soddisfatte entrambe le componenti infatti se un autore risulta sottopagato proverà sempre un po’ di rancore che ricadrà sulla propria autostima. Il committente a sua volta, se non economicamente impegnato nell’operazione, si sentirà a disagio cosa che non contribuisce certo alla riuscita dell’opera.

TL – Grazie Prof per questo excursus: quando Autore e Committente diventano due facce della stessa medaglia nasce qualcosa speciale! Raro ma non impossibile!

Tiziana Leopizzi

Architetto, giornalista iscritta all’albo da circa 25 anni, è stata nominata accademico ad honorem per la sua scelta di diffondere i valori dell’arte e della cultura in modo semplice e trasversale. È membro quindi dell’AADFI l’Accademia delle Arti del Disegno, la più antica d’Europa, voluta da Cosimo I e Giorgio Vasari nel 1563, che vanta come primo Accademico Michelangelo. Recentemente nel 2018 è stata nominata Ambasciatore della Città di Genova nel Mondo. Il suo mentore è Leonardo da Vinci il cui CV che non manca occasione di pubblicare, è fonte di saperi inestimabili per tutti noi. Usa l’arte come strumento di comunicazione realizzando progetti in Italia e all'estero.