Loredana Amenta, Alessandro Castagna photograph

Stampare l’arte: Loredana Amenta Parte terza

Stampare l’arte e fare arte non sono operazioni poi così diverse. Entrambe richiedono sensibilità, competenza e passione. Se poi a eseguire il lavoro conto terzi è un artista in proprio, la sua opera potrà leggersi come una vera e propria traduzione; non di una prosa scientifica, ma di una poesia: di un testo in cui, più che il significato oggettivo, conta l’aria tra le parole. Di questo canto segreto Loredana Amenta, titolare di una stamperia d’arte vecchio stampo e lei stessa abile incisore, è interprete residuale. Le ho rivolto alcune domande sulla stampa d’arte, in primo luogo analogica, e sulle prospettive di questo antico e nobile mestiere.

Quali sono gli strumenti e le tecniche cui ti dedichi più spesso?

A Firenze e negli anni ho studiato molte tecniche di incisione su vari supporti. Dirette, indirette, sperimentali, su zinco, su rame e con vari strumenti. Acquatinta, xilografia su legno, litografia su pietra, maniera nera, serigrafia a telaio, bulino, cianotipia e molte altre.

Sin da subito, già dai primi esperimenti a cui mi sono dedicata nella stanza 2×3 in cui tutto ha preso forma, ho approfondito e maggiormente curato l’acquaforte. È a tutt’oggi la tecnica che mi soddisfa e sorprende di più.

Punte, bulini, punzoni che graffiano le vernici. Parti scoperte che da semplici segni diventano solchi scavati come cicatrici e che regalano volti nuovi. Acidi imprevedibili che per quanto gestiti vanno da sé, stravolgendo sovente le texture immaginate. Un lavoro preciso ma dinamico, in continua evoluzione, che si svolge tra progetti creativi costruendo in vari step il risultato finale, l’opera calcografica, pregna di un’anima rara e singolare, legata a tempi meditati, pesati, scelti.

Da poco più di un anno ho avuto la fortuna di scovare nel bolognese e acquistare una importante e bellissima pressa verticale, un’Albion Press del 1846. Una pressa Inglese protagonista della storia e dell’evoluzione della stampa e che ritroviamo principalmente nei musei. Oggi questa nuova sfida si affianca al mio percorso che ne verrà in parte contaminato, arricchito, impreziosito. 

In tempi di imperio digitale, come vedi il domani di questo mestiere?

Non ho mai dedicato molte energie alle previsioni sul futuro, e forse sono ancora in piedi proprio per questo. Se avessi dovuto considerare le statistiche, consapevole che le stamperie storiche oggi in gran parte hanno chiuso, non avrebbe avuto senso aprirne una.

Ciò che mi porta a continuare con poche esitazioni è l’amore incondizionato verso ciò che faccio, e la consapevolezza che questa dedizione è un grande dono perché mi permette di percepire la fatica come esperienza e l’incertezza come sorpresa, non lasciando spazio a tarli controproducenti.

Sono fermamente convinta che tutti noi, chi più chi meno, siamo attratti dal bello, dalle cose fatte bene. E sono sicura che le cose che nascono supportate dalla passione hanno in sé una forza che non passa inosservata, richiede solo tempo per esser riconosciuta, come tutte le cose autentiche.

È vero, l’era digitale ci dona immediatezza, velocità, una grande produzione, quantità. Ci ha abituati all’effimero, al ricambio senza nostalgia, alla leggerezza; ma tutto questo, alla fine, cosa ci lascia?

Rallentare, soffermarsi su ciò che hai attorno, lasciarsi contaminare, riappropriarsi del tempo, dei valori, delle tradizioni che trasudano storia, che completano racconti e offrono radici, appartenenza, sicurezza. Tutti in realtà abbiamo bisogno di questo, basta riconoscere questa urgenza e pretenderla.

Bisogna essere responsabili e consapevoli. Bisogna prendersi cura di ciò che nel tempo ha costruito pilastri saldi e tramandare alle generazioni future anche i vecchi mestieri. È una grande responsabilità.

Quindi si, credo che questo mestiere, come molti altri in cui il pensiero, l’emotività e le mani di chi lo pratica sono centrali, sarà sempre più necessario per non perderci tutti in trasparenti e inconsistenti bolle sparate a velocità supersonica nell’etere.

Sicuramente continuerà ad essere sempre più di nicchia, per pochi appassionati, per gli intenditori, per chi non fa parte della “massa” e ricerca cura, dettaglio. E forse è anche questo che lo rende ancora più prezioso, soprattutto in questo periodo storico.

Il mondo è pieno di cose che stanno bene a tutti, la famosa “taglia unica”. L’incisione non sarà mai la taglia unica di nessuno, né di chi la fa né, soprattutto, di chi la sceglie.

Sono antica? Sono nostalgica, romantica? Forse sì, ma mi inoltro su un sentiero già battuto. Questo mestiere è prima di tutto memoria, ed io sento forte la responsabilità di portarlo avanti nel mio piccolo, perché sarebbe un peccato senza misura arrendersi alla velocità.

Cosa consiglieresti a un tuo apprendista, o a un giovane artista che intenda accostarsi all’incisione?

Durante i corsi ciò che dico sempre ai ragazzi che arrivano in stamperia è: “appassionatevi”. In generale, nella vita, appassionatevi!

Credo che svolgere un lavoro mossi da un interesse e da una passione profonda sia un valore fondante. Accostarsi all’incisione richiede estrema pazienza, soprattutto per un giovane nato in piena corsa tecnologica, poiché ti costringe a fare costantemente i conti con una tecnica avulsa dai ritmi a cui ci costringe la società. Se si sa gestire l’impegno e la pazienza è possibile ottenere grandi risultati.

Lavori in corso e progetti per il futuro?

Ci sono diversi lavori in corso, e questo mi sorprende ancora nonostante ormai io sia pienamente consapevole di ciò che è diventato il mio mestiere.

L’incisione e la stampa delle edizioni richiedono tempi ampi, dilatati. Nel corso dell’anno il numero di edizioni nuove è quasi già stabilito poiché ogni progetto prima che si compia richiede anche mesi.

La richiesta da parte degli artisti e le commissioni per fortuna non mancano; questo implica un calendario fitto di impegni che, se viene stravolto dall’imprevisto… è un grosso guaio. 

Progetti per il futuro? Un libro illustrato. Sarà un lavoro di parecchi mesi che richiederà sia la tecnica calcografica sia la stampa a caratteri mobili in piombo e legno. Sento che verrà bene. Teneteci d’occhio.