L’artista attraverso il medium del disegno ci catapulta in un mondo di grafite strutturata, pittorico e scultoreo allo stesso tempo, popolato di sagome, personaggi e oggetti che assecondano la sua ricerca compulsiva di immagini. Il bianco, il nero e le molteplici sfumature tra questi due estremi, si accostano dando vita a episodi immaginari e surrealisti, che appartengono ad una serie onirica, prodotta ad hoc per questa mostra, che sembra in continuo divenire. In particolare i lavori corrispondono a due diversi formati: enormi carte che scendono in verticale al centro dello spazio, come fossero sipari roteanti, si alternano a disegni più piccoli, in un gioco di pieni e vuoti dal carattere apocalittico. All’interno Mascitti pone il risultato di una riflessione svolta a partire da due concetti fondamentali, il caos e la follia. I suoi scenari urbani e le sue rovine architettoniche in cui ambienta catastrofi assurde, sono sovraccariche di entità mostruose e sospese tra cui non c’è il minimo dialogo, e vi cogliamo la necessità di comunicare le profonde incertezze del presente.
I numerosi e sapienti dettagli che ad ogni sguardo si rivelano all’occhio sono essenziali per la percezione di un incubo labirintico, in cui l’individuo appare pienamente disperso: robot e umanoidi si compattano proprio come in una spremuta, descrivendo un horror vacui che incarna esattamente l’oblio esistenziale contemporaneo. È una dimensione inconscia, che improvvisamente si manifesta in modo concreto e assolutamente reale davanti a noi, mettendoci di fronte alla paura quotidiana del futuro nucleare e soprattutto dell’ignoto verso cui inevitabilmente tendiamo.
Giorgia Mascitti esplora con coraggio e forza i livelli di questo videogioco senza inizio e senza fine, in cui si passa dal mostro marino al dinosauro combattente, dai supereroi metallici che sovrastano le vallate (Io ti vedo, 2023) alle astronavi decadenti. I confini più o meno netti, sfaldati e a tratti geometrici delle sue maschere e degli esseri ibridi evocano icone pubblicitarie, gigantografie fumettistiche che incombono su ammassi di automobili (L’umanità teme sempre ciò che non riesce a capire, 2022) e battaglie aggrovigliate (Non importa quanto siete simili ma quanto non lo siete, 2022; Corri c’è un mostro nella stanza da bagno, 2023).
Le immagini e i soggetti tratti dalla memoria personale e da un’attività di raccolta continua, nutrono il disegno che osserviamo nella Spremuta d’incubo, ispirato anche ai racconti di Labatout e Lovecraft, a metà tra fantascienza e interpretazione claustrofobica, con cui l’artista ci sottopone un mondo bidimensionale e paranoico, pericolosamente vicino alla realtà.
Tutte le immagini courtesy Spazio Sei