Si leva, senza indugio e coglie nel segno, l’alacrità versata dalla sala del teatro di Palazzo Tiravanti, gremita di uditori, sede dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone diretta da Stefania Di Marco.
Tra le sue mura, viene presentata la tavola rotonda (Ri)partire da Frosinone – con la curatrice d’arte contemporanea Valeria De Siero, il docente dell’Accademia di Belle Arti di Roma Claudio Libero Pisano, la docente dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone Loredana Rea, l’artista e docente dell’Accademia di Frosinone Donatella Spaziani e il videoartista e docente dell’Accademia di Frosinone Antonio Trimani e la moderatrice Lara Limongelli – che apre la mostra Sorge il sole, progetto tra i vincitori del bando Lazio Contemporaneo 2022, finanziato da LAZIO INNOVA e curato dall’Associazione per l’arte contemporanea Zerynthia OdV, con il coordinamento artistico di Francesco Giovanetti, la fotografia di Claudia Falcetelli e la documentazione video di Liman Wang.
Sono esposte le opere degli artisti provenienti da diverse Accademie di Belle Arti della Regione Lazio, selezionati dall’Associazione.
La provincia rende percorribile l’espressione che non tange i circuiti governati dal denaro e dalla speculazione e concretizza quegli ideali sintetizzati con il termine “resistenza”. Un’attitudine che ben affiora dal distinto intervento, tenuto dalla curatrice d’arte contemporanea Valeria De Siero alla tavola rotonda di Frosinone, e che rileva l’interrogativo principe che manifesta l’apice di tal tempra, riferendosi a quali siano “i problemi che un artista può riscontrare nel vivere e lavorare in una città come Frosinone, una città che è situata in un’area che storicamente era denominata Terra di lavoro, lavoro agricolo; un’area dove negli anni sono state costruite industrie e dove il lavoro è stato associato a un certo tipo di attività, quale può essere il lavoro dell’operaio o anche dell’agricoltore. …”. La curatrice preme sull’autodeterminarsi degli artisti all’interno del territorio, rendendo manifesto come la città, secondo il rapporto annuale Legambiente, sia la più inquinata d’Italia. Tuttavia, tale passo del discorso innesta una rinnovata fermezza nel rendere, in un tenace proponimento, una così impervia complessità come scaturigine di luce.
Ad accompagnare l’intenzionalità dell’intervento della De Siero, le opere esposte nell’Accademia di Frosinone che negano quel fare flesso verso uno scadente provincialismo e un mercato consumistico per, di contro, stringere quell’inclinazione personale e panica dell’arte che modifica sensibilmente i rapporti di produzione tra artisti e società, in zone ubertose di vita culturale, con la considerazione sulla nostra condizione, traducendo l’espressione ovidiana dell’“artifices qui facit usus adest”, l’esperienza è ciò che rende gli artisti (Ovidio, Arte dell’amore, 2, 678).
Gli artisti Ilare con La Terra dei maiali del 2025 che ci conduce, attraverso la sua installazione con otto sacchi di calce, sapone, foglie di quercia, sangue, acetato di ferro, polvere nera e pietre di marna, idealmente lungo il corso dello storico fiume Sacco e, nella metafora del cammino, induce a esaminare le cicatrici ereditate dalle industrie, causa del mutamento del volto del paesaggio; Angelica Loffreda che, con il filo e il colore, trattiene il momento vissuto nella sua linfatica permanenza, oltre lo scorrere del tempo e costruisce nuovi immaginari avvolgibili nel pensiero e manifesti nel districarsi e avvallarsi del tessuto; Veronica Neri che impiega il sentire più viscerale nell’azione di condensare l’invisibilità dell’obliterato con tracce di quotidianità, nell’epifania dei fiori che sono entità eteree, compagne del percorso che ci accompagna dall’alba fino al tramonto, dalla fine fino al principio. Lo stato naturale e rituale ci accompagna verso una rigenerazione che è trasporto condiviso del profondo che nega un progresso sterile e sordo al sentire umano.

Pescara ieri e Frosinone oggi
Con Sorge il Sole, l’Associazione Zerynthia compie un ritorno all’origine per la pratica di operare nella provincia, in particolare nella sede di Paliano, ove nascono le prime mostre come Accumulazioni, nel 1995, con gli artisti Sol LeWitt, Mario Merz e JanDibbets, o Verso Sud – Perpetuum Mobile (2000-2002) che coinvolgeva i Comuni laziali di Piglio, Valmontone, Paliano, Colleferro e Carpineto Romano, creando un vero e proprio itinerario di arte contemporanea. E, ancor prima, con l’azienda di famiglia Coen & Pieroni, e con l’intervento di Mario Pieroni nella Pescara del ’75.
Il 15 febbraio 1975 infatti si inaugura la Galleria del Bagno Borbonico con l’Allestimento teatrale di Luciano Fabro, con la direzione di Pieroni, sotto l’egida della Regione Abruzzo, della Camera di Commercio e dell’Azienda di Soggiorno, presso i locali in disuso in via delle Caserme 22, luogo denso di storia, già carcere politico durante la dominazione dei Borboni. Scrive Mario Pieroni nel volume Galleria Pieroni, edito da Di Paolo Edizioni, “un carcere dalle dure, disumane condizioni che, tutt’altro che neutro, ha prodotto mostre molto ispirate: la prima quella di Luciano Fabro*, a cui seguono quelle di Jannis Kounellis**, Ettore Spalletti, Mario Merz, Francesco Lo Savio e Vettor Pisani. Pescara negli anni Settanta diviene una città aperta e di fervida sperimentazione sul piano dell’arte contemporanea con riferimento nazionale, in cui galleristi, artisti, collezionisti e appassionati si riunivano in ambienti fattivi come via delle Caserme”. Il decentramento culturale – che fu attuato in quegli anni – segnò il principio della centralità territoriale della Provincia rispetto al dialogo storico-artistico italiano folto e avido delle scoperte e mutamenti culturali, tecnico-scientifici e industriali e in grado di raffrontarsi con il clima internazionale. Come puntualizzano Il Messaggero Abruzzo, in Cronaca di Pescara, e la Gazzetta di Pescara del febbraio ’75, l’iniziativa è assimilabile, per carattere e natura, alle sperimentazioni che parallelamente si svolgevano all’estero, anzitutto in Germania e in Francia, ove i musei di piccole città toccavano l’interesse della scena internazionale, così da abbacinare persino quella divergenza che coinvolgeva Pescara e L’Aquila. Indi, il termine “provincia” abdica compiutamente dalla sua derivazione di significazione spregiativa “provincialismo”. Come evidenziato, oltretutto, dal dibattito su Il Mondo avente per oggetto il “provincialismo giornalistico” che rispondeva all’articolo “La Provinciart”, pubblicato sull’Espresso di Massimo Riva, nell’ottobre del ’75, con parole come quelle di Bruno Corà, tese a dichiarare che i criteri di valutazione dei problemi come quello dell’arte, del lavoro di quel particolare intellettuale che è l’artista, di un suo rapporto con la provincia, della numerosa serie di contraddizioni che emergono tra una certa storia di quegli anni e la pressante domanda espressa da un pubblico sempre più esteso a tutte le categorie e i livelli dell’informazione culturale non fossero sottesi a dar voce alla mondanità, bensì a quel ruolo del lavoro artistico-culturale e dell’artista che può imprimere, rispetto a vecchie strutture culturali ed economiche, una modificazione attua a produrre una visione che trascende ogni barriera geografica e soggettiva, per spingersi fino a un linguaggio d’intendimento collettivo e di poi universale. Sempre in replica su “Il Mondo”, è d’interesse l’intervento di Lucio Amelio che chiarisce come il senso di provincia si sia spostato, in quanto quello stesso luogo oggi si identifica come vero centro creativo dell’Italia ed è, ordunque, ragguardevole interrogarsi su cosa sia la provincia e cosa sia fare un lavoro culturale in provincia.
*/**: Installazioni attualmente in esposizione al MicHub di Pescara



Sorge il Sole
Ilare, Angelica Loffreda, Veronica Neri
A cura di Zerynthia OdV, con il coordinamento artistico di Francesco Giovanetti
Fino al 5 aprile 2025
Accademia di belle Arti di Frosinone, Palazzo Tiravanti – Viale Giuseppe Mazzini, 12 (FR)
Aperto dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 18.00 (segue orari di ingresso dell’Accademia)
su appuntamento
Mail. Accademia: info@accademiabellearti.fr.it – Zerynthia: zerynthia@zerynthia.it
Tel. Accademia: 039 0775 21 11 67 – Zerynthia: 06 494 0893