ARCO Lisboa
Tamara Marino, NOW. Ph Flavia Regaldo

Situ Festival. A Biscari

L’unità d’Italia qualche danno lo ha fatto. Ai tempi dei Borboni, ad esempio, a nessuno sarebbe venuto in mente di cambiare il cognome della dinastia regnante per l’assonanza con “barboni”, né, tanto meno, di ribattezzare una cittadina, la ridente Biscari, per l’altrettanto evidente assonanza con un lemma in purissimo idioma fiorentino. Dopo l’unità, è accaduto. Uno studioso bischerino – o in qualunque altro modo lo si voglia chiamare – è riuscito a cancellare il toponimo del paese natale, inventandosi di sana pianta il passaggio in quelle terre di uno scudiero virgiliano. Da allora in avanti Biscari si chiama Acate. E tuttavia la storia non perdona: chi cerchi Acate sui media, si imbatte subito nella strage di Biscari, non di Acate, uno dei massacri più efferati compiuti dagli americani durante il secondo conflitto mondiale, o in qualche descrizione del castello dei Principi di Biscari. In questi siti affatto anonimi, anzi carichi di storia, si è svolto dall’1 all’11 settembre scorsi SITU Festival, una residenza site specific dedicata alla ricerca sull’identità dei luoghi, curata dall’artista/curatore/personaggio immaginario Giuseppe Stornello. Ne abbiamo discusso con gli organizzatori.

SITU è ormai alla terza edizione: vi siete proprio affezionati alla Sicilia!

La terza edizione di SITU Festival ha preso forma ad Acate, in un piccolo comune situato nella provincia di Ragusa parte della Val di Noto. Abbiamo deciso di svolgere le prime tre edizioni del festival in Sicilia perché crediamo vivamente che sia una terra fertile ancora da scoprire, in cui il nostro progetto ha avuto la possibilità di crescere e trovare la forma che più gli si adattasse. Inoltre, la decisione deriva dalla voglia di investire nel nostro territorio impiegando quel know-how e quelle competenze apprese durante gli anni passati all’estero, lontani dalla propria terra di origine, per trasmetterle e applicarle finalmente in un ampio disegno progettuale. Essendo del territorio è stato più semplice entrare in connessione con persone e realtà affini che già conoscevamo per attingere ad una salda rete di relazioni con la quale è stato possibile produrre e sperimentare.

Siamo sicuramente affezionati alla Sicilia, ma il progetto nasce per essere itinerante e già dalla prossima edizione ci saranno grandi novità.

È stato facile trovare i finanziamenti e le autorizzazioni per quest’ultima edizione?

Trovare i finanziamenti per questa tipologia di progetti è sempre un’avventura. Le realtà coinvolte sono entusiaste e accolgono con curiosità e ammirazione la proposta progettuale, ma al momento di fare i conti con l’aspetto economico ci troviamo spesso in difficoltà. 

Molte realtà del Mezzogiorno vertono nell’abbandono assoluto da parte delle Istituzioni perché non rientrano nel circuito turistico main stream; esse non ricevono fondi o sovvenzioni cospicui da investire in progetti culturali che non siano rodati, così come per quelli che riguardano interventi di restauro, conservazione o di messa in sicurezza per quegli stessi luoghi.

Dal canto loro, troviamo che le amministrazioni comunali non siano sempre pronte per accogliere la nostra proposta poiché risulta essere innovativa per gli standard e al di fuori della loro comfort zone. Per questo motivo tendiamo ad entrare in partnership anche con le realtà private e associative, lavorando come un’unica organizzazione, aumentando la capacità generale di ogni forza messa in campo e centrare gli obiettivi. 

Un aspetto intrigante della rassegna sono stati, a mio parere, gli incontri con Antonio Presti, fondatore di Fiumara d’Arte, e il curatore di FestiWall Vincenzo Cascone, dedicato alla Public History: il futuro si inoltra dal Passato?

Per rispondere a questa domanda ricordo le parole di uno storico dell’arte che parlando del concetto della preesistenza della memoria in ambito artistico affermava che non vi è cultura senza memoria e che l’arte è la più alta espressione della cultura poiché attraverso di essa la memoria si materializza in forme ed opere straordinarie che divengono esse stesse memoria, che attraverso il tempo, l’arte cristallizza. L’arte evoca e vivifica le memorie umane. Si tende a superare continuamente quello che è il passato, partendo proprio da esso, reinterpretandolo secondo i codici della contemporaneità.

Non a caso stavolta i visitatori del castello sono stati accolti dall’ennesima riproposizione del Terzo Paradiso di Pistoletto…

Per noi è stato un grande onore e privilegio aver avuto all’interno del festival il contributo e il sostegno di un grande artista come Michelangelo Pistoletto. È stato sorprendente che un artista dal suo calibro abbia manifestato l’interesse e l’entusiasmo per la nostra manifestazione culturale; la sua partecipazione ci ha permesso di crescere e stimolare l’interesse in un pubblico più vasto.

Oggi è davvero difficile realizzare qualcosa di assolutamente nuovo e che funzioni. Così come per l’artista, anche noi affondiamo le nostre radici e ci serviamo delle conquiste e delle sconfitte vinte dai nostri predecessori. Osserviamo e studiamo il passato per tentare di superarlo e di ripensarlo con uno sguardo rinnovato, capace di leggere e reinterpretare la nostra contemporaneità. 

Tra le buone pratiche di cui avete discusso con svariate realtà del territorio, ve ne è stata qualcuna che vi piacerebbe raccontarci?

È difficile concentrarsi soltanto su una delle tante realtà coinvolte perché ognuna di esse ha un’anima propria e unica.

Si è parlato di arte relazionale e arte sociale, l’arte che innalza le memorie di un luogo creando connessioni tra le generazioni passate e quelle contemporanee, l’arte nel suo uso più utilitaristico intesa come uno strumento che accorcia le distanze e facilita le relazioni, l’arte come riscoperta di un luogo e dei valori passati che modificandosi nel tempo acquisiscono significati nuovi ma attuali, l’arte come eredità, l’arte intesa come quel seme che crescendo fiorisce e irradia di profumo tutto intorno.

Le diversità tra le realtà coinvolte potrebbero essere riscontrate in quelle che lavorano con le persone e quelle che lavorano per le persone. Ciò che le accomuna è l’intento che sta alla base della progettualità e che vede l’uomo come un essere in continua evoluzione che in potenza possiede tutte le caratteristiche per stupirsi, crescere e migliorarsi continuamente. Vi è la volontà e l’interesse di stimolare una crescita nell’uomo e nella collettività con l’intento di creare una comunità sociale mediata dalla bellezza dell’arte. Esse plasmano lo spazio che egli abita e gli oggetti che lo circondano per arrivare come un eco al mondo circostante.

Si tratta di operazioni che intaccano il costrutto della società tentando di dare nuova forma al pensiero e aprire canali di comunicazione inesplorati che tentano di slittare la logica su altri piani di comunicazione e comprensione in cui lo sguardo delle persone verso sé stessi e il proprio territorio si modifica grazie al filtro dell’arte e delle sue plurime forme.

In quest’ultima edizione, oltre ai consueti interventi site specific degli artisti, molta attenzione è stata prestata alle intersezioni con musica e parole: l’arte si configura sempre più come realtà relazionale?

Assolutamente sì, esiste una reale urgenza comunicativa e quindi relazionale; inevitabilmente l’arte diviene un canale. L’artista contemporaneo ha la fortuna di utilizzare a suo favore molteplici linguaggi espressivi che gli consentono di ricreare dei ponti tra ciò che è stato e ciò che sarà.

SITU Festival si pone proprio come un progetto itinerante che esiste grazie alle molteplici relazioni che si vengono a creare: in primis con un luogo che non è fatto solo di spazi e materiali quanto piuttosto dalle persone, dalla storia, dalle tradizioni e dalla logica che ne guida il pensiero di fondo. 

Durante SITU Festival ci si immerge completamente nella relazione, non solo con gli artisti ma soprattutto con il luogo che ci ospita, gli attori coinvolti e la comunità locale, che porta con sé la storia e la tradizione del luogo stesso. 

Starete già affilando le armi per il 2023… qualche anticipazione? 

Con nostra grande sorpresa, abbiamo ricevuto feedback molti interessanti da parte di alcune realtà che vorrebbero coinvolgerci nel proprio territorio. Si tratta di regioni diverse dalla Sicilia, il che ci lusinga e ci entusiasma contemporaneamente. Dopo diversi anni in cui abbiamo tarato il festival sperimentando diverse modalità, non vediamo l’ora di creare nuove sinergie, continuare a crescere e raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.

×