Una medesima sorte, ma con un risvolto ben più favorevole rispetto a quello toccato a musei e fondazioni, ha accomunato l’attività di tutte le gallerie milanesi in questo fine 2020.
Inaugurata e chiusa causa Dpcm, riaperta, richiusa e infine prolungata eccezionalmente fino a fine gennaio 2021, IGOR HOSNEDL – VERA KOX – IN CONVERSATION – CHAPTER #2 mette in mostra una stimolante conversazione voluta dalla Ribot e costruita assieme a Domenico De Chirico.
Capitolo secondo di una prima parte presentata a marzo 2020, il progetto curatoriale intrapreso dalla galleria di via Nöe prevede un crossover di volta in volta dialogante tra due interlocutori selezionati.
E se la prima doppia personale ha messo a confronto il decostruttivismo autobiografico del polacco Przemek Pyszczek (Białystok, 1985) con il quotidiano macrocosmo umano del lombardo Stefano Perrone (Monza, 1985), il giro di boa del secondo round avviene con un duo di artisti d’oltralpe.
Il sonno della ragione genera mostri e ne è ben conscio Igor Hosnedl (Uherské Hradiště, 1988) che, riempiendo le sue tele di languide nature morte e paesaggi, alimenta una costruzione pittorica basata su fotografie personali di sogni ancestrali. Dell’artista ceco This is what you see before you go to sleep (2020) e Night Shift, my Green Boy (2020) accerchiano un’imperturbabile Resting assured (shedding) (2020) di Vera Kox (Francoforte, 1984) posizionata a terra.
La commistione tra natura e intervento umano, elementi e materiali artificiali stanno alla base della ricerca dell’artista tedesca. Reperti contemporanei di un’infanzia fatta di natura, miniere e ferro, le sculture di Kox offrono ai contorni fluidi dipinti da Hosnedl una corrispondenza tridimensionale e la sensualità macabra di rampicanti e moncherini incontra la sinuosità plastica di forme in ceramica saldamente adagiate su pile di comuni pannelli coibentati. Sulla destra un secondo Resting assured (shedding) (2020) ne richiama a sua volta un terzo che, privo del piedistallo isolante e accartocciato tra parete e pavimento, accompagna un roseo Red curtain (2020) di Hosnedl su parete.
Al notturno del piano terra segue l’esplosione del lilla e dei toni rosati del -1.
Come in un percorso iniziatico, code e tubi digerenti mozzati si dispongono sulle pareti in Tower of Babel, Pink Still Life e Tower of Babel, Green Still Life (2020) mentre Tower of Babel, Wolf Mother (2020) siede in trono tra due Resting assured (shedding) di diversa altezza.
In una fase della storia umana contraddistinta da un revival antropocentrico che pone come unico obiettivo la felicità e la realizzazione personali, l’Io individuale si configura ormai come unico metro e sorgente di ricerca e riflessioni degni di essere messi in arte. Come una moderna wunderkammer la Ribot non mette a confronto rarità esotiche ma esistenze umane: le Vergini in trono e i santi non discutono più di teologia, dottrina e dogmi incontrovertibili, l’universale si fa personale e la sacra conversazione contemporanea si fa soggettiva, parcellizzata, opinabile.
IGOR HOSNEDL – VERA KOX – IN CONVERSATION – CHAPTER #2, 2020-2021 – vista – courtesy Ribot arte contemporanea, Milano – photo Giuseppe Cristian Bonanomi
IGOR HOSNEDL – VERA KOX
IN CONVERSATION – CHAPTER #2
dal 30 settembre 2020 al 30 gennaio 2021
Orari d’apertura
Mar-Ven 15-19.30
Sab 11.30-18.30
RIBOT – arte contemporanea
Enrico Nöe 23, 20133 Milano