Sono oltre cento le gallerie partecipanti, poche le gallerie straniere, 17 installazioni e 3 mostre in esposizione, nell’edificio progettato da Massimiliano Fuksas, per la seconda edizione della fiera diretta da Adriana Polveroni.
Organizzata su 3 livelli, la fiera, vede al piano inferiore, oltre al corridoio dove sono state “sacrificate” le riviste, la partecipazione di gallerie con opere storiche, al piano superiore gli spazi del contemporaneo e, all’interno della nuvola, l’area talk. Una prima, notevole, differenza è data dall’illuminazione, sempre artificiale al piano inferiore, alterata dai raggi di sole, al piano superiore, che conferisce diverse letture non sempre gradevoli. Inoltre, con l’oscurità, l’illuminazione appare debole e poco consona. A parte queste considerazioni tecniche la fiera nel complesso ha una sua gradevolezza nei due percorsi nei quali si incastrano le installazioni e le mostre.

Oltre ai consacrati Alberto Garutti, Maurizio Mochetti e Gianni Piacentino, alla Galleria Astuni di Bologna si distingue l’opera di Christian Jankowski. Una tela con uno scarto non dipinto ripropone opere di copisti cinesi cui viene dato modo di scegliere fotografie di opere del ventesimo secolo da riprodurre.
Alberta Pane di Venezia propone il lavoro di Romina De Novellis, al centro dello stand l’impianto scenico di una sua performance (riprodotta in video) e, alle pareti, una serie di autoritratti Polaroid® meravigliosamente incastonati nelle piastrelle di una pavimentazione molto probabilmente cara nei ricordi dell’artista.

Judi Harvest, nello spazio di Beatrice Burati Anderson, installa al suolo un enorme “bozzolo” in vetro, realizzato a Murano dalla stessa Harvest, dal quale fuoriescono piccoli frammenti in vetro, a mo di pietre preziose, contenenti semi di melograno.
Le quattordici tele che l’artista americana Jessica Wilson presenta nelle quattro pareti lilla, tre interne ed una esterna, dello stand della galleria Niccoli di Parma, si presentano come grandi monogrammi, tutti di diverso colore e dipinti con una tecnica gestuale che ricorda l’espressionismo astratto e il primitivismo di A.R. Penck, su una superficie a sua volta imbiancata allo stesso modo, disposti quasi come a comporre un messaggio, scritto in un linguaggio universale liberamente interpretabile dal pubblico, di serenità e ironia.
Il primo approccio con il giovane artista della galleria Shazar di Napoli è quello di avere a che fare con un artista del nord Europa. I toni caldi delle decise pennellate liquide delle due tele dedicate al fiume Nilo lasciano però spazio alla poesia e colori africani, proposti nelle tele verticali, vera origine del sudanese Mutaz Elemam.

Alle indicazioni curatoriali di esporre al massimo 3 artisti, la giovane gallerista nuorese di Mancaspazio (Manca è in effetti il cognome della titolare ma il gioco di parole viene bene vista la piccola dimensione dello spazio a Nuoro) reagisce proponendo 30 artisti sardi con piccole opere, la più grande misura 40×40 cm, che compongono una unica installazione sul fondo nero delle pareti dello stand. I piccoli lavori si presentano con tecniche e dimensioni tutte diverse, particolarmente interessante l’edicola votiva di Maria Giovanna Boscani dove, in una teca in legno e vetro, viene rappresentata una vergine col volto dell’artista e il corpo composto dall’organo genitale femminile disposta su una griglia di blister di pillole anticoncezionali nei quali restano solo quelle del ventisettesimo e ventottesimo giorno.

Di particolare effetto emotivo le fotografie di Simone Cerio da Ceravento. Alle immagini quasi da reportage giornalistico dell’artista pescarese, vengono affiancate le immagini dei cieli rossi riprodotti su carta baritata conferendo alle stesse un effetto pittorico di notevole intensità poetica.




Vincenzo Marsiglia si presenta a Roma in due gallerie, oltre al neon e ai plexiglass specchianti della Galleria NM, la geometria caleidoscopica dell’artista di Soncino è delicatamente proposta alla galleria MLZ Art Dep di Trieste con gli origami di piccola dimensione realizzati su fogli di appunti geometrici.
Vista a Venezia con una installazione della Nomas Foundation, Francesca Leone è presente a Roma con una installazione e un’opera in galleria. In entrambe l’artista romana scompone, forgia, plasma, scolpisce, dipinge la materia marginalizzata, gettata, scartata fino a restituirle una vita poetica. Nell’installazione il soffitto, in verità un po’ opprimente, è realizzato da lastre metalliche, raccolte in discariche, plasmate e dipinte; le tre “rose” della galleria Magazzino hanno invece una poetica incisiva e preponderante che, a dispetto delle dimensioni, ben si collocano nello spazio espositivo.
Protagonista di una performance nella quale cuciva le sue opere direttamente in fiera a The Others Torino lo scorso anno, Harriet Riddell presenta le sue tele disegnate con la macchina da cucire alla C+N Gallery. Il filo nero diventa un segno di matita che tiene insieme le campiture composte da tessuti colorati o stampati.
Le giovani e bravissime galleriste torinesi di A Pick Gallery presentano a Roma i lavori di quattro artisti, Marco De Rosa, Sven Drühl, Jan Muche e Marco Tagliafico, tra loro molto diversi come tecniche e restituzione ma accomunati da un taglio geometrico che si materializza, ad esempio, nella decostruzione mondriana che Jan Muche fa nelle sue piccole opere su tela.
Silvano Tessarollo è il protagonista del solo show alla Galleria Rizzo di Venezia. Abbandonate le sculture plastiche quasi da fumetto in 3d, l’artista di Bassano del Grappa presenta, con la cura di Graziano Menolascina, nuovi lavori su tela nei quali predomina la natura tutt’altro che morta.
Enzo Cacciola da Armanda Gori Arte presenta lavori su tela che acquisiscono la titolarità di sculture con gli incastri metallici che l’artista genovese inserisce per tenere insieme due tele.

La Galleria Giampaolo Abbondio non ha rinunciato all’appuntamento romano (nonostante l’impegno con la fiera che si sta svolgendo parallelamente ad Abu Dhabi). Sulle pareti esterne troviamo due nuovi lavori fotografici di Matteo Basilè oltre ad un “classico” ritratto sempre di Basilè. Eleganza e raffinatezza mostrano la passione del gallerista milanese recentemente approdato a Todi in Umbria.
Claudio Orlandi, presenta un progetto fotografico da Gallerati che difficilmente possiamo e dobbiamo ignorare. Il fotografo romano ci porta all’attenzione del lavoro che, sulle alpi trentine, viene fatto ogni anno per proteggere le nevi dal disgelo coprendo le nostre montagne con teli termici enormi. Le immagini, stampate su carta baritata, assumono un tono grafico da farle sembrare quasi dei disegni a gesso.
Chiara Dynys torna a proporre i suoi libri illuminati nello spazio della galleria Cortesi, l’installazione è parte delle collezioni permanenti della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma; Collezione del Quirinale, Roma; Collezione del Museo di Palazzo Fortuny, Venezia; Collezione del Museo MA*GA di Gallarate.
Il negozio di niente è lo stand di una artista che si promuove da sola con la sua installazione Che cosa desidera? Marcella Vango disegna per il pubblico il desiderio espresso.
Ferrarin Arte di Legnago e Kromya di Lugano, in un unico spazio di grandi dimensioni, propongono opere di Giorgio Griffa, Paolo Masi, Pino Pinelli fra i tanti e i bellissimi quadri mediali di Davide Maria Coltro.



Si intitola Bomba vittoria il lavoro del 2002 di Antonio Riello che Rino e Lara Costa propongono nel loro stand. Un’opera che tragicamente ci ricorda, con le pietre incastonate nella bomba a mano dorata, come economia e guerre vanno a braccetto da sempre.
TVBoy è uno dei tanti writers in esposizione da Deodato Arte, il Totti di San Francesco da Roma ammicca ad un pubblico di fede romanista rappresentando l’ex calciatore con il saio, tre colombi tra le mani e il simbolo della squadra sul petto.
Lo specchio di Silvia Giambrone è una delle 12 installazioni disseminate nella fiera. Si tratta, effettivamente, di una cornice di uno specchio liberty dove la parte specchiante è stata sostituita da una materia bianca dalla quale fuoriescono spine di rovi. In questo caso i raggi di sole conferiscono all’opera un gioco di ombre che ne ripristina la riflessione.

Abituato a sovvertire i termini interpretativi nelle sue opere, Giovanni Termini a Roma, demolisce lo stand della galleria Vannucci. Le pareti, accatastate nei corridoi fieristici, lasciano intravedere i segni della demolizione e gli elementi, quali sedie e tavolo, incastrati tra le macerie. Lo stand a questo punto diventa opera esposta e non più contenitore.

Completano il percorso espositivo, la mostra fotografica Inedite Azioni Joseph Beuys – Keith Haring – Hermann Nitsch. Fotografie di Mario Carbone e Stefano Fontebasso De Martino dalle collezioni della Sovrintendenza Capitolina, Piero Dorazio e il suo tempo e Le opere dell’Eur. “Una apparizione di valori”.
Dunque, unica nota negativa la mancanza di pubblico, almeno nelle giornate inaugurali, e la pessima posizione delle riviste. Confinate nel corridoio d’ingresso, quando il pubblico in entrata non vuole girare con pesi al seguito, vengono totalmente ignorate in uscita visto che il deflusso avviene dalla gradinata principale.