Dinamismo di un giocatore di Basket: Piskv

L’originalità dipende essenzialmente dallo stile. Lo dimostra il lavoro di Francesco Piscu, in arte Piskv: street artist non particolarmente nuovo quanto ai soggetti trattati, ma efficacissimo per la sua capacità di rendere, con armonie cromatiche e tagli dirompenti – una sorta di cubofuturismo in formato gigante – il dinamismo della postmodernità.

Come hai iniziato?

Ho iniziato da semplice appassionato d’arte, sono sempre stato un autodidatta. I primi anni, nel mio paese Canosa di Puglia, mi esibivo in live painting pittorici negli eventi cittadini. Iniziai il 2009 ed avevo 16 anni. Ero anche stato influenzato molto dai graffiti napoletani che guardavo su internet, avevo conosciuto qualche anno prima Rota, un famoso writer napoletano, e con lui scoperto un mondo affascinante. Approdato poi a Roma per gli studi universitari ho conosciuto tanti artisti ed eventi legati all’arte urbana, organizzati da Writers Wars. Con loro ho iniziato ad usare gli spray più spesso, affinare la tecnica e realizzare i miei primi progetti murari di una certa complessità.

Vivi del tuo lavoro?

Vivo ormai da diversi anni del mio lavoro da artista, cercando ogni volta di reinventarmi e realizzare progetti sempre più ambiziosi. Principalmente realizzo murales, ma lavoro anche in studio su opere pittoriche o illustrazioni digitali.

A che ritmo lavori? Immagino avrai scadenze molto ravvicinate…

Lavoro quasi 7/7 per far fronte a tutti gli impegni che la professione mi richiede. Dalla progettazione delle opere alla realizzazione, foto, video, contenuti social e così via. Molto spesso le scadenze sono ravvicinate, altre volte ho diversi mesi per pensare all’opera prima di realizzarla. Il calendario è però molto cadenzato quindi c’è spesso poco spazio tra un progetto e l’altro.

Qualcuno ti segue o gestisci in prima persona i tuoi muri?

Gestisco quasi tutto per mio conto, dai rapporti con clienti o fornitori, all’organizzazione del lavoro, progettazione, realizzazione. Mi è capitato a volte di lavorare con realtà che mi hanno supportato, gallerie o associazioni, specialmente durante i festival.

Un’opera di street art è sempre un atto politico. Hai mai avuto problemi legali?

Non mi è capitato ad oggi di avere problemi legali. Al massimo qualche critica sui social per via di alcune tematiche che possono essere condivise o meno, proprio perché come ben dici l’arte può essere anche politica. Non mi curo tanto delle polemiche, soprattutto quelle sterili e non aperte al dialogo, perché comunque tutte le mie opere sono frutto di un pensiero profondo che condivido sempre al 100%. Non mi aspetto e non voglio che a tutti piacciano.

Qual è l’opera più ‘politica’ che hai mai realizzato?

Forse il ritratto di Silvia Romano realizzato in tempi non sospetti quando l’attenzione sulla vicenda era scesa parecchio. Per fortuna a distanza di pochi mesi da quel murale è arrivata la lieta notizia della liberazione della ragazza. Devo dire che comunque quell’opera è stata parecchio apprezzata ed ha avuto un ottimo riscontro sui social; in quel periodo tutti erano molto preoccupati per la ragazza e non c’è schieramento politico che tenga di fronte a storie del genere.

Uno dei tuoi campi preferiti, è… il campo di basket. Sei molto legato al mondo dello sport.

Sono molto legato allo sport, da sempre, ed il basket è uno dei miei sport preferiti. Ancora lo pratico con gli amici. Ho realizzato diverse opere ispirate al Basket. Dal tributo a Kobe Bryant, alla pavimentazione del campo da basket del quartiere San Lorenzo a Roma insieme a Red Bull, fino al recente murale commissionato da NBA a Roma che celebra i 75 anni della lega americana

Qual è il muro di cui sei più soddisfatto?

Sono sempre soddisfatto delle mie opere nel mentre le realizzo, ma non c’è un’opera che ricordo con più affetto o soddisfazione rispetto ad un’altra. Questo perché guardo sempre al futuro ed alla prossima che realizzerò cercando di farla più bella e ricercata della precedente. Sicuramente alcune opere sono state più impegnative di altre per complessità o grandezza e mi hanno dato parecchie soddisfazioni, quantomeno mi hanno fatto capire come affrontare e risolvere certe situazioni o difficoltà permettendomi di affrontare sfide sempre più grandi.

E il muro più grande e impegnativo?

Ed arriviamo proprio a questa risposta. Probabilmente il lavoro realizzato allo skatepark di Ostia insieme a Red Bull dove ho dovuto dipingere delle superfici per oltre 1500 mq in tempi molto serrati. Sia superfici orizzontali che verticali. È stata una grande sfida portata a termine grazie anche ad un grande team di collaboratori e organizzatori che mi hanno supportato nella logistica e nella realizzazione del progetto.

Quanto è importante per un artista avere uno stile che si riconosce a prima vista?

Credo che sia importantissimo avere un linguaggio riconoscibile, soprattutto per strada. Per far sì che l’osservatore subito associ una certa opera a te. Ovviamente il linguaggio si evolve e deve farlo, non bisogna rimanere statici ma essere dinamici. La pittura è lo specchio della nostra crescita come esseri umani, del nostro essere; quindi è più che normale che muti nel tempo. Ancora più importante è la ricerca che ti porta alla concezione di una certa opera. Quindi lo studio che c’è dietro l’opera ed il suo linguaggio; le ore, i giorni, gli anni che ti hanno portato a quell’opera.

A cosa ti stai dedicando, a cosa ti dedicherai?

Al momento mi sto dedicando molto allo sviluppo del mio linguaggio pittorico, sto cercando di affinarlo il più possibile ed appunto renderlo riconoscibile. Ovviamente senza abbandonare il mio essere, le emozioni e quello che voglio raccontare. Voglio cercare sempre di essere il più possibile fedele a me stesso, ai tempi che corrono e farlo tramite il mio linguaggio pittorico. Spero che questo esca fuori.