Gerhard Merz
Clément Cogitore, Les Indes Galantes (Le Indie galanti), 2017 Video, colore, 6 min. Per gentile concessione dell’artista photocredit Francesco Squeglia

Napoli tra sacro e profano

Il Sol dell’Avvenir, fino al cinque maggio 2025 voluta dalla Fondazione Made in Cloister è ideato, sviluppato  e curato da nonlineare

C’è stato un tempo in cui il Chiostro di Santa Caterina a Formiello, situato in Piazza De Nicola adiacente all’ex Lanificio, era luogo di accoglienza, di fede e di cultura.

In quel luogo oggi nasce la fondazione Made in Cloister e, a dieci anni dalla sua riconversione in un contest storico architettonico unico nel suo genere, diventa uno dei luoghi cult della città di Napoli dove tutto accade tra significati e significanti. Ne sono una prova tangibile le tracce degli affreschi restaurati con minuziosa cura all’interno dell’area perimetrale del chiostro. Questo luogo ha ospitato in passato personaggi della cultura come Lou Reed, Laurie Anderson, Mimmo Palladino e Patti Smith; solo per citarne alcuni tra i più conosciuti. La Fondazione ha già una sua forte identità, con molteplici attività di grande spessore, e riesce a instaurare un dialogo civico con il territorio capace di rendere viva e attiva l’area periferica di Napoli. La Fondazione promuove_avvenimenti per la comunità per rispondere a istanze storiche e contemporanee; in questo modo crea un dialogo oltre i confini geografici.

La mostra Il Sol dell’Avvenir, visitabile fino al cinque maggio 2025 voluta dalla Fondazione Made in Cloister è ideato, sviluppato  e curato da nonlineare – iniziativa curatoriale indipendente, da vita a un nuovo e visionario progetto di rigenerazione urbana. Pensato come un grande libro costituito da tanti capitoli si apre con un primo capitolo di un programma biennale che, attraverso una serie di pratiche artistiche e iniziative di ricerca, avvia una riflessione sull’idea della rinascita, sollecitata dalle catastrofi imminenti e dalle attuali polircisi. La mostra riunisce artisti internazionali le cui opere attraversano l’equilibrio delicato tra creazione e distruzione, speranza e catastrofe.

“Il titolo della mostra, tratto da una canzone partigiana italiana, rielabora il sole non come simbolo di una promessa utopica, perennemente disattesa, ma come una forza ambivalente, generatrice di vita, ma anche distruttiva. La mostra esplora le diverse possibilità di rinascita attraverso le trasformazioni materiali, le metamorfosi identitarie e le riorganizzazioni spaziali”. Poco importa che si tratti di una tavola, una tela o un foglio di carta.

Le opere in mostra raccontano le possibilità di rigenerazione in un mondo post-utopico; investigano come la materia, l’identità e lo spazio possano rinascere – sia attraverso la trasmutazione alchemica, la paternità para-fittizia, sia tramite la riattivazione di storie dimenticate. 

In mostra opere di mountaincutters, Alexandra Sukhareva, Clément Cogitore, Danh Vo, Hiwa K, Anastasia Ryabova, Renato Leotta e Reena Spaulings, ed i nuovi lavori commissionati a Olga Tsvetkova e Carmela De Falco.

L’opera di Olga Tsvetkovaha, creata durante la sua residenza artistica presso la Fondazione Made in Cloister, traccia lo spazio come dubbio: una performance di danza site-specific per una geografia emotiva del quartiere Porta Capuana di Napoli.

Carmela De Falco, l’artista napoletana, presenta due nuovi lavori: Riflettendo Riflettendo la voce, un installazione attivata da una performance che trasforma il Chiostro in un corpo risonante grazie alle voci dei performer che ricordano il passato dello spazio abitato da monaci; e Trasmissione, un’opera scultorea che richiama la storia dell’edificio come parte del lanificio a tracciare quasi un destino di quel luogo un tempo evocativo.

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