Nam June Paik allo SFMoMA

Dall’8 maggio 2021 è aperta al pubblico una grande mostra sul padre della videoart Nam June Paik. Al San Francisco Museum of Modern Art va in scena una mostra che mette in luce gli aspetti principali dell’arte di un interprete di uno dei generi che più di tutti ha indagato le potenzialità di media che vanno oltre quello pittorico.

Più che una semplice mostra, Nam June Paik è un trionfo affascinante di immagini, suoni e colori. Con oltre 200 lavori esposti del visionario artista sperimentale che ha unito arte, musica, performance e tecnologia in modi rivoluzionari e la cui influenza è ancora enorme nell’arte contemporanea così come nella cultura pop e nella musica, l’esposizione permette di scoprirne la produzione e di analizzarne le peculiarità. Uno dei primi artisti veramente globali e transnazionali, Paik ha anticipato e previsto l’importanza dei mass media e delle nuove tecnologie, coniando la frase “superstrada elettronica” nel 1974, prevedendo il futuro della comunicazione nell’era di Internet. Questa mostra, prima retrospettiva dell’artista sulla West Coast, celebra l’approccio collaborativo di Paik, che trascendeva i generi e le tradizioni, evidenziando anche il lavoro innovativo, giocoso e profondamente rivoluzionario e radicale dell’artista. Ribattezzato dalla critica il “padre della videoarte”, Nam June Paik (1932-2006) è nato in quella che oggi è la Corea del Sud e ha trascorso gran parte della sua vita in Giappone, Germania e Stati Uniti.

Artista “ribelle” e controtendenza, si è formato come compositore classico: ha poi cercato di espandere radicalmente i parametri dell’arte del suo tempo, andando contro i rigidi confini tra generi e discipline, considerati intercambiabili dall’artista, il quale ha sperimentato l’uso di una amplissima gamma di media artistici innovativi. Nel corso della sua carriera lunga oltre cinque decenni, Paik ha lavorato con artisti d’avanguardia e popstar; allo stesso modo ha creato un tipo di videoarte rivoluzionaria, installazioni immersive, una serie di robot televisivi, trasmissioni in diretta, opere d’arte partecipative e molto altro ancora. L’artista nato in Corea del Sud è stato un visionario nel vero senso del termine e spesso talmente umoristico e paradossale quasi da non essere preso sul serio. Eppure è stato tra i primi a capire la centralità dei nuovi mass media che avrebbero per sempre cambiato il modo di comunicare e di fare arte. La tecnologia è parte integrante del suo lavoro, tanto che nel 1965 arrivò ad affermare: “Un giorno, gli artisti lavoreranno con condensatori, resistori e semiconduttori come lavorano oggi con spazzole, violini e spazzatura”. Tra le opere in mostra, la bellissima “Sistine Chapel” ruba la scena alle altre grandi videoinstallazioni dell’artista statunitense di origine sudcoreana. Altri importanti lavori in esposizione sono: TV Garden, Merce by Merce by Paik, TV chair e Zen for film (tutti presenti nella guida della mostra). Interviste ai curatori, video e saggi sull’opera di Paik sono disponibili nelle altre sezioni del sito web del museo della città statunitense.

Nam June Paik, che durerà fino al 3 ottobre, è una grande occasione per riscoprire la carriera di uno dei più influenti artisti del 900. Sul sito del museo è possibile consultare una guida della mostra, con informazioni sulle opere esposte e sui punti salienti della carriera del videoartista, grazie ad una attenta selezione effettuata dal curatore di Media Arts Rudolf Frieling e dall’assistente curatore Andrea Nitsche-Krupp.