Malena Mazza
Malena Mazza, L'amore ai tempi di Tinder

Malena Mazza

Malena Mazza, fotografa internazionale (nasce a Bologna, è residente a Milano), video/clip-maker, già assistente di registi cinematografici di qualità e fama, affronta il tema di un rapporto sentimentale di coppia in simultanea, in epoca di pandemia da virus, in due gallerie genovesi: la Vision Quest 4rosso contemporary photography e la Etherea Art Gallery, Palazzo Ducale.

Alla Vision Quest 4rosso contemporary photography, Malena Mazza presenta una mostra fotografica, a cura di Clelia Belgrado, dal titolo L’amore ai tempi di Tinder. Il titolo parafrasa, non senza un’amara ironia, quello di Gabriel Garcìa Màrquez, L’amore ai tempi del colera, del 1985, chiamando in causa, tuttavia, quella nota applicazione registrabile sul proprio smartphone, finalizzata a incontri con possibili partner per dialogare, scambiare esperienze, iniziare forse una relazione sentimentale.Entrambi i titoli non possono non ricondurre, a loro volta, a Camus e alle sue riflessioni nel libro La Peste del 1947. 

In un contesto di indotta distanza fisica e sociale, in tempi di diffusione globale di Covid 19, tuttora in atto, con inevitabili esiti di depressione, solitudine, paura, il desiderio d’amore insieme al terrore del contagio, non cessano di popolare sogni e incubi diurni e notturni dell’umanità. La mostra restituisce, nei volti assenti di soggetti femminili, ripresi in primo piano, avvolti nel cellophane, o immagazzinati tra gli scatoloni di una fabbrica di manichini, una condizione di spersonalizzazione, di emorragia identitaria, di slittamento tra reale e virtuale, di ammiccamento erotico intriso di malinconia e tocchi luttuosi di nero nel make-up degli occhi, nell’abbraccio di una modella a un manichino. Un corpo in carne e ossa, si trasforma in un abito da appendere all’attaccapanni di un armadio, denunciando una rischiosa equivalenza tra reale e virtuale. Il linguaggio ansiogeno dell’informazione massmediatica, le mascherine chirurgiche anti-contagio non fanno che accrescere la diffidenza nei confronti dell’altro, degli assembramenti davanti a locali di svago o spazi di cultura, al punto che i vari social e in questo caso l’applicazione Tinder diventano una valvola di apertura e di sfogo virtuale dall’auto-repressione, inibizione, controllo emotivo, indotti dal terrore del contatto. 

La figura di una Malena Mazza, maggiormente legata al contesto del cinema, dei video-clip, della canzone, dello spettacolo, della pubblicità, dell’Alta Moda, trova un’intensa messa in opera nella sequenza di video, con fondo sonoro del sound designer Reimmortal, presentati nella mostra Breathless/Senza respiro alla Etherea Art Gallery, Palazzo Ducale, Genova, a cura di Virginia Monteverde. 

Particolarmente forte è il video intitolato “Black” in cui una modella dal viso oscurato di nero fissa magneticamente, con i suoi occhi azzurri, lo spettatore, espirando dalle narici e dalla bocca un fumo che riconduce, metaforicamente, al clima irrespirabile e soffocante di un mondo atmosfericamente e viralmente inquinato. Ricorrendo ad una certa sfida erotica, dalla coloritura complice e ironica, Malena Mazza delinea uno scenario che riflette il clima ibernato dei contatti mancati, delle deprivazioni sensoriali e psichiche vissute a partire dal febbraio 2020 e dalla proclamazione del lockdown nel marzo dello stesso anno in Italia. Anche le classiche dichiarazioni d’amore di partner potenziali, suonano vuote e ripetitive come eco di stereotipate frasi fatte.

Un’artista, come Malena Mazza, declina, nella sua opera, un’icona algida del femminile, scaturita da una realtà che, già di per sé, tende progressivamente alla rappresentazione di una maschera o della proiezione di fantasmi del desiderio dell’immaginario erotico maschile e transgender. La sua opera non cessa, con amara consapevolezza, di dare immagine all’anestetico dialogo, nella rete collettivo/connettiva dei social, della realtà di una donna con il suo doppio virtuale. La frammentazione del corpo, nella messa a fuoco di un suo particolare – bocca, piedi, gambe, seno – o di un capo di abbigliamento – tacchi a spillo, mutandine, corsetto, sottoveste trasparente – risponde, nell’opera di Malema Mazza, alla denuncia femminista di una reificazione del desiderio e di una diffusa visione fetish e mercificata della donna in una società consumistica d’Occidente.

Malena Mazza-L’amore dei tempi di Tinder, mostra di fotografie, Vision Quest 4rosso contemporary photography, Piazza Invrea, Genova
Malena Mazza-Breathless, Fermi-immagine dal video “Black”, Etherea Art Gallery, Palazzo Ducale, Genova