Fusti di bambù immersi in atmosfere cubiste dai colori pastello, volti orientali fluttuanti in ambienti domestici alle cui pareti figurano opere di artisti appartenenti al modernismo occidentale, richiami diretti ai capisaldi della cultura europea del Novecento. Questa è la visione di Liu Ye (Pechino, 1964), il quale offre all’occhio del visitatore il proprio universo pittorico in cui l’oriente si mescola con l’occidente, la letteratura si confonde con la storia dell’arte e l’immaginazione dà corpo alla realtà.
La narrazione, frutto di processi di osservazione, memorizzazione e rielaborazione del vissuto personale di Liu Ye, lascia emergere una sottile ma continua tensione dialettica: se da un lato vi è un legame viscerale con le proprie radici dall’altro vi è una profonda conoscenza della storia culturale e pittorica europea.
“Ogni opera è un mio autoritratto”, con questa affermazione l’artista cinese articola la selezione di 35 dipinti realizzati a partire dal 1992 in cui si possono identificare le diverse forze generatrici che hanno guidato il suo fare artistico: si tratta di un viaggio spazio-temporale in cui le tre dimensioni – passato, presente e futuro – convivono e si mescolano attraversando luoghi reali e immaginari.
L’operazione di “storytelling” che propone Liu Ye si sviluppa come un rizoma, seguendo una direttrice orizzontale sulla quale, a intervalli, si formano dei nodi da cui si dipartono altre diramazioni, eliminando così qualsiasi tipo di gerarchia e conservando invece una dinamicità intrinseca, dando vita a nuove connessioni possibili e potenzialmente mai finite, rimanendo fedele al proprio immaginario basato sul contrasto di forme e linguaggi diversi.
L’arte diviene il medium attraverso cui indagare sé stesso e la realtà che lo circonda, risultato della contaminazione e stratificazione di modelli culturali differenti, trasformandosi in motivo di apertura e consapevolezza personale.
Storytelling
Liu Ye
30.1 – 28.9.2020
Fondazione Prada, Milano
Foto: Roberto Marossi