La rassegna intitolata Rio Ari O, Luca Carboni, 40 anni tra musica e arte, vede il connubio tra la musica e l’immagine, esse si manifestano, si intrecciano come forme d’espressione per comunicare messaggi che parallelamente dialogano all’unisono senza limiti e confini, modalità e strumenti che da sempre accompagnano il lavoro dell’artista. Attraverso il suo “sentire” è in grado di produrre opere visive e sonore che emozionano e comunicano i suoi stati d’animo che si rispecchiano negli altri attraverso un muto dialogo. Carboni con questa inedita mostra personale mette a nudo una parte di sé che finalmente svela ai fan e ad un nuovo pubblico.
La mostra ha all’apparenza un titolo bizzarro, ma per chi conosce il suo debutto musicale non si stupirà, poiché le onomatopee che creano il nome della rassegna non sono altro che i primi vagiti della sua canzone Ci stiamo Sbagliando inserita nel suo primo album intitolato “Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film” uscito nel 1984. L’esposizione curata da Luca Beatrice, sidirama in 4 stanze più una wunderkammer, ovvero la camera delle meraviglie, uno spazio magico, piccolo, e allo stesso tempo immenso, in cui c’è davvero di tutto e di più, oltre che i primi testi, i fogli sparsi pieni di disegni, le cassette dei primi provini, la chitarra Eko e tanti altri oggetti, perfino una motocicletta che incarnano l’artista in mostra. Mentre attraversando le altre sale, si possono ammirare quadri che raffigurano parti della città bologese con i suoi lunghi portici metafisici e la figura ricorrente della donna, fonte d’ispirazione per Carboni. Alla fine del percorso vi è un allestimento in chiave pop, con un sound design che comprende canzoni, inediti e audio rubati in studio, copertine dei dischi e appunti di memorie. La mostra svela un vero e proprio back-stage dell’universo artistico di Carboni.
Le parole di Luca Carboni: “la pittura […] ha accompagnato tutti questi miei anni di musica come un diario di immagini e visioni: personale, intimo, privato, mai messo in mostra, fatta eccezione di qualche disegno finito sulla copertina di dischi.”
Nelle opere di Carboni si percepisce la voglia di sperimentare la musica con il colore, far dialogare le tempere con le corde della chitarra e farle vibrare, imprimere note di colore su spartiti di tela. La tecnica pittorica dell’artista si esprime mediante una campitura piatta, quasi cercando di ottenere un effetto di stampa, mentre gli piace utilizzare il colore come se fosse un elemento simbolico. La particolarità dei suoi dipinti è la somiglianza alle bandiere, simboli che hanno sempre attratto l’artista ma egli le “svuota” dal loro originario significato legato ad un territorio fisico e politico, per l’autore i suoi dipinti-bandiera, esprimono uno stato d’animo, privi di confini territoriali. La sensazione che prova l’artista è di creare un qualcosa che può sventolare.
Per gli ammiratori sarà l’occasione per poter vedere, conoscere e approfondire questo inedito aspetto dell’artista, mediante la personale si apre dunque un nuovo canale di comunicazione con il suo pubblico. Ma non è finita qua, poiché nel portico del padiglione in via dell’Archiginnasio, ospiterà una sorta di ghost track della mostra, dall’8 di gennaio 2025 saranno protagonisti gli autoritratti di Carboni, in più sono previsti una serie di incontri pubblici con diverse personalità che hanno accompagnato la carriera artistica del cantante-pittore. Il ciclo di conferenze Rio Ari O incontri, si svolgono presso la Sala Eventi, al Museo: tre sono gli appuntamenti. Dopo il primo incontro già avvenuto lo scorso 28 novembre, si prevede per il 19 dicembre alle ore 18.30 il secondo in compagnia del curatore che racconterà la mostra, l’ultimo di questo ciclo di incontri sarà il 16 gennaio 2025 sempre alle ore 18.30.
