ARCO Lisboa

Le muse inquiete

Cecilia Alemani, in collegamento da New York, ha presentato oggi Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia, una mostra sui passaggi più significativi della storia della Biennale che aprirà il prossimo 29 agosto nel Padiglione Centrale ai Giardini.

“Il titolo – ha spiegato la curatrice del settore arti visive – si riferisce alle muse, le divinità della mitologia greca, che rappresentano le varie discipline artistiche e che qui sono la metafora dei sei settori della Biennale. Ma il titolo è anche un chiaro riferimento all’opera di De Chirico Le muse inquietanti che venne esposto in Biennale nel 1948.”

La mostra proporrà un viaggio nella storia della Biennale di Venezia ripercorrendo alcuni momenti fondamentali del ‘900 in cui la storia della Biennale si è intrecciata a quella dell’Italia e del mondo, analizzando in particolare i momenti di trasformazione e crisi come guerre, conflitti sociali, scontri generazionali e profonde trasformazioni che hanno premuto contro i confini dell’istituzione veneziana.

Le sei discipline vengono quindi messe in dialogo raccontando una storia corale con un allestimento interdisciplinare alla ricerca di nuove interconnessioni.

La mostra è curata per la prima volta da tutti i direttori dei sei settori artistici che hanno lavorato insieme per ripercorrere, attraverso le fonti uniche dell’Archivio della Biennale e di altri archivi nazionali e internazionali, quei momenti in cui La Biennale e la storia del Novecento si sono intrecciate a Venezia.

Cecilia Alemani (Arte), Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro), Hashim Sarkis (Architettura) hanno attinto non solo ai materiali dell’Archivio storico della Biennale e dell’Istituto Luce-Cinecittà e Rai Teche, ma anche ai documenti degli archivi della Galleria Nazionale Arte Moderna di Roma, Fondazione Modena Arti Visive, Archivio Ugo Mulas, Aamod-Fondazione archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, Archivio Cameraphoto Arte Venezia, IVESER Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e della società contemporanea, Peggy Guggenheim Collection, Fondazione Ugo e Olga Levi, Centro Sperimentale di Cinematografia Roma, Tate Modern London.


Le sale

Anni del Fascismo 1928-1945

  • Segretario Generale Antonio Maraini: La Biennale come Ente autonomo.
    Apertura internazionale (mostre estere, nuovi padiglioni nazionali come USA) e fascistizzazione della mostra. Focus sui Futuristi 1926-1942. Le Biennali della guerra (1940-1942) e l’uso dei padiglioni nazionali in quegli anni.
  • Mostra del cinema usata per propaganda fascista con premi a Olympia, di Leni Riefensthal. Visite dei gerarchi nazisti.
  • Musicisti “degenerati” (Krenek, Hindemith, Stravinskij, Bartók) si esibiscono a Venezia fino al 1938.
  • 1934 Il mercante di Venezia di Max Reinhardt
  • 1934 Una Favola di Andersen di Jia Ruskaja

La guerra fredda – i nuovi ordini mondiali 1948-1964

  • Focus Biennale arti visive 1948 – La Biennale della ricostruzione (Picasso, il Fronte Nuovo delle Arti, Mostra Impressionismo, Peggy Guggenheim)
  • Mostra del Cinema: “i non premi” a Luchino Visconti
  • Musicisti russi: Dmitrij Šostakovič, La Lady Macbeth del distretto di Mcensk, e Sergej Prokof’ev, L’angelo di fuoco
  • Bertold Brecht, Madre coraggio e i suoi figli, annullato due volte, nel 1951 e nel 1961
  • Il Mandarino meraviglioso (1955) e New York City Ballet (1956)
  • Robert Rauschenberg vince il premio nel 1964

Il 68

  • La contestazione degli studenti all’apertura della mostra e la contestazione degli artisti per la militarizzazione dell’inaugurazione
  • la contestazione del festival e il controfestival in Campo Santa Margherita nel 1972
  • Focus danza e corpo: Merce Cunningham, Alvin Ailey, Alwin Nikolais

Le Biennali di Carlo Ripa di Meana 1974-78

  • Cambia lo statuto, cambia la struttura: un programma interdisciplinare diffuso in città. Grandi esperti curano sezioni: Vittorio Gregotti, Luca Ronconi, Germano Celant, Harald Szeemann.
  • 1974 Libertà al Cile – Libertad para Chile
  • 1975 Un Laboratorio internazionale: The Living Theater, Grotowsky, Meredith Monk, Accademia internazionale di danza e gli Incontri Internazionali della danza
  • 1975 A proposito del Molino Stucky
  • 1976 Ambiente/arte di Germano Celant
  • 1977 Dissenso culturale in Unione Sovietica e nei paesi dell’Europa orientale.
  • Sofija Gubajdulina

Il Postmoderno e la prima Biennale di Architettura

  • Strada Novissima all’Arsenale di Paolo Portoghesi
  • Teatro del Mondo di Aldo Rossi
  • Aperto 80, curato da Achille Bonito Oliva e Harald Szeemann

Anni 90 e inizio globalizzazione

  • Focus su padiglioni nazionali 1993: Hans Haacke, Richard Hamilton, Kabakov
  • 1997 Biennale di Germano Celant focus Marina Abramovic
  • 1999 Biennale di Harald Szeemann dAPERTutto e nascita del settore Danza conCarolyn Carlson

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