Romeo Castellucci, La vita nuova. Photo courtesy Stefano Triggiani

LA VITA NUOVA

La vita nuova– Special Project per l’edizione di Art City 2020- ha scelto Bologna per il suo debutto nazionale.
Quest’ultimo lavoro di Romeo Castellucci– affermato regista cesenate, fondatore insieme a Claudia Castellucci, Chiara Guidi e Paolo Guidi della Societas Raffaello Sanzio, attiva sulle scene già a partire dalla metà degli anni ’80, nasce da una commissione arrivata dal Centre Pompidou e sviluppata al Kanal di Brussels nel 2018 in un vecchio centro di smistamento della Citroen dalle grandi vetrate (che sarebbe diventato un museo), nel quartiere centrale di Molenbeek, popolato per lo più da immigrati di colore. Ospitato in diversi Festival europei da Vienna ad Atene, risente (nel testo scritto da Claudia Castellucci) di suggestioni evocate da Lo spirito dell’utopia, un saggio di Ernst Bloch che traccia una “ontologia del non ancora” affermando tra l’altro la superiorità dell’artigianato sull’arte. Un’arte debole, quella contemporanea prevedibile ed autoreferenziale ad appannaggio di quegli stessi artisti che rimangono esclusi dai giochi senza neanche essere esposti nei luoghi a loro deputati. Un’arte che dovrebbe abdicare a favore dell’artigianato che ha la capacità di influire nella vita quotidiana in maniera più profonda tanto da migliorarla. Il luogo scelto per questa anteprima bolognese è il Binario centrale di DumBO di Via Casarini: uno spazio industriale, fortemente connotato e suggestivo che celebra un’archeologia della memoria. “Il deposito – osserva Castellucci – di per sé è uno spazio ordinario eppure da questo luogo sbagliato nasce una sorta di riscatto. La banalità in questa opera diventa raggiante.” Il sermone, vero e proprio cuore del testo e citato da uno dei performer a metà dell’azione, è incentrato proprio sulla potenzialità insita negli artigiani di trasformare lo spazio, dando vita ad un nuovo modo di stare insieme, lontano dalle logiche alienanti, dal lavoro stipendiato, dalla politica e dall’arte. La performance si apre tra una coltre di fumo che avvolge il capannone ed un “gregge” d’auto coperte da teli bianchi. Cinque uomini imponenti di colore, vestiti con tuniche sacerdotali candide e scarpe col tacco, muniti di bastone come pastori, compiono azioni dalle forti componenti rituali che si intrecciano con oggetti consueti che assumono chiare valenze simboliche: un grande anello, un ramo d’oro, un teschio, un busto classico, delle arance, dei fiori, un tappeto circolare. Ad un tratto dello spettacolo, uno degli attori inizia a declamare un sermone in francese tra rumori di lamiere, clacson ed il gracchiare di un corvo nero dall’oscuro presagio: “Ici, il n’y a pas de liberté…..” Alcune auto vengono ribaltate dai performer con gesti che di primo acchito potrebbero sembrare di rivolta – ed in parte lo sono – compiuti però in modo gentile, solenne quasi volessero scuotere qualcosa nel pubblico per ridestarlo. Le ruote al cielo della macchina accesa a fine scena esortano infatti  lo spettatore ad acquisire un vedere inconsueto, rovesciato, invitandolo a prendere in considerazione altre strade, punti di vista inediti.

La vita nuova si presenta come un’opera aperta, dai significati molteplici dove le immagini evocano e disorientano, suggeriscono ed occultano, permettendo allo spettatore risemantizzazioni continue. La vita nuova è ora, si tratta di avere quell’immaginazione necessaria per far nascere quello che c’è adesso; qualsiasi luogo, anche il più comune, può essere inventato, ritrasformato, “bisogna” – come è scritto sul testo – fidarsi della materia. Un “arte dell’uso per dare valore a qualsiasi cosa. Suppellettili, ordigni, monumenti portabili. Un prontuario per ornare con solennità la povera vita quotidiana”.

Romeo Castellucci
La vita nuova
Prima nazionale

24-25 gennaio h19- h21

Presso DumBO via Casarini 19 Bologna

Special project ART CITY Bologna 2020
Concezione e regia di Romeo Castellucci, testo di Claudia Castellucci, musica di Scott Gibbons
Con Sedrick Amisi Matala, Abdoulay Djire, Siegfried Eyidi Dikongo, Olivier Kalambayi Mutshita, Mbaye Thiongane

Progetto curato da Lorenzo Balbi, in collaborazione con Istituzione Bologna Musei | MAMbo, Emilia Romagna Teatro Fondazione
Produzione esecutiva di Societas in coproduzione con Bozar, Center For Fine Arts (Brussels), Kanal – Centre Pompidou (Brussels), La Villette (Paris), in collaborazione con V-A-C Foundation
Societas è sostenuta da Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, Regione Emilia-Romagna e Comune di Cesena