Colei che diventerà la più importante donna del Rinascimento, chiamata poi “Prima Donna”, governerà il piccolo e vulnerabile Stato salvandolo via via dalle voraci mire dei potenti dell’epoca. Un risultato incredibile tanto più a quei tempi in cui il clangore delle armi pressoché quotidiano fu chetato dalla sua intelligenza e soprattutto dalla sua cultura.
L’amore per l’armonia e la bellezza le consentirono di mantenere l’indipendenza del Ducato nonostante i paventati fuochi incrociati dei francesi a Milano, la Repubblica di Venezia incombente, il rischio di un’intesa tra il Papa ed il re di Francia e infine l’ascesa del Valentino, Cesare Borgia, il crudele figlio di Alessandro VI.
Perché parlare oggi di Isabella d’Este? Dove sono gli eredi di tanti e tali doni? Non parlo solo della collezione della Marchesa che costituiva un patrimonio vero e proprio ma dell’eredità immateriale della sua strategia politica, i suoi sagaci strumenti restarono inutilizzati. La cultura sebbene sia più ricca e preziosa che mai, oggi è considerata una cenerentola, relegata com’è tra le cose ammuffite, inutili e comunque noiose, mentre l’ignoranza afferma le sue arroganti e incontrovertibili sicurezze. Perchè vox populi che cultura non renda? Niente di più falso! I suoi valori non solo migliorano la qualità della vita ma sono anche strategici ed economici come ci dimostra questa piccola coltissima donna. Conscia che il suo Stato non poteva competere con chi bramava impossessarsene, affina nuove armi. Accoglie artisti, intellettuali e studiosi, i migliori del suo tempo, e ne userà i lumi strategicamente. Si avvicendano o condividono la sua principesca ospitalità Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, il Perugino, Lorenzo Costa, Correggio, G.Battista Guarino, Antonio Tebaldeo, i maestri Girolamo Sextula e Johannes Martin per la musica, Leon Battista Alberti, Raffaello, Tiziano e Giulio Romano le fece un ritratto, Leonardo dopo molte insistenze un disegno preparatorio, ma a loro volta tutti diventavano suoi “ambasciatori”. Ama riamata Mantova, la governa in assenza del marito, capitano d’arme, e poi da vedova come Reggente per il figlio Federico. In sintonia con la Corte dei Gonzaga sensibile all’umanesimo più moderno, potrà coltivare le arti e la cultura. Grande stratega ottenne considerazione dai bellicosi potenti suoi contemporanei, come dimostra il fitto carteggio: papi, principi, re imperatori ma anche artisti e studiosi sono i suoi interlocutori, sempre garbata ma con una energia e una fermezza del tutto stupefacenti. Il suo studiolo si arricchisce di libri e di oggetti d’arte, dipinti è una grande collezionista e una grande committente, ma la dovizia delle sua collezione è una manna per i suoi fini politici.
Cosi riuscirà a rimanere neutrale riacquistando anche la credibilità persino con Re Luigi dopo essersi troppo esposta a favore di Ludovico il Moro. Grande psicologa, concedeva regali favori raffinatezze, e le sue cortigiane, vere e proprie agenti segreti, la seguirono devotissime nella politica che fece sua mediandola dal padre Ercole.
Prima il marito poi il figlio si avvicendarono sul trono di Mantova. Una volta lontana dall’esercizio del potere ricreò una piccola ed efficiente corte nella sua tenuta agricola di Solarolo, in Romagna, facendone uno Stato in miniatura.
Perché non raccogliere la sua importante eredità ? È li a portata di mano
Educazione, armonia e cultura per fortuna più si usano più si moltiplicano.