ARCO Lisboa
Installation view, Luca Massaro, La Notte, 2022, lightbox. cm 70x400x10, Courtesy Viasaterna, Photocredits Carola Merello

La natura fluida delle cose

Duetto di Giuseppe Chiari e Luca Massaro alla Galleria Viasaterna di Milano

Seguendo il pensiero di Donna Haraway il dualismo occidentale fondato su categorie a struttura binaria – uomo/donna, naturale/artificiale, corpo/mente – conduce inevitabilmente al predominio dell’una sull’altra. La figura del cyborg, elaborata dalla fantascienza, può essere vista da questa prospettiva come un modello di riferimento oltre le polarità e come una sorta di metafora della condizione umana del nostro presente. Il cyborg è infatti un organismo ibrido, un essere umano potenziato, che va oltre la biologia stessa e che possiede per definizione la capacità di sopravvivere in ambienti inospitali, come possono essere quelli disegnati da una visione catastrofica del nostro futuro. Negli anni Sessanta, si cominciò ad usare l’espressione cybernetic organism come corrispettivo di una serie di studi compiuti in ambito medico e biologico.

L’arte, che ha sempre avuto il compito di precorrere i tempi, elaborò nello stesso periodo nuove forme di linguaggio in cui avveniva una vera e propria simbiosi tra diverse forme espressive, tali da potersi configurare come vicine ad una forma fluida e capaci di trasmigrare senza possibilità di contenimento. Tra il 1961 e il 1962 George Maciunas coniò il termine Fluxus, indicando un fenomeno che coinvolgeva artisti d’avanguardia, che proponevano happening, performances, concerti sperimentali, sostenendo l’idea di processi creativi, in stretta relazione con la vita, capaci di ibridarsi secondo le diverse modalità creative. L’arte, per Fluxus, si dematerializza e passa dal realizzare oggetti alla creazione di eventi in cui ciò che importa è l’accadere. Storicamente le fondamenta di questo movimento, che non si riconosce in scuole o accademie, sono da rintracciarsi nel Dada, nei ready-made di Duchamp, ma anche nelle sperimentazioni musicali di John Cage che, nel 1952, propose l’opera silenziosa 4’33”. Ciò che distingue Fluxus è l’abolizione dei confini tra artista e pubblico, tra le varie discipline, e la possibilità di inglobare le espressioni artistiche più diverse: il Minimalismo, l’Arte Povera, il Nouveau-Realisme, l’Action Painting, il New-Dada e la Pop Art.

La mostra dedicata a Giuseppe Chiari e Luca Massaro non può prescindere da queste considerazioni. La “musica d’azione” di Chiari prevede l’uso di componenti sonori casuali (foglie, acqua, sassi) che interferiscono con lo strumento tradizionale facendo sì che il dialogo tra il corpo e il mezzo sonoro generi al contempo un’azione teatrale e musicale. Anche le partiture presenti in mostra e le scritte di varia forma e natura sono attraversate da segni, da grafismi, che sconvolgono completamente i modelli comunicativi. Il suono, la parola e il gesto si sovrappongono generando qualcosa di inusitato. Analogamente il linguaggio di Luca Massaro, che si serve dei più diversi espedienti comunicativi, possiede i tratti del Minimalismo e dell’arte concettuale nell’uso della parola che viene percepita come estrapolata dal binomio significante/significato. Il Duetto tra i due, Chiari e Massaro, appartenenti a generazioni completamente diverse tra loro per formazione ed età anagrafica, trova da Viasaterna un punto di contatto nell’analoga libertà di sperimentazione, secondo una visione del mondo che non conosce ostacoli nell’uso di mezzi e modalità creative.

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