Quando hai deciso di diventare uno scultore?
Ho deciso di diventare uno scultore a 16 anni quando, scoperto il legno, ho capito che avrei dedicato le mie attenzioni alla lavorazione di questo materiale.
Hai fatto tutto da solo o qualcuno ti ha insegnato?
Sono autodidatta.
Scolpisci, da anni, i tronchi di legno abbandonati. Potresti spiegarci il perché?
La lavorazione dei tronchi in strada è iniziata ormai otto anni fa e continuo a farla ancora oggi.
Questa attività mi ha permesso di entrare in osmosi con le varie città in cui ho lavorato (principalmente Roma) ed i loro abitanti.
L’idea di riempire la città di questi guardiani svegli 24 ore su 24 mi ha dato un senso di appartenenza e di “controllo” sul territorio: un po’ come Calder negli Stati Uniti, con le sculture metalliche a guardia del suo ranch.
L’idea è quella di ridare una dignità ed un’identità ad un qualcosa che non ce l’ha. Un tronco una volta era un albero, un individuo di sesso maschile o femminile in grado di crescere e vivere fino a 100 e passa anni, in grado di comunicare con i suoi simili tramite le radici e di sopravvivere a stress e sollecitazioni che noi umani non potremmo sopportare.






Come scegli i tuoi soggetti, le figure che ‘innesti’ sui tronchi?
La scelta del soggetto viene completamente suggerita dalle forme del tronco nascoste dalla corteccia; una volta rimosso il primo strato, si rivela l’andamento e la venatura del legno. Come in uno scavo archeologico dei resti di un tirannosauro, bisogna togliere gli strati di argilla indurita senza danneggiare lo scheletro.
Prima di iniziare una scultura, fai degli schizzi o ti lasci guidare dall’istinto?
Gli schizzi vengono realizzati direttamente sul tronco. Solo quando le opere vengono commissionate realizzo un progetto grafico.
Vivi del tuo lavoro?
Sì.

Come ti relazioni con le amministrazioni pubbliche dei luoghi in cui intervieni?
Quando gli interventi non sono autorizzati, le parole chiave sono velocità e silenzio; non ci può essere una comunicazione ufficiale da parte mia poiché l’amministrazione si troverebbe costretta a mandare una volante.
Ho spesso adottato la tecnica di indossare un gilet arancione come gli operai delle ditte di asfalti durante la realizzazione delle mie sculture.
Qual è l’opera più difficile che hai mai realizzato?
L’opera più complessa che io abbia mai realizzato è Golia. Un gigante di 20 metri a testa in giù tirato fuori da un cedro del libano pluricentenario. L’opera si trova a villa Grazioli a Grottaferrata a pochi km dal raccordo anulare.
Quanto è importante per un artista avere uno stile che si riconosce a prima vista?
Secondo me avere uno stile riconoscibile è la conseguenza di un processo creativo sano e graduale.
Credo che una mia scultura sia inconfondibile, principalmente grazie al medium utilizzato.
A cosa ti stai dedicando, a cosa ti dedicherai?
Al momento sto realizzando un’opera nella villa di un privato e contemporaneamente una in strada a piazza Irnerio. Successivamente realizzerò delle opere in Lombardia, in Trentino ed in Sicilia.
