Installation view, Dan Flavin, Gagosian, 2021 Stephen Flavin/Artists Rights Soci

La galleria Gagosian ha presentato due lavori di Dan Flavin a New York

Gagosian ha presentato due nuove sculture dell’artista americano Dan Flavin a New York: “untitled (to Barnett Newman) two” (1971) e “untitled (to Sabine and Holger)” (1966–71).

Nella sua pratica artistica, Flavin ha usato ampiamente tubi di luce fluorescenti per alterare radicalmente e riarticolare lo spazio condiviso dall’opera e dall’osservatore. Allo stesso tempo, è sempre riuscito a mantenere una consistenza formale e materica da un progetto all’altro. Nel fare questo, ha anche circumnavigato le limitazioni imposte dalle armature metalliche, così come quelle imposte dai piedistalli e da altri sistemi tramite i quali ha tenuto in piedi le proprie opere. In questo modo Flavin, assieme a suoi contemporanei come Carl Andre e Donald Judd, ha giocato un ruolo fondamentale nel direzionare il corso dell’arte tra gli anni ’60 e ’70, verso la completa eliminazione della mano dell’artista.

In “untitled (to Sabine and Holger)”, Flavin trasforma l’esperienza dell’osservatore tramite quella che l’artista  Mel Bochner ha definito “una acuta consapevolezza della fenomenologia delle stanze.” L’opera definisce l’intersezione tra i muri e nasconde l’oscurità dell’angolo tra di essi, che sembra quasi sparire. “Sapevo che lo spazio di una stanza poteva essere distrutto e rimodellato, in modo da giocare con esso,” dice Flavin, “tramite l’immissione di illusioni di vera luce, luce elettrica, in giunture cruciali nella composizione della stanza”.

Una delle quattro sculture con lo stesso sottotitolo, “untitled (for Barnett Newman) two” era stata realizzata per la personale di Flavin presso la Dwan Gallery di New York, nel 1971. L’artista concepiva le sculture come dei memoriali, con le combinazioni dei colori che si riferivano alla serie di quattro dipinti di Newman “Who’s Afraid of Red, Yellow and Blue” (1966–70). Così anche per “untitled (to Sabine and Holger)”, le cui autonome qualità informali sono impossibili da considerare indipendentemente dall’ambiente nel quale interagiscono. Saturando lo spazio espositivo con una luce ambientale colorata, “untitled (for Barnett Newman) two” trasforma effettivamente la nostra percezione delle dinamiche interne alla stanza senza alterare la sua struttura fisica. Guardati assieme, i due lavori sottolineano l’interesse di Flavin per le configurazioni seriali.

Dan Flavin è nato a New York nel 1933. Tra le collezioni principali che includono il suo lavoro vi sono il Moma, il Guggenheim e il Whitney Museum di New York, l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington DC, il Museum of Contemporary Art di Los Angeles, il San Francisco Museum of Modern Art, la Tate di Londra, il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, lo Stedelijk Museum voor Actuele Kunst di Ghent, in Belgio; il Royal Museums of Fine Arts of Belgium di Bruxelles, il Musée d’art contemporain di Lione, il Kunstmuseum di Basilea, l’Ho-Am Art Museum di Seul, il Museum of Contemporary Art di Tokyo e il National Museum of Art di Osaka.

Dal 9 novembre al 23 dicembre 2021