La concezione sacrale dell’arte, intesa come strumento di ricerca del Sé e di ricollegamento con gli archetipi dell’inconscio collettivo, l’esplorazione incessante di dimensioni spirituali sconosciute, in un incessante tendere-verso l’Assoluto, l’anelito verso la “pacificazione cosmica” e l “armonia universale” attraverso la riappropriazione del sacro nell’era della “modernità liquida”, l’opera d’arte intesa come indipendente dall’artista, considerato un “medium di forze misteriose” che agiscono sulla sua psychè e come un “messo divino” tra il mondo fenomenico e la sfera dell’invisibile. Sono questi gli elementi basilari che caratterizzano l’opera di Bruno Ceccobelli (Montecastello di Vibio, Perugia – 1952), protagonista della mostra “Ceccobelli anni ‘80”, in corso al Palazzo del Vignola di Todi.
La mostra antologica, organizzata dall’Associazione Culturale Todi per l’Arte e curata Carlo Vanoni, si snoda in otto ambienti contenenti 50 “pittosculture”, quasi tutte di grandi dimensioni, che ripercorrono uno dei periodi più importanti nella carriera artistica di Ceccobelli: gli anni ’80. Un decennio di grande successo per l’artista, trascorso – tra partecipazioni a mostre di livello nazionale ed internazionale – a creare inediti orizzonti pittorici nello studio dell’ex Pastificio Cerere, contesto dell’Officina San Lorenzo e frequentato fin dalla metà degli anni Settanta. L’artista, infatti, è annoverato tra gli esponenti di spicco della Nuova Scuola Romana. Già allievo di Toti Scialoja, fin da giovanissimo Ceccobelli ha coltivato studi filosofici e teosofici, spaziando tra alchimia e misticismo orientale, e sviluppando un forte interesse verso lo sciamanesimo di Beuys, che considera uno dei suoi maestri. La sua ricerca, non scevra dalle influenze della tradizione pittorica umbra e dei grandi artisti del Novecento, tra i quali il conterraneo Alberto Burri, si muove, dopo la prima fase concettuale, nell’ambito dell’astrazione pittorica che sfocia nel simbolismo spirituale: un’ “arte del cammino” che conduce alla scoperta del Sé attraverso il ricollegamento alla sfera (perduta) del sacro.
La pittura materica di Ceccobelli – intensa, corposa, dalle cromie profonde e a volte cupe, densa di rimandi simbolici che toccano anche la sfera del mito – risulta caratterizzata anche da echi New Dada, elementi fondanti del suo “non stile”: lo testimoniano gli assemblage costituiti da “frammenti della quotidianità”, ready made contemporanei che possono essere vecchi pennelli, lembi di stoffe o pezzi di vetro ridipinti e “riconsacrati” nel presente.
La funzione salvifica e sacrale dell’arte nell’ottica di Ceccobelli, dunque, può condurre ad una “riforma del pensiero” finalizzata alla riconnessione dell’uomo contemporaneo – eccessivamente legato al dato fenomenico – con le energie dell’universo. Oltre alla mostra “Ceccobelli anni ‘80” è possibile visitare, nel Museo Lapidario di Todi, il dipinto di Ceccobelli “Voglia” del 1988.
Bruno Ceccobelli Ceccobelli anni ‘80
Fino al 22 settembre 2024
Palazzo del Vignola – Todi