Quello di De Villiers è un linguaggio visivo fondato su materialità, tattilità, tridimensionalità e narrazione. Muovendo dal concetto di installazione, l’artista compone tele, spesso stampate con fantasia mimetica, utilizzando fotografie, privilegiando la tecnica del collage e dipingendo questi assemblage con colori netti e vibranti. Ne risultano messe in scena paradossali del quotidiano in cui i soggetti si mimetizzano fino a cambiare di significato e significante, mescolandosi con oggetti prelevati dalla realtà e con frammenti di esperienze e ricordi.
Filo conduttore di tutto il progetto espositivo, il diorama: la riproduzione in scala ridotta di una scenografia che ricrea diverse ambientazioni, dagli habitat degli animali ai momenti storici, da scene di vita quotidiana a eventi mitologici o fiabeschi. Come nel diorama ottocentesco, il pretesto di mostrare uomini e animali in un contesto apparentemente usuale mette in luce lo scarto e il conflitto tra la realtà e la nostra percezione di essa, il divario tra un evento e il suo racconto, tra ciò che è accaduto e ciò che è possibile ricordare di quell’accaduto, spostando così l’attenzione sul tema della memoria e della sua malleabilità. Tutta la produzione artistica di De Villiers si dipana infatti nello spazio tra visione razionale e percezione emotiva, nel punto di intersezione tra razionalismo e finzione. Mettendoli in dialogo, instaurando un rapporto di muta reciprocità tra nuove e antiche narrazioni, l’artista si interroga sulla nostra relazione con la storia, sulla rappresentazione che tendiamo a darne e sul nostro rapporto con l’ambiente; indaga le radici e il mito e riflette su come il nostro sguardo li modifichi continuamente.
La complessità dell’opera, in tensione continua verso la ricerca di un equilibrio, insieme all’utilizzo di materiali diversi – smalti, glitter, tessuti stampati (di solito stampe camouflage), pizzi, passamanerie – e alla loro decontestualizzazione, mettono in luce il carattere istintivo del processo creativo di De Villiers e l’assenza di certo rigorismo formale, che mette lo spettatore nelle condizioni di farne esperienza non solo visiva ma anche fisica. Quello generato dell’artista è infatti un luogo da vivere più che da contemplare. Il dipinto trascende la sua stessa cornice, considerato elemento di arbitraria rigidità, cifra decorativa senza vita e senza significato, simbolo e agente di una dualità artificiale – visione vs realtà – che deve essere dissolta in una nuova unità all’interno della quale l’opera si erge come entità vitale in un tutt’uno spaziale.
“Spesso penso a me stessa come a una palla di velcro che rotola attraverso lo spazio e il tempo e a cui restano attaccati pensieri ed esperienze” spiega De Villiers. In questo rotolare l’artista crea l’opera d’arte, assembla materiali provenienti da diversi livelli di realtà e diventa, per dirla con Bourriaud (cfr. Inclusioni. Estetica del capitatocene) un direttore d’orchestra, un pastore, un conduttore. “Se si cercasse di descrivere esattamente cosa fanno gli artisti di oggi si dovrebbe scrivere che essi conducono le forme tanto quanto le producono. Quando un artista riunisce in un’unica opera o in un’unica mostra elementi organici, prodotti industriali, suoni, immagini provenienti da fonti eterogenee o da tracce scritte diventa un pastore che conduce un insieme di elementi verso la formazione di un’unità. […] D’altronde, se un’opera d’arte contiene ovviamente le intenzioni, la cultura e le idiosincrasie del suo autore, essa conduce allo stesso tempo verso di noi informazioni provenienti da molteplici fonti esterne.”
© Katharien De Villiers, courtesy the artist and Osart gallery, ph. Paris Brummer © Katharien De Villiers, courtesy the artist and Osart gallery, ph. Paris Brummer © Katharien De Villiers, courtesy the artist and Osart gallery, ph. Paris Brummer © Katharien De Villiers, courtesy the artist and Osart gallery, ph. Paris Brummer
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Katharien De Villiers
Echo Me / Here I am / Ecco Mi
Opening Day: 16 dicembre dalle 17 alle 21
17 dicembre 2021 – 19 febbraio 2022
Osart Gallery, Corso Plebisciti 12 Milano