Non so se ho conosciuto Jacopo Fo per merito di qualcuno o grazie alla mia incoercibile curiosità.
Fatto sta che mi sono trovata su uno stradino a lato della provinciale che unisce Gubbio a Perugia. Si prende il bivio per Ponte del Diavolo e puntando a Santa Cristina si arriva ad Alcatraz. Terra di contrasti l’Italia… Sali sali curve curve, finché si scollina e davanti a noi si apre la valle.
Si scende dolcemente fino ad una sorta di trivio. Siamo arrivati. Di fronte e a destra casette di legno, a sinistra sulle balze vagoni merci, che scoprirò essere “le suite.” Sapevo che la sistemazione sarebbe stata particolare diciamo, e che ahimè non avrei potuto dormire da sola. È un imperativo la flessibilità ad Alcatraz… La fortuna volle che ci fosse una compagna di corso, sola anche lei, e decidemmo che dormire insieme era il male minore. Ad Alcatraz si condivide tutto, il sistema di vita, la cucina, la stanza, i corsi, la curiosità, i saperi. Questa in sintesi la filosofia che aleggia in questa luogo dal nome che evoca orrore e carcere duro e che qui invece cambia la vita in meglio… e la passione si sente!
“Benvenuta nel gruppo”. Più che un benvenuto è un invito a stare attenti. Retaggio di famiglia… Non è stato facile essere figlio di due personaggi della statura di Franca Rame e Dario Fo ci dirà di li a poco. Jacopo ė brusco, non c’è proprio tempo da perdere. in poche parole ci spiega le abitudini della casa. La giornata è scandita da colazione pranzo cena, deliziosi momenti conviviali, dovuti allora alla mitica cuoca Angela, tre momenti di pausa tra i corsi che non vediamo l’ora di iniziare e che sono il motivo principe per cui siamo qui in un bel gruppetto.
Siamo tutti invitati a entrare nella palestra. Orientiamo le nostre antenne verso di lui. Il nostro istruttore ci fa subito incuriosire.
Gli esercizi non sono semplici esercizi di ginnastica ma molto di più. Sono occasioni per arrivare a captare e riconoscere con piena consapevolezza mentale ciò che via via siamo invitati a scoprire su noi stessi, un piccolo passo verso la conoscenza di Sè. Lo scopo è diventare consapevoli per quanto possibile del potenziale della nostra mente. Si arriverà a percepire chiaramente che la mente può più o meno tutto se… se si conoscono “i pulsanti“ giusti. Il problema ė arrivare a riconoscere quelli giusti e per fare questo dobbiamo iniziare a liberare la mente e aprirla a 360 gradi. Gli antichi Greci che incredibilmente hanno codificato più o meno tutti i comportamenti umani ne erano ben consapevoli tanto che arrivarono a scolpire sul frontone del Tempi di Delfi – CONOSCI TE STESSO – a caratteri cubitali.
Qui l’approccio è questo, vissuto in modo molto semplice, infinitamente più semplice ma centra in pieno il bersaglio.
Il primo esercizio/gioco consiste nel centrare con una pallina di carta il cestino della carta straccia cosa che tutti abbiamo fatto a scuola almeno una volta. Eravamo una trentina e pochissimi ci riuscirono. A questo seguì un esercizio di approccio al pianeta/mente e quindi il coach ci invitò a ripetere l’esercizio. Tutti centrammo il bersaglio. Dopodiché abbandonammo qualsiasi remora e ci buttammo a pesce ad imparare e ad assorbire i saperi che Jacopo tra una strigliata e un mezzo sorriso ci voleva assolutamente passare. I giorni volarono divertendoci in modo costruttivo e utilissimo. Diventava una sine cura anche dormire nei vagoni merci, intenti come eravamo a a cercare di conoscerci semplicità le nostre potenzialità ogni giorno di più. A sorpresa se pur attesa arriva la Mamma. Franca Rame irresistibile e bellissima ci fa lezione preparando le verdure, armata di coltellaccio. Ci rende partecipi di alcuni flash con la sua bella voce velata e la sua verve straordinaria . Ci disse che amava molto cucinare perché la rilassava e soprattutto tagliare le verdure per il minestrone aveva su di lei un effetto magico. In una giornata come tante, intenta a preparare da mangiare irrompe Jacopo, allora ragazzino, per annunciarle trionfante “Mamma ho scoperto dov’è il clitoride!” Fu questo Il primo vagito di quello che poi diventerà la magnifica Enciclopedia del Sesso Sublime. Le saltò dalle mani il coltello con cui stavo appunto affettando le verdure perché era già nervosa e quando era nervosa preparava minestroni molto ricchi di verdure a pezzettini. Si riprende e lo spedisce dal padre. “Mamma giá stato. È per quello che sono qui!” Beh che dire? Fu un’esperienza indimenticabile che riuscii a ripetere solo un paio di volte.
I giorni volavano e nel frattempo era nato ARTOUR-O il MUST e Jacopo partecipò alla prima edizione a Firenze. La sua stanza fu poi pubblicata sul catalogo della Farnesina quando andammo la prima volta in Cina per l’anno dell’Italia in Cina. Iniziò così il nostro sodalizio artistico. Lo invitai a calcare il palcoscenico a Genova, sia in sede in Ellequadro che al teatro della Tosse a Genova, ai parchi di Nervi a Villa Grimaldi e anche in Maremma a Campiglia marittima nel delizioso teatrino del Settecento.
Jacopo è un artista poliedrico ma è anche un imprenditore ed un manager attento. L’Alcatraz che ho conosciuto io negli anni 90 era veramente pionieristica. Dopo decenni di fatiche improbe, sacrifici immensi, risate a crepapelle, confini mentali polverizzati, Alcatraz non è piu il campeggio dei reduci rivoluzionari che ebbe il consenso e il plauso di due personaggi da romanzo come Dario e Franca. Ora è “una casa bellissima” cantava Paoli. Jacopo ne ha fatto una realtà oserei dire chic dove si condivide un sistema di vita consolidato che ha fatto suo. La Libera Universitá di Alcatraz è da frequentare, come gli aromi che provengono dalla cucina saranno poi da gustare, perché tutto è mirato a conoscersi meglio e di questo qualcosa non ne faremo più a meno.
La Libera Universitá di Alcatraz allora sperimentale ha cambiato pelle ed è da frequentare, come gli aromi che provengono dalla cucina saranno poi da gustare, perché qui tutto è mirato a conoscersi un po’ di più e di questo “di più” non ne sapremo più fare a meno.
Seguite Jacopo sui social e attento amico mio che arrivooo!