Insieme si sono riconosciute, si sono raccontate senza dirsi per intero. Migliaia di storie di sorellanza e di messa in comune dei vissuti di ognuna, vicissitudini di ogni giorno, relazioni, legami solidissimi che con il tempo si sono saldati per difendersi, per comprendersi, per sentirsi meno sole. La storia di tante di quelle donne per molti versi è simile alla storia di J. anche se questa è molto più complessa: una storia di violenza di genere, di patriarcato, di razzismo e di mala gestione del fenomeno migratorio. La vicenda di J. è l’emblema del totale fallimento della nostra società ma è anche racconto di riscatto e di sorellanza. Non è esposto il solo corpo, sono riassunti gli ambienti, gli apparati, i sistemi di interdipendenza sociale che costituiscono le condizioni dell’esistenza e quando si tratta di subalterne, di sopravvivenza.
Al centro della mostra J LIFE, negli spazi di via Pasquale Scura, c’è l’intreccio di due vite: J., nata a Lagos partita per l’Europa per fare la modella, viene bloccata in Libia e diventa vittima di tratta e Paola Risoli, artista poliedrica, colei che ha colto il volto di J. con infinite sfaccettature attraverso una documentazione di duemilasettecento files, tra immagini e testi, 29 giga di dati, confluiti in parte nel cortometraggio LIFELIE (11’13’’; Miglior regia, Miglior fotografia, Miglior montaggio alla sezione documentari del XIII
TSN Festival Internazionale del film corto, Roma 2020; direttore artistico: Mimmo Calopresti, presidente di giuria: Flavia Perina).
Due donne, due vite diametralmente opposte ma complici che a partire dal 2016 si sono incontrate, condividendo molto dei propri vissuti, esponendosi l’una con l’altra.
J LIFE è la summa di questo legame. Per questo, quella che vedrete è un’esposizione intima, silenziosa, personale. Una mostra rumorosa, violenta, radicale.
Negli ambienti di Shazar Gallery, Paola Risoli presente Punches, primi piani fotografici di J, accompagnati da sue annotazioni e da considerazioni della fotografa. Primi piani negati, censurati da enormi blocchi neri che ne occultano parti del volto, soprattutto gli occhi. Lo sguardo nascosto di una vita negata, irregolare, di coloro ai quali non spetta una buona vita come direbbe Judit Butler.
Una donna spezzata, come il titolo del celebre romanzo di Simone de Beauvoir, è protagonista dei frammenti del citato corto LIFELIE, qui proposti in sei frames su un’unica parete (Fragments).
Due video SHOOTS e START, arricchiscono l’esposizione, approfondendo il legame dell’artista con J nei momenti più intimi, quelli quotidiani, delle pause tra uno shot e un altro. Nei video, per qualche secondo, si vede anche suo figlio a cui lo Stato ha negato l’affidamento. Una storia travagliata, una gravidanza figlia della violenza della tratta che J. ha preservato con tutto l’amore possibile, nei limiti delle condizioni materiali.
L’allontanamento del bambino fu giustificato con perizie tecniche che non menzionano mai l’incapacità della donna di non poterlo crescere. Parole, carte, parole rimescolate in un’opera fitta di segni, muta ed eloquente, frutto della sovrapposizione degli atti illeggibili da cui si coglie benissimo il cuore del discorso: J. non può avere il bambino, in questo Paese non le è consentito.
Ma J. si innamora, ha un altro figlio con il suo compagno e scappa via. Va in un altro Paese in cui può vivere serenamente con il suo piccolo.
La partenza di J. è anche una separazione con l’artista. Questo arrivederci dà vita al collage di ricordi, di lettere, di bozzetti, di progetti che Paola e J. hanno fatto e scritto insieme in questi anni. Un’opera site specific incorniciata in basso da una lunga linea di cenere. Il fuoco di due amiche ha bruciato per molto, ora tocca alla cenere prendere il suo posto. Una cenere che purifica, che conferisce nuova vita. Il titolo è
ASHES/CENERI, ma potrebbe essere anche “una parete tutta per te”, abdicando ad una stanza tutta per sé cara a Virgini Woolf, l’artista fa un passo indietro e dona questo gesto d’amore al pubblico, nascondendosi nei nostri sguardi che si posano sulla vita di J. insieme a quella di Paola.
Dall’ 11 novembre 2023 al 14 gennaio 2024, dal martedì al sabato, dalle ore 14 alle 19.30 è possibile visitare la mostra presso Shazar Gallery in via Pasquale Scura 8, Napoli.