ARCO Lisboa
En Avant! Citerone. ©Ipercorpo2021 16 settembre ph. Gianluca Naphtalina Camporesi

IPERCORPO :: Secondo Tempo Reale, il XVII Festival Internazionale delle Arti dal Vivo a Forlì

Per la sua nuova edizione, il Festival Ipercorpo ha presentato negli spazi di EXATR e dell’Arena Forlivese quattro dense sezioni dedicate all’arte contemporanea, un progetto promosso da Città di Ebla con la direzione artistica di Claudio Angelini.

Nel 2021 con il Secondo Tempo Reale prosegue la tendenza iniziata nel 2020 per delineare una piattaforma laboratoriale, un momento condiviso che si sviluppa come una progressiva alfabetizzazione. Il coinvolgimento consapevole dello spettatore è quindi un invito all’incontro e alla discussione di ruoli prefissati. Il concept del Festival si fonda infatti sulla necessità di tornare ad ascoltare e a stabilire uno scambio, un dialogo tra il corpo dell’opera e quello del pubblico. La connessione è un elemento che emerge nitidamente anche dal confronto con lo spazio espositivo e performativo in cui si svolge l’evento, un ex deposito delle corriere costruito negli anni Trenta, simbolo di relazione biunivoca tra due poli e del movimento continuo, in una dinamica di evoluzione e cambiamento che Ipercorpo vuole assecondare.

È stato elaborato un programma diverso in ognuna delle cinque giornate del Festival, dando l’opportunità ai rispettivi curatori e artisti di lavorare all’interno di settori individuati, ma sempre compenetrati tra loro, grazie ad una progettazione organica e non di semplice contorno alla matrice teatrale dell’iniziativa.

La sezione Arte curata da Davide Ferri dal titolo Verso Sera ha interessato cinque artisti, uno per ogni serata. Un percorso graduale in cui ciascuno ha esposto la sua opera nell’Arena Forlivese, luogo circoscritto ma di ampio respiro, dove il pubblico è stato accolto all’imbrunire per la fruizione e l’incontro diretto con l’autore. La scultura è interprete privilegiato di questa edizione, per un corpo dell’opera che si adatta e si confronta con la presenza della luce e dello spettatore. Più esplicito è il lavoro condensato e istintivo di Emanuele Becheri, che con una lettura iniziale richiama la storia dell’arte, mentre le creature dalle forme elastiche di Corinna Gosmaro invadono lo spazio. Il lavoro di Davide Rivalta è caratterizzato da sculture animali che ci catturano lo sguardo, riconoscibili dalla loro superficie materica, magnetica per l’occhio ma allo stesso tempo quasi spaventosa, che senza il basamento si espandono nel pavimento dell’Arena.

Suddenly you (2019) di Giovanni Ozzola è lo scatto di un’epifania di luce in una scatola chiusa, un bunker aperto su un tramonto dalle cromie pittoriche, che stampato in grande formato diventa un volume abitabile dal corpo dei visitatori e tridimensionale, prolungando il palco dell’Arena. Sissi interviene sia con la scultura che con la performance, indagando in Anatomia Parallela il corpo e i suoi prolungamenti attraverso un’anatomia emotiva, che lei stessa costruisce, producendo una nuova visione dell’organismo.

Le opere accolgono dopo le ore 20 gli ascolti di ‘Gazing a music’, per una sinergia con la sezione Musica curata da Davide Fabbri ed Elisa Gandini, in un’esperienza di suono in purezza che si sviluppa a spirale. Durante la serata inaugurale di Ipercorpo, questo andamento si chiude con la performance musicale del batterista Marco Frattini e del polistrumentista Drovag, due ipnotici soli che animano il teatro tenda di EXATR. 

Il giorno seguente la sezione Teatro-Danza curata da Claudio Angelini e Mara Serina, ha proposto invece un focus sul lavoro di giovani talenti, un progetto svolto in collaborazione con i neodiplomati della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Il Festival è un dispositivo di arte ma anche di formazione, con l’attivazione della Masterclass Internazionale Scena Europa, quest’anno tenuta da Iva Horvat, a cui i giovani studenti possono partecipare, e dei workshop organizzati nel pomeriggio.

En Avant! è una sequenza ideata proprio dai coreografi della Civica Scuola, composta da 5 coreografie, in cui i corpi dei performer dialogano e si confrontano nel movimento, riavvicinandosi ed esplorando temi sia identitari sia ironici con la stessa immediatezza. Il risultato è un clima di festa e di leggerezza coinvolgente, che crea nuovi equilibri. Vanno in questa direzione anche gli eventi successivi messi in scena nelle serate del weekend, in cui i lavori storici di Cristina Kristal Rizzo e Salvo Lombardo vengono riallestiti e aperti all’incontro con il pubblico e con le famiglie, come in Congegno emotivo di Monica Francia e il circo contemporaneo Atlas di Ilona Jäntti. Questa dimensione è centrale anche nella videoinstallazione Family Affair del collettivo ZimmerFrei, la cui narrativa capace restituisce, attraverso il racconto di famiglie provenienti da tutto il mondo, un affresco sfaccettato della società contemporanea sempre in divenire.

Nella sezione Installazioni troviamo Wasteplanet, il favolistico cortometraggio scritto da Susanna Della Sala e prodotto da COORPI, visibile nei primi due giorni del Festival, che ha come protagonista una ballerina meccanica scartata dalla produzione, ed è ambientato nella Wasteland californiana di Bombay beach: una metafora di deserto e al contempo di libertà. 

L’attenzione al corpo e alla sua percezione individuale e reciproca è ben determinata nella mostra fotografica La mia pelle è teatro, progettata da Paola Bianchi, Alessandra Cristiani e Silvia Gribaudi con BrìDiTanno. In un momento in cui il contatto tra i corpi viene negato e il lockdown causa uno sfasamento della sensibilità tattile, 43 tra danzatori, attori e attrici fotografano la loro pelle, straniata in questo processo che accentua la dicotomia tra testa e corpo alla base della cultura occidentale. L’esposizione è un gesto politico e corale, un’azione poetica che tenta attraverso coloro che lavorano utilizzando il proprio corpo di risollevarlo, partendo dall’evidenza della sua fragilità per ascoltare e dare voce a incombenti silenzi interiori. Le tessere che dettagliano le anatomie sconosciute intercettano lo spettatore grazie alla loro nitidezza liquida, creando un gioco di corrispondenza e paragone con il muro della pensilina in cui sono allestite, esaltando la sua apparenza metamorfica e vivida.

Questo senso di recupero e rinnovamento partecipato è l’essenza che Ipercorpo trasmette con vari media, in una kermesse che coniuga le arti per ritrovare il tempo reale con l’esperienza del contatto e dello scambio attivo, in un’atmosfera di dialogo concreto.

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