Il percorso, scandito da cinque parole-chiave (Spiritualità, Danza, Traccia, Corpo, Memoria), prevedeva al piano terra del museo nove aghi. L’ago, strumento che sutura e ripara, ricama e restituisce, si mutava in un sound diffuso nel III ipogeo, sound creato da Pietro De Ruggieri per la performance di luglio partendo dal rosario recitato da alcuni membri dell’Associazione Volontari Open Culture 2019.
Al piano superiore, la sala 1, dal cui balcone spiccavano due bandiere stampate con le parole di Pier Paolo Pasolini “Tu sei lo sola al mondo che sa” e di Joseph Beuys “La rivoluzione siamo noi”, accoglieva il prezioso anello-scultura del designer Fabrizio Bonvicini. Il tappeto danza, segnato da fasce color oro, a definizione di un sigillo quasi alchemico, e dalle orme dei passi del performer Paolo Rosini, si snodava nella sala 4 dell’edificio seicentesco. Le immagini e i video della performance, realizzati dal fotografo Michele Alberto Sereni con la collaborazione di Natascia Giulivi, erano installati nelle sale successive: il corpo di Rosini si fa scultura tra le sculture, architettura emotiva, assorbe e dilata lo spazio nel silenzio antico e carico della Murgia materana. Seguivano le rose, un riferimento ad un frame del Vangelo Secondo Matteo di Pasolini, e i calzini veri e propri quali feticci dell’atto. Infine, gli arazzi, ricamati dalle sapienti mani dell’artista e di alcune donne materane, chiudevano un vero e proprio racconto sul Tempo, del Tempo, dei Tempi. Questi arazzi, con la frase che da il nome alla mostra, sono le opere che rimarranno nella collezione permanente del museo, oltre al video della performance, significativa per la città materana in quanto prima opera di performance art nata e realizzata interamente nella città lucana.
Scrive a conclusione Evangelista “La verità che Giovanni ricerca non è trasmissibile, perché è un sapere dell’anima, ed allora si carica di segni minimi di contatto e partecipazione. A Matera, città di pietra e di dolore biblico, questi segni sono le grotte, i grani del rosario, la ripetitività del cucire e del declamare, la fosforica presenza di Pasolini, la figura della Madonna vista come madre troppo umana, la forza mutevole del tempo. Sopra tutte queste cose l’energia della danza è intesa come unica azione capace di smuovere, attraverso l’evidenza del corpo e il peso dei gesti, le corde del fruitore chiamato ad inserirsi in un organismo estetico complesso e sfuggente, a metà strada tra performance e preghiera, evidenza e dolore, coscienza e sparizione”.
Conclude Spinella “A distanza di alcuni mesi l’inventario di oggetti esposti al piano superiore del MUSMA, sono diventati frammento, hanno assorbito il tempo, sono divenuti memoria viva. Sono stati il punto lento del lavoro lungo e quotidiano in cui Giovanni ha cucito l’imbastitura del dentro e fuori e viceversa. Sono stati la scansione in cinque momenti del tempo integro, che l’artista ha fatto a pezzi, immaginando la sua narrazione diffusa nello spazio museale. Nei mesi di produzione e costruzione ha guidato prima sé stesso, e poi tutti gli attori del processo, con la sua voce. Ha plasmato, ha scavato nell’essenza della materia umana, ha separato come in una catarsi, lo spirito e la materia, la mente e il corpo. Un’azione, quella compiuta da Giovanni, che sta in un semplice, ma potente gioco di parole performare I per_formare”.
Di seguito il teaser e il video del racconto del processo, con le interviste ai protagonisti. Entrambi i video sono stati realizzati da Sereni e Giulivi production. La mostra è stata organizzata e prodotta dalla cooperativa Synchronos per il museo Musma.