Gerhard Merz
Giovanni Copelli, Autoritratto con cappello fiorito, 2021, olio su tela, cornice di pioppo scolpita e dipinta, 30x40 cm

Giovanni Copelli Mille Miglia

Arriva due anni dopo l’ultimo assolo fatto a Operativa a Roma e, nonostante sia concentrata in una selezione di soli otto dipinti, la nuova seducente personale di Giovanni Copelli, allestita a Bologna presso Gelateria Sogni di Ghiaccio, enumera ben “Mille Miglia”, secondo la suggestione offerta dal titolo.

Nell’artist run space fondato da Mattia Pajè, si presentano al pubblico pitture che l’artista ha volutamente osservato a lungo nel suo studio prima di licenziarle in mostra, coltivandole amorevolmente come piante e sottoponendole a un processo di lavoro sedimentato e meditato, che passa attraverso numerosi ripensamenti, riprese e riscritture, dopo pause e interruzioni. Un certo aspetto anacronistico della pittura del presente, di cui l’artista si fa portatore, offre la possibilità di rivendicare uno territorio poetico che abbraccia distanze e luoghi da esplorare secondo direzioni in continua ponderazione. Se, secondo Copelli, dipingere oggi è come voler andare in giro a bordo di una macchina d’epoca, ecco che le “Mille Miglia” che lui percorre tra la tela, l’occhio e il pennello, come in una competizione automobilistica di sapore retrò, contribuiscono al discorso odierno dell’arte collocandosi all’interno di un orizzonte senza tempo. “Mille è una cifra iperbolica – spiega l’artista – un guardare tracce di materiale visivo con cui fare i conti”. È qui, in questa contabilità, che si misura lo spazio in cui il pittore lancia una sfida che risponde a regole proprie, tra la rievocazione di fasti passati e il compiacimento della loro attualizzazione scompaginante.

Giovanni Copelli, Nudo disteso, 2021, olio su tela, 40×50 cm

In questo suo itinerario pittorico, Giovanni Copelli riesce a essere narrativo e antinarrativo insieme, a seconda che si consideri il suo lavoro circoscrivendolo all’interno del singolo quadro o valutandolo nell’insieme delle opere esposte, in considerazione del fatto che l’accostamento dei dipinti presentati in mostra, ciascuno di per sé autonomo e conchiuso, non segue un criterio tematico né si pone l’obiettivo di sviluppare un racconto organico che si dispieghi opera dopo opera, in una concatenazione di rimandi. Il testo-mostra si costruisce a partire dall’atto, che lo stesso artista compie, di rovistare tra le opere che abitano nel suo studio e dal loro accostamento eventuale, quasi una pratica collagistica, che risponde a motivazioni intuitive ed evocative, di attrazione e seduzione. “Ogni quadro è un rimando, ogni elemento è un rimando”, dice Copelli. A legare tutto è il suo sguardo onnivoro, che si trova a restituire in pittura quello che nutre la sua fame di vedere e di conoscere: il suo interesse per la storia dell’arte, la logica dell’archivio, un certo discorso iconologico che nella fattispecie della personale bolognese si anima di una vertigine barocca, un’attitudine giocosa, la centralità della figura e l’innamoramento per il corpo come principio affabulatorio, la riflessione sul tema della cornice (con il recupero di una manualità scultorea che apparteneva alla prima fase della sua sperimentazione) e poi un crogiolo di sensazioni, ispirazioni, fascinazioni, colte e smemorate, esplicite e diluite. Uno spettatore tra le sue stesse pitture, questo è Copelli. Non cerca ma trova, tra il già visto della sua raffinata memoria retinica, motivi da campionare, elementi da rimaneggiare, reminiscenze da sciogliere, per dipingere e ridipingere – con un’attitudine a modo suo metalinguistica – la stessa pittura, sua e altrui, mescolata con quello che rimane di una quotidianità che a volte funge da puntello per una descrizione più calzante, più puntuale. E così nella scena di una Pescheria che reinventa un dipinto olandese del Seicento trova posto il pesce osservato oggi sul banco del supermercato, i nudi sdraiati di bagnanti o modelli si specchiano nell’atemporalità dell’Autoritratto con il cappello fiorito e l’artista soprappensiero si ritrova rosso in viso, nella fantasticheria di una pittura tutta dentro la pittura.

Giovanni Copelli, Pescheria, 2022, olio su tela, 200×140 cm

Nel saccheggiare e rimestare un sostrato che sempre emerge, avviene il processo di quella che l’artista definisce la “costruzione di un Frankenstein pittorico” che pur impregnandosi di sentori remoti, evocativi, diventa altro: un’immagine nuova, che appartiene solo a Copelli e al tempo della sua pittura. Quanto è futuro il suo baroccheggiare, nell’insorgenza trasognata di visioni del passato che cercano nuova luce! Lo è nel rinnovarsi del potere immaginifico delle immagini, nella preziosa tessitura di un discorso pittorico che non teme lo scorrere del tempo né subisce l’ossessione del presente ma che, anzi, si lascia cogliere in una temporalità più lunga. È la ricostruzione di un mondo onirico e teatrale nella sua dinamica complessità, tutta immersa nella storia e nei suoi retaggi, nelle sue parodie e nei suoi sfilacci.

Francesco Paolo Del Re

Giovanni Copelli, Mille Miglia, installation view, Gelateria Sogni di ghiaccio

Giovanni CopelliMille Miglia
Dal 25 febbraio al 30 marzo 2022
Gelateria Sogni di Ghiaccio, Via Tanari Vecchia 5A, Bologna