There is no time to enjoy the sun
Exhibition View, There is no time to enjoy the sun, Marco Casciello Photography

GENERAZIONE Y: i millennials dell’arte arrivano da Napoli

I millennials, che plasmano il mondo dell’arte a loro immagine e somiglianza, sono in mostra negli spazi della Fondazione Morra Greco di Napoli con una collettiva dal titolo There is No Time to Enjoy the Sun curata dall’artista Federico del Vecchio. Un progetto che vede coinvolti 19 giovani artisti locali tutti nati negli anni Ottanta e Novanta, tra cui: Alessandro Bava, Veronica Bisesti, Andrea Bolognino, Diego Cibelli, Effe Minelli, Claudio Coltorti, Carmela De Falco, Antonio Della Guardia, Giulio Delvè, Theo Drebbel, Maurizio Esposito, Giorgia Garzilli, Renato Grieco, Rebecca Moccia, Raffaela Naldi Rossano, Paolo Puddu, Roberto Pugliese, Camilla Salvatore, Ambra Viviani.

Dal video alla scultura, dalla pittura ai film, le opere in mostra seppur diverse dialogano tra loro e parlano la stessa lingua, e così, mentre percorro le sale cinquecentesche di Palazzo Caracciolo di Avellino, percepisco l’intento comune o per meglio dire, lo “starting point” delle 71 opere esposte: creare connessioni superando gli stereotipi. Napoli città del dono e della resistenza – idealizzata da chi non sa quanto sia difficile viverla – non può che far da sfondo e influenzare intrinsecamente i lavori realizzati.

Il filosofo francese Georges Bataille afferma che il sole invia più energia alla Terra di quanta ne possa assorbire, questo surplus infinito è il problema fondamentale dell’esistenza umana. Il curatore Federico Del Vecchio prende questa teoria come punto di partenza: “La cultura e la politica sono determinate da energie cosmiche, che si spostano sempre tra ordine e caos. […] viene quindi istituito uno spazio di condivisione con la generazione che, in questo momento pandemico, ha più bisogno di sostegno collettivo. Dare voce a una generazione di artisti e artiste che, periodicamente parlando, segue la generazione X, significa interessarsi a come producono, presentano e creano uno spaccato visivo e percettivo di questo momento storico”. Si dipana da questa riflessione un fil rouge che percorre i cinque livelli della Fondazione partendo dal suono con Roberto Pugliese e Renato Grieco: il primo indaga la potenzialità dello sviluppo dell’effetto Larsen – conosciuto anche come feedback – con Equilibrium Variant (2011) due braccia meccaniche che sembrano proiettate nel futuro che ci rimanda all’impossibilità di contatto, tema oggi più che mai attuale, il secondo con l’installazione audio Nuova Teoria sulla luce e i colori una composizione acusmatica che circonda il visitatore.

Colpiscono, le sculture “props” in porcellana di Effe Minelli, gli esercizi per gli occhi di Antonio della Guardia – serie di sette video che ritroviamo in più sale – i lavori minimalisti di Paolo Puddu che reinventa l’utilizzo di bombole di ossigeno e del gas, come in “D’altronde anche i giardini bruciano due volte” (2021) e le opere perfettamente contestualizzate di Diego Cibelli, sedie in ceramica con stampe in tessuto su cui ritroviamo alcuni dettagli d’ispirazione classica. Di forte impatto visivo Don’t keep within compass (2021) di Veronica Bisesti, stendardo con metaforica iconografia del 1700 raffigurante una donna racchiusa in un compasso e l’installazione site specific di Raffaella Naldi Rossano dal titolo Thanks Father (2021), tre cartonati di Britney Spears senza occhi rappresentata in uno dei momenti tra i più memorabili, per chi abbia vissuto gli anni 2000, rasata a zero e intenta a fare a pezzi la macchina di un paparazzo, iconica.

Il percorso multidisciplinare prosegue con Theo Drebbel e i suoi display di piccoli elementi che l’artista afferma nascano da ricordi; Claudio Coltorti le cui figure alienate e alienanti sono spesso intente ad osservare uno schermo, quello dello smartphone; Carmela de Falco con le sue voci visive e non, recuperate dal centro storico di Napoli; l’approccio progettista di Alessandro Bava e il suo Wall Prototype (2017); Giorgia Garzilli e le sue immagini fumanti come Stramonio (quasi affatto) (2021). In mostra inoltre ritroviamo artisti dal respiro internazionale ma che tanto prendono dalla propria regione d’origine, come Ambra Viviani e i suoi rebus in Ci fermammo un masso prima (2021)ed una installazione audio video in cui riprende una delle passioni (o forse uno degli ultimi sfoghi rimasti) della generazione Y: il karaoke; Rebecca Moccia con Lost in 2020 (2021) una proiezione fuori fuoco di Giuseppe Conte durante una delle sue innumerevoli conferenze stampa che hanno accompagnato la pandemia; lo sguardo vitreo di Giulio Delvè con Failed una sorta di feticcio urbano che installato accanto ad una videocamera di sorveglianza ci scruta. Infine il fotografo Maurizio Esposito con una serie di coinvolgenti fotografie sul Vesuvio; i lavori di Andrea Bolognino che sperimenta ed unisce materiali diversi ed il mondo visivo tra presente e passato della regista Camilla Salvatore.

Il percorso espositivo, sarà visitabile fino al 30 giugno 2021 e prevede anche un tour virtuale disponibile sul sito della Fondazione Morra Greco.