Con “life is a rollercoaster” in inglese si intende indicare gli alti e bassi che animano la vita di ognuno di noi, tra difficoltà e spensieratezza, lacrime e sorrisi, Inferno e Paradiso. Metaforicamente, si potrebbe infatti paragonare l’intensità emotiva con cui si affrontano alcuni momenti o episodi alla rappresentazione che questi luoghi-non luoghi hanno nell’immaginario collettivo.
Con Terzo Purgatorio Gabriele Arruzzo (Roma, 1976) sembra quindi suggerire sin dal principio uno stato d’animo, una condizione intima e privata prima ancora che artistica, che nella vena creativa ha trovato sfogo e consistenza. Negli spazi della galleria Simóndi è possibile compiere da spettatori il viaggio introspettivo che ha condotto Arruzzo a sviscerare alcune questioni e temi come, ad esempio, il ruolo dell’artista e dell’arte in sé. In quasi tutti i lavori esposti torna infatti l’uomo al cavalletto, oppure si ha l’impressione di entrare nella tela che talvolta si confonde con la sua stessa rappresentazione grazie a giochi in stile trompe l’œil.
A metà tra l’onirico e il fantastico, le narrazioni di fronte a noi sono anzitutto labirinti mentali trasposti su un supporto bidimensionale, in cui siamo invitati a perderci per cercare la redenzione insita nel Purgatorio. Forse proprio per questo, un altro elemento ricorrente è la freccia, che guida lo sguardo verso diverse traiettorie.
Le “favole” illustrate da Arruzzo, solitamente contraddistinte da colori sgargianti, sono qui ambientate in contesti cupi e misteriosi, dove le sfumature che intercorrono tra il bianco e il nero danno forma a immagini, simboli e personaggi tutt’altro che in modo casuale. La firma però è inconfondibile: tocchi di smalto giallo, verde, viola (e non solo) sono ora impreziositi da glitter, dettagli che al contempo rendono la superficie dinamica e tridimensionale. Il risultato riporta alla mente i negativi dipinti a mano e talvolta alterati da un precursore del cinema come Méliès che, al contrario del realismo al quale si attenevano i fratelli Lumière, creava mondi impossibili.
Nonostante tutto, la luce che infonde speranza c’è, come un faro sulla riva del mare sempre pronto a suggerire la via d’uscita, ed è affidata ad una figura di spalle che scruta l’orizzonte della sua mente, oppure alle due muse che abbracciano l’alce: talvolta è solo nascosta dentro di noi.
Galleria Simóndi
via della Rocca 29 – 10123 Torino
Gabriele Arruzzo – Terzo Purgatorio
Fino al 21 dicembre
Info: dal martedì al sabato, 15:00-19:00 (mattino su appuntamento)