Il sistema della microeditoria artistica, in Italia, ha sempre mantenuto costante un certo fermento produttivo, nonostante le difficoltà implicite del settore: un evento come Fruit Exhibition, si è stagliato fin dal suo esordio come un contenitore congeniale al contesto, radunando negli anni sempre più realtà specializzate e raccogliendo buon consenso da parte del pubblico, maturato ben oltre la schiera degli addetti ai lavori.
Tuttavia si apprende dalla stessa Anna Ferraro, fondatrice e direttrice di Fruit Exhibition, che l’anno prossimo non intende proseguire il percorso intrapreso nel 2012; presso i riqualificati spazi DumBO di via Casarini a Bologna, dunque, dal 30 al 2 Ottobre 2022 abbiamo assistito alle ultime battute del Festival, con un programma, nondimeno, decisamente ricco, con mostre, workshop, talk, concerti, e, naturalmente, un market d’eccezione con oltre cento esibitori nazionali ed internazionali del panorama artistico editoriale.
«Sono dieci anni che partecipo puntualmente, è una kermesse coraggiosa e forse l’unica in Italia attenta all’editoria indipendente artistica» annota l’artista Stefano W. Pasquini, artista poliedrico che per Fruit ha rinnovato l’esposizione del suo progetto editoriale Obsolete Shit. Si avvisa una certa ibridazione di contenuti e professionisti prestati alla carta stampata, dal mondo dell’arte contemporanea (oltre a Pasquini, era presente il collettivo NumeroCromatico con le loro pubblicazioni), a quello della fotografia (bel progetto e buona ricerca di Anità Sciano), al fumetto indipendente (Canicola e Lök Zine) fino ai progetti più sperimentali della realtà grafica (PressPress e Zanna Dura). Il tutto arricchito con incontri, videoproiezioni, presentazione di libri, perfino dei dj set a concludere le serate.
Fruit Exhibition lascia, in sostanza, un’eredità importante e soprattutto la consapevolezza di un ambiente vivo e proficuo: malgrado la collaborazione con Arci, ed il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, la riforma del terzo settore ha complicato le strategie organizzative di un Festival che non ha mai avuto intenzione di fermarsi o ridimensionarsi, anzi, in dieci anni ha progredito ed incluso il più possibile le molteplici declinazioni dell’editoria indipendente, piccola eppur immensa risorsa culturale del panorama contemporaneo.