Consegnata sotto forma di bozzetto all’imprenditore Enrico Ricci, con l’impegno di curarne l’esecuzione e chiedendo contestualmente all’amico e membro della Fondazione Summa, Giovanni Tavano di seguirne tangibilmente il lavoro, La Fanciulla ora si affaccia dalla suggestiva balconata di Borgo Tufi a Castel del Giudice verso la valle del Sangro protetta da una corona di montagne forti e potenti che si stingono in un lungo abbraccio attorno alla scultura.
Segno, forma, colore, evocazione, La Fanciulla si presenta come opera conclusiva dell’esperienza simbolica del rapporto tra uomo e ambiente nel segno di quella che è sempre stata la poetica del maestro Franco Summa. L’artista abruzzese, pioniere dell’arte ambientale, attivo nel campo non solo dell’arte ma anche dell’architettura sin dagli anni sessanta e autore di interventi indimenticabili, così ha pensato la sua ultima opera d’arte: “Una figura femminile, dai vividi colori. Una Fanciulla, icona tornita di una femminilità ideale che immagino quasi come dea primigenia, tutrice e madre della terra che da quel balcone si domina così ampia”.
E così viene consegnata a noi, alta 3 metri, forte e gentile, segno artistico che domina lo spazio e si fa presenza. Ma La Fanciulla è anche altro. Nata e voluta da una sinergia tra amministrazione pubblica, imprenditoria privata e la stessa Fondazione Summa, l’operazione vuole riportare l’arte ad essere tema centrale, polo attrattivo di un nuovo flusso turistico rivolto alla riqualificazione e allo sviluppo in chiave culturale dei borghi e delle piccole realtà locali. Volontà confermata dall’incontro “Recupero arte comunicazione per una nuova visione dei borghi” nella sala convegni del resort di Borgo Tufi tenuto per accompagnare l’installazione dell’opera di Summa. Subito dopo, la consegna de La Fanciulla, oramai donna consapevole che guarda alla valle e alle montagne, figura evocativa che guarda al futuro.