Erik Bulatov, Perestroika, 1989. Progetto originale sulla facciata del Centro Pecci, Foto © Carlo Gianni

Luogo

Centro Pecci
Viale della Repubblica 277 – Prato

Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana

Data

Nov 07 2019 - Mag 03 2020
Evento passato

Ora

18:30 - 19:00

THE MISSING PLANET Visioni e revisioni dei ‘tempi sovietici’, dalle collezioni del Centro Pecci ed altre raccolte

The Missing Planet apre una nuova serie di mostre con cadenza semestrale, ideata dalla direttrice Cristiana Perrella e dedicata ad approfondire temi, periodi e linguaggi della collezione del Centro Pecci, affidandone la cura ad un esperto invitato come guest curator e affiancato dal responsabile delle collezioni e archivi Stefano Pezzato. La cura di questa prima mostra è affidata a Marco Scotini, che è partito dalle decine di opere raccolte in collezione al Centro Pecci integrandole con opere di importanti collezioni e istituzioni italiane e internazionali, per comporre una ‘galassia’ delle principali ricerche artistiche sviluppate nelle ex repubbliche sovietiche, dalla Russia alle province baltiche, caucasiche e centro-asiatiche, tra gli anni Settanta e oggi. Il progetto originale dell’allestimento sarà dell’artista Can Altay. Inoltre saranno collegati alla mostra un programma speciale di eventi, curato da Camilla Mozzato, e un programma di cinema, curato da Luca Barni.
A trent’anni dalla caduta del muro di Berlino e della successiva dissoluzione dell’URSS, non si potrà evitare la domanda su come è cambiato il mondo in questi decenni senza quella radicale alternativa che per settanta anni il Paese dei Soviet ha rappresentato. E, con il mondo, com’è mutata l’idea di tempo nel dissolvimento, se non della Storia, di quella storia: moderna, progressista, finalistica, dei meta-racconti. Quello che allora doveva apparire come un nuovo inizio, di fatto, di nuovo aveva ben poco nei suoi obiettivi, visto che si sarebbe trattato della negazione del cosiddetto Est (dei suoi valori) in favore di un’affermazione (espansione) dell’Ovest che, da quel momento, si sarebbe rivelato onnipresente e onnipotente. Allora, nello spazio cosmico attuale, in cui le stelle del ‘capitalismo’ sono libere di muoversi lungo le proprie orbite senza più pressioni o attriti con corpi alieni, che senso ha ritornare al pianeta rosso? E chiedersi se un tempo gigantesco sia ora scomparso dall’orizzonte o se, piuttosto, non sia mai apparso – così come vorrebbe la storia del riavvolgimento (in rewind) del suo passato fino al momento della Rivoluzione d’ottobre?
Trent’anni sono passati anche dalla prima mostra che il Centro Pecci dedicava tempestivamente e pionieristicamente alla scena artistica non-ufficiale sovietica sull’onda della Perestrojka. Artisti Russi Contemporanei (a cura di Amnon Barzel e Claudia Jolles) nella primavera 1990 testimoniava l’euforia del momento cruciale in atto e, allo stesso tempo e contraddittoriamente, il timore del futuro che si sarebbe aperto. A quel primo evento il Centro Pecci ne avrebbe fatto seguire un altro, altrettanto importante, che avrebbe affermato all’opposto la disillusione dello spazio post-sovietico di fronte ai processi di transizione e integrazione in Occidente, una volta trasformatosi quest’ultimo da mito in realtà. Progressive Nostalgia (a cura di Viktor Misiano) nell’estate 2007 registrava un altro appuntamento fondamentale con i fatti della storia: quello della crisi del capitalismo finanziario, dello smantellamento dei diritti sociali e della svolta autoritaria del liberismo, rimettendo totalmente in discussione l’ottimismo iniziale e registrando lo sconforto di fronte al fallimento del presente. The Missing Planet, si propone ora quale attuale e ultimo capitolo dell’ideale trilogia post-sovietica al Centro Pecci di Prato e non potrà che confrontarsi con un duplice passato: quello dell’utopia da un lato e quello della memoria dall’altro, a partire dalle opere rimaste dalle due esposizioni precedenti. Se Artisti Russi Contemporanei sanciva la svolta mancata, con l’apertura a Est, e Progressive Nostalgia evocava la storia perduta, mettendo in scena una sorta di lutto o commiato, la nuova mostra propone un approccio archeologico dove fantasmi e realtà cercano di fare i conti con le “rovine del futuro”. La nostalgia ha a che fare con le rovine di ciò che è tramontato; la memoria al centro di The Missing Planet, all’opposto, mette radicalmente in questione il principio d’irrevocabilità del passato. Nell’urgenza priva di alternative della realtà contemporanea, scavare nel tempo significa lasciare emergere la matrice di storicità, lasciare che sia il tempo a manifestarsi nella sua potenzialità, rispetto a ciò che avrebbe potuto essere e non è
stato. L’intento della nuova mostra è pertanto quello di agire sul tempo, ma anche “contro il tempo”, in favore di un tempo che deve ancora accadere. Per questo, tra metafora e realtà, lavora sull’immaginario cosmico e utopistico che ha accompagnato l’epopea dell’Unione Sovietica, trasformando lo spazio espositivo del museo in uno Space Shuttle, dentro al quale Solaris di Andrei Tarkovskij incontra Once in the XX Century di Deimantas Narkevicius come pure Kunst camera di Sergei Volkov e Perestroika di Erik Bulatov. Can Altay è stato incaricato di progettare l’allestimento della mostra THE MISSING PLANET, costruendola sulla base del suo lavoro di “configurazione su configurazione” e su recenti esperimenti di allestimento (suoi lavori recenti hanno coinvolto fra l’altro le collezioni del VanAbbe Museum di Eindhoven e di ARTER-VKV a Istanbul). I suoi strumenti spaziali e i suoi aspetti architettonici forniscono il terreno per un incontro con gli altri lavori in mostra e, allo stesso tempo, per un’apertura dello spazio espositivo del museo. Inglobando la raccolta stessa con le opere in mostra, l’allestimento ideato per THE MISSING PLANET compone un ecosistema, una rete fra cose, storie, posizioni artistiche e il pubblico. Altay investiga le funzioni, i significati, l’organizzazione e la riconfigurazione dello spazio pubblico, oltreché le problematiche del ‘fare mostre’. I suoi allestimenti generano comunità di cose e persone in azione, in movimento, che s’incontrano, che producono. Il suo lavoro costruisce congegni e strumenti spaziali che mettono insieme le opere, che orientano i corpi all’incontro con quelle opere entro un panorama mentale e fisico. La commissione del Centro Pecci di Prato mette insieme queste nozioni nel contesto delle pratiche artistiche post-sovietiche e delle condizioni di comporre una mostra di collezione.

opening: giovedì 7 novembre ore 18.30
preview stampa: giovedì 7 novembre ore 12.00

08.11.2019 – 03.05.2020

Artisti:
Vahram Aghasyan; Vyacheslav Akhunov; Said Atabekov; Babi Badalov; Ilya Budraitskis – Alexandra Galkina – David Ter-Oganjan; Erik Bulatov; Alexey Buldakov; Vajiko Cachkhiani; Olga Chernysheva; Chto Delat (What is to be done?); Ulan Djaparov; Factory of Found Clothes; Andreij Filippov; Alexandra Galkina – David Ter-Oganjan; Balbar Gambosuren; Andris Grinbergs; Dimitry Gutov; Alimjan Jorobaev; Ilya Kabakov; Flo Kasearu; Gulnara Kasmalieva & Murtabek Djumaliev; Yakov Kazhdan; Anastasia Khoroshilova; Olga Kisseleva; Nikolaj Kozlov; Vladimir Kupryanov; Medical Hermeneutics; Jonas Mekas; Boris Mikhailov; Deimantas Narkevičius; Nikolay Oleynikov; Boris Orlov; Anatoly Osmolovsky; Perzi; Dmitri Prigov; Radek Community; Koka Ramishvili; R.E.P. Group; Andrej Roiter; Vladislav Shapovalov; Leonid Sokov; Andrey Tarkovsky; Leonid Tishkov; Jaan Toomik; Andrei Ujică; Nomeda & Gediminas Urbonas; Anton Vidokle; Sergei Volkov; Yelena & Viktor Vorobyev; Arseny Zhilyaev; Konstantin Zvezdochotov

Can Altay, progetto d’allestimento
Mostra prodotta dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci e basata su opere della collezione museale
Con il sostegno di:
PECCI FILATI spa
PUBLIACQUA spa

Grazie alla collaborazione di:
Andrey Tarkovsky International Institute, Firenze – Paris – Moscow
Archivio Italo Rota
Bodhi Dharma Foundation
Collezione Beccaglia, Prato
Collezione Gori, Pistoia
Collezione E. Righi
Collezione Marinko Sudac
Irina and Maris Vitols Collection, Riga, Latvia
Fondazione Cassa di Risparmio di Prato
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino

E alla cortesia di:
Apalazzo Gallery, Brescia
Guido Costa Projects, Torino
Laura Bulian Gallery, Milano
Prometeo Gallery, Milano
Skopia Art contemporain, Gèneve
The Gallery Apart, Roma

Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci
Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana
Viale della Repubblica 277 – Prato
Orari d’apertura: tutti i giorni 10-20, venerdì e sabato 10-23, lunedì chiuso
www.centropecci.it

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