
Marcia Hafif | Roma 1961–1969
Roma 1961–1969, la mostra che il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma dedica a Marcia Hafif (Pomona, 1929 – Laguna Beach, 2018), si concentra su un momento circoscritto della vita e della ricerca dell’artista statunitense, raccontando il suo rapporto con Roma e con la sua comunità artistica, attraverso una selezione di opere realizzate durante il suo lungo soggiorno nella città. Hafif arriva a Firenze nel1961, per poi stabilirsi a Roma dove rimane lavorando con assiduità fino al 1969. Grazie a un approccio dichiaratamente naïve nei confronti della città e della sua tradizione storico-artistica, Hafif riesce a emanciparsi da alcune delle influenze e costrizioni che aveva avvertito a Los Angeles, proseguendo con rinnovata libertà la sua ricerca pittorica astratta – o meglio «concreta», termine con cui era solita riferirsi alle prime fasi del suo lavoro californiano. Si stabilisce in Via del Babuino e frequenta il Caffè Rosati, integrandosi in poco tempo nella comunità artistica e stringendo rapporti di amicizia con Pietro Consagra, Tano Festa, Franco Angeli, Francesco Lo Savio, Toti Scialoja e soprattutto Carla Accardi. Nel 1964 inaugura la sua prima personale alla Galleria La Salita di Gian Tomaso Liverani. «Ogni giorno visitavo le chiese o semplicemente camminavo per la città, cogliendo immagini da ogni parte» afferma Hafif che rimane affascinata dalle intense manifestazioni di colore della segnaletica stradale e dei cartelloni pubblicitari, oltre che dai marmi intarsiati delle chiese che richiamavano alcune delle geometrie già apparse nelle sue prime tele romane. Acquista colori a smalto e pitture murali nelle ferramenta, apprezzando una diversa sensibilità italiana nella formulazione dei colori auso industriale. Ma è solo nel 1964, con la commercializzazione della vernice acrilica, che Hafif trova un medium ideale che la accompagnerà in maniera continuativa nel periodo romano. Tutti questi elementi, uniti alla costante esperienza di attraversamento della città, entrano a far parte dell’immaginario visivo della stagione italiana dell’artista, da intendere come prosecuzione naturale delle ricerche già avviate negli Stati Uniti. La mostra presenta diversi nuclei di opere su tela e su acetato realizzate tra il 1964 e il 1968.A Roma Hafif si lascia alle spalle un vocabolario pittorico legato alle simbologie personali dell’espressionismo astratto, in favore di motivi geometrici, forme positive e negative reversibili, spesso organizzate secondo un asse compositivo orizzontale. Le pennellate, che si estendono fino ai bordi della tela, enfatizzando la qualità materiale dell’oggetto pittorico, scompaiono progressivamente, sostituite da campiture uniformi di colore applicate con una precisione quasi industriale. A partire dal 1966 la composizione subisce un’ulteriore semplificazione, culminando nelle hill shapes, forme collinari organiche tra le più rappresentative del periodo romano dell’artista. Le diverse opere esposte, accomunate da una certa attitudine al gioco, sono caratterizzate da uno stile che Hafif ha definito in seguito come “pop-minimale”. A completare il percorso espositivo quattro serie di fotografie in bianco e nero–tra cui Roman Shopkeeper (1968), Italian Party (1968) e Roman Windows (1969) qui esposte per la prima volta – offrono uno sguardo inedito sulla ricerca fotografica di Hafif, iniziata a Roma grazie all’aiuto dell’amico Tony Vaccaro.
Marcia Hafif
Roma 1961–1969
Opening: 30 maggio, dalle ore 18 alle ore 21
Dal 30 maggio al 25 agosto 2024
MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma | Via Nizza, 138 – Roma