Foyer Davide Bramante

Data

Lug 17 2020 - Set 07 2020
Evento passato

Ora

18:00 - 21:00

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Mostra

Foyer Davide Bramante & Friends

La crème de la crème dell’arte contemporanea siciliana si è data appuntamento a teatro. Stefano Cumia, Francesco De Grandi, Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Francesco Lauretta, Loreadana Longo, Ignazio Mortellaro, Filippo La Vaccara, William Marc Zanghi. Sono i nove artisti che hanno accolto l’invito di Davide Bramante e Aldo Premoli, rispettivamente front man e curatore di questa mostra.

Nove artisti accolti in uno spazio magnifico come il Teatro Tina di Lorenzo edificato a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Il Teatro non aveva mai accolto mostre in precedenza, lo ha fatto eccezionalmente questa estate 2020 a fronte di una programmazione interrotta a causa del maledetto virus.Si tratta dunque di un’occasione straordinaria anche per questa straordinaria pattuglia di artisti – solo in parte residenti sull’isola – ma tutti sicilianissimi. Il curatore della mostra ha inoltre sollecitato un intervento sonoro dell’ ingegnere del suono MICHELE SPADARO, il più giovane tra loro. La sinestesia è uno degli aspetti prediletti nel dialogo tra le arti e con un teatro nato originariamente per ospitare musica lirica si sposa alla perfezione.Tuttavia gli altri artisti qui sono esclusivamente artisti visivi, tutti colleghi e amici di Bramante che non è nuovo a iniziative del genere: senza tema di smentita sono poi i migliori di questa generazione di NUOVI SICILIANI. “ Da sempre mi sono circondato – in maniera istintiva, senza alcuna pianificazione o strategia da artisti – che hanno i miei stessi sogni, gli stessi desideri e alla fine anche la stessa provenienza. Artisti che hanno assaporato gli stessi profumi della nostra terra. È stato poi facile e in fondo bello incontrare di nuovo fuori dall’isola chi come me – un passo al giorno, tutti i giorni, è andato avanti. Li ho incontrati nelle gallerie e nelle fiere d’arte e nei dibattiti di ogni parte del mondo…siamo partiti in mille, ma ora siamo rimasti in molti meno…” Quello che descrive qui Bramante è il profilo di una generazione. Alcuni di loro sono “usciti” dall’isola: è il caso di Lauretta (Venezia, poi Torino e quindi Firenze), Cumia e La Vaccara (Milano); Loredana Longo che si divide tra Milano e Catania, Bramante stesso che da Torino è ritornato a Siracusa; De Grandi viaggia moltissimo ma sta a Palermo esattamente come Zanghi e Mortellaro: Iudice e Giuffrida hanno scelto rispettivamente di gravitare a Gela e Ragusa… persino Spadaro, il giovane sound designer si è mosso su Londra per ritornare appena è stato possibile ad Aci Castello.

Che cosa espongono in questa mostra? Bramante un artista che pure ha scelto il medium fotografico come mezzo espressivo sintetizza così le opere raccolte:“C’è ancora tanta pittura in Sicilia, un media a cui più volte da più parti è stato fatto il funerale, ma che al contrario è vivo e vegeto. Dopo Lucio Fontana – che aveva programmaticamente “bucato il pallone” – sulla morte della pittura sono state scritte pagine infinite… e invece no, intorno a quel pallone magari più grande, magari più piccolo, ovale o bislungo si sono sviluppati una serie infinita di giochi” Il che non significa che lui, Mortellaro o Loredana Longo debbano essere considerati qui fuori contesto. Al contrario. Utilizzano media diversi dalla pittura ma non le si oppongono come era accaduto negli Anni Sessanta con l’Arte povera o nei Settanta con le sue forti componenti ideologiche; nemmeno si ritraggono di fronte al suo ritorno pervaso da forti componenti decorative tipico degli Ottanta; così come nessuno di loro, pittore o altro pare interessato alla ostentazione, al cinismo, allo sberleffo Anni Novanta. In nessuno degli artisti qui esposti senti finzione e alla fine conservatorismo e restaurazione. A questa generazione importa poco di conformarsi a questo o quel cliché imposto dalla moda del momento. L’arte contemporanea – quando è davvero arte e non strizza l’occhio al commercio più bieco – al contrario oltrepassa le mode. Non è un antidoto ai guai del mondo, non è un farmaco e quasi sempre non produce alcuna consolazione.A questa generazione di artisti interessa principalmente il fare, molto meno commentare o celebrarsi. Un percorso comune però c’è e ha alla base il desiderio di riuscire a vivere (sì esattamente a “campare” ) con la propria arte. Cosa non sempre scontata, anzi sempre difficile se vuoi rimanere coerente con il tuo lavoro, se sei poco incline ai compromessi e alle ruffianate di cui è pieno il cosiddetto “mondo dell’arte”.

Ecco questi NUOVI SICILIANI sono certamente (anche) accomunati da questo. “Fortunatamente gli artisti non hanno bisogno di grade disponibilità di cose materiali per essere felici. Hanno invece sempre bisogno però di svegliarsi e ogni giorno mettersi a progettare. Davanti a una tela, a un mucchietto di creta, a un foglio o a qualsiasi altro materiale abbiano a disposizione” sottolinea Bramante. In questo sono speciali e anche un po’ folli. Immaginate cosa significa andare a alla ricerca ogni giorno di un nuovo progetto per riuscire a respirare? Nella storia dell’arte e della cultura in generale esistono le cosiddette “generazioni di mezzo”. Sono quelle che fanno più fatica, a volte vengono schiacciate da eventi traumatici (crisi economiche, conflitti politici, pandemie, mutamenti di orizzonti geografici) e tuttavia riescono a realizzare lavori sorprendenti, e hanno il coraggio di mettere in discussione la loro ricerca precedente… Permettetemi una citazione conclusiva. James Baldwin in La prossima volta il fuoco scrive “Spetta agli uomini liberi apprendere la natura del mutamento, ed essere capaci e disposti a cambiare. Non parlo del mutamento che avviene in superficie, bensì di quello che avviene nel profondo. Mutamento nel senso di rinnovamento, dunque, che però diventa impossibile se si credono costanti cose che non lo sono: la sicurezza, per esempio, o il denaro o il potere. Crederlo equivale ad aggrapparsi a chimere, dalle quali si può solo essere ingannati, così che ogni speranza – e ogni possibilità – di libertà scompare”. Se non lo fanno gli artisti, quelli veri, allora non lo può fare proprio nessuno.

Aldo Premoli

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